martedì 2 ottobre 2007

Compromessi

Le persone a volte sanno metterci a dura prova, soprattutto quelle che amiamo di più. Ci mettono in crisi, e ci fanno dubitare di noi stessi, non volontariamente, ma noi stessi siamo inconsciamente portati a pensare che tutto quello che facciamo non sia mai abbastanza rispetto a quello che potremmo fare. Perchè questo? E' forse insito in noi un sistema di autopunizione, il seme del dubbio che ci fa vedere "indegni" di quello che ci viene offerto? Che sarebbe cosa? Nemmeno la metà di quello che offriamo noi, ma non ce ne rendiamo conto, ci basta vedere quella misera punta d'affetto che ci viene data, o se vogliamo, donata, come la cosa più preziosa di questo mondo. Forse meritiamo di più, ma non riusciamo ad ammetterlo, vediamo i nostri errori dove non esistono, e vediamo amore immenso dove c'è solo un misero barlume di affetto, forzato. O forse non esistono questi due estremi, ma esistiamo noi ed il nostro senso di colpa per tutto quello che "non" facciamo, e pensiamo che avremmo dovuto fare; ma avrebbe veramente cambiato le cose? O tutto resterebbe comunque così anche se cercassimo di andare contro gli eventi?

T.M.

sabato 29 settembre 2007

Desiderio

A volte penso che abbiamo più paura di noi stessi di quanta possiamo averne degli altri; abbiamo paura delle cose che desideriamo, delle sensazioni che vorremmo provare, e ci nascondiamo, credendo che sia tutto sbagliato, che ciò non faccia parte di noi.
Per gran parte della mia vita sono stato molto chiuso in me stesso, ed ho imparato a capirmi bene, a riconoscere quello che provo e a comprenderlo, resta però la sensazione contrastante che nonostante io sappia ciò che voglio, ancora questo mi spaventa, e sembra che io stesso sia il primo ostacolo che non riesco a superare per ottenerlo.
Non so se questo significa accontentarsi, se è codardia, oppure solo "buonsenso", anche se credo che questa parola sia troppo ambigua per essere usata. So solo che nonostante tutti i miei sforzi tutto quello che mi passa davanti, tutto quello che bramo con tanta forza, non riesco ad averlo, o non voglio averlo, e mi domando se questo genererà una lacuna insanabile nella mia vita, una ferita che non si rimarginerà e continuerà a dolere negli anni. Oppure se un giorno troverò la forza di alzarmi e guardare sopra gli altri, per vedere davanti a me, e raggiungere quella luce dalla quale cerco di coprirmi gli occhi da troppo tempo.

T.M.

Women in art



venerdì 28 settembre 2007

Brezza marina


T.M.

Madonna - Hung Up




Apocalyptica - Un neo metal ad Archi

La loro è una di quelle commistioni che sembrano impossibili. E invece. Viole, violoncelli, contrabbassi per la musica metal? Follie? Assolutamente no. Basta spostarsi a Nord, verso Helsinki. Si chiamano Apocalyptica e da oltre quindici anni sono un must del settore neo metal.
Il loro esordio risale agli anni ‘90 come cover band. Fa un certo effetto sentire suonare da tre violoncelli i brani dei Metallica e dei Sepultura.
Gli Apocalyptica hanno pubblicato il nuovo album, prodotto da Jacob Hellner (Rammstein), in settembre.
Parteciperanno al disco diversi artisti, tra cui:
  • Corey Taylor (Stone Sour, Slipknot)
  • Dave Lombardo (Slayer)
  • Joseph Duplantier (Gojira)
  • Cristina Scabbia (Lacuna Coil)
e molti altri che verranno annunciati nelle prossime settimane. In più gli Apocalyptica hanno recentemente finito di girare a Los Angeles un videoclip con il regista Tony Petrossian (Avenged Savenfold, Rise Against, Slipknot) per la nuova song “I’m Not Jesus“. Nel video e nel pezzo compare come special guest il frontman di Stone Sour/Slipknot Corey Taylor. “I’m Not Jesus” verrà incluso nel prossimo album degli Apocalyptica, in uscita dopo l’estate.

Nightwish - Nuovo album

In Italia sono ancora praticamente sconosciuti eppure trovano consensi in tutta Europa. I Nightwish, gruppo symphonic power metal finlandese, sono ormai da diverse settimaneal comando della classifica spagnola dei singoli dopo essere stati primi in quella del loro paese (”Amaranth” il brano in quesetione). “Dark Passion play”, l’album anticipato da questo singolo uscirà il 28 settembre prossimo e sarà il preludio ad un tour europeo che li porterà anche in Italia: sicura una data a Milano ai primi di marzo ma dovrebbero essere in programma altre date italiane non ancora ufficializzate. Sarà anchee la prima uscita in concerto per la nuova vocalist, la svedese Annette Olzen, che ha preso il posto della voce storica, che li ha fatti conoscere in Europa, Tarja Turunen, studentessa di canto d’opera in Germania e in precedenza all’Accademia Sibelius finlandese. I Nightwish legano molto la loro immagine al sociale: il singolo Eva (maggio 2007) è stato venduto online ed il ricavato è stato devoluto a Die Arche, una associazione che si occupa di aiutare i bambini in difficoltà, offrendo loro pasti caldi, auitandoli nell’inserimento scolastico e combattendo gli abusi sui minori. Anche in questo caso, non sono un amante del genere, ma i Nightwish si fanno ascoltare, per il loro modo particolarissimo di cantare e il loro sound altrettanto originale: sarà un caso, ma è da un pò di tempo che dalla Finlandia vengono alcuni dei prodotti migliori del panorama musicale europeo: si potrebbero citare gli Apocaliptyca che si allineano sullo stesso filone. Più heavy metal, ma ultimamente molto commercializzati dopo la vittoria all’Eurofestival 2006, si segnalano anche i Lordy.

Apocalyptica - Path




La vie en rose è il miglior atteggiamento possibile

Si dice che aspettandosi il peggio si evitino le grosse delusioni e si ottengano le soddisfazioni maggiori. Ma non è così. Sono le persone che si aspettano il meglio dalla vita che riescono ad ottenerlo o almeno a non sentirsi eccessivamente delusi e colpevoli quando qualcosa va storto. Questi modi di vedere la vita sono stati oggetto di uno studio condotto da Margareth Marshall della Seattle Pacific University e Jonathan Brown della University of Washington di Seattle e pubblicato dalla rivista Cogniton & Emotion.
Per invalidare la tesi secondo la quale aspettarsi il peggio sarebbe meglio, i ricercatori hanno sottoposto 80 studenti universitari ad una serie di test. In primo luogo hanno sottoposto loro un questionario per verificare il loro stato d'animo nei confronti della vita, se erano persone entusiaste e positive oppure cupe e pessimiste. Dopodiché gli studenti hanno eseguito una serie di puzzle di media difficoltà al computer. Basandosi sul questionario e sui risultati ottenuti dal primo set di puzzle si è stabilito come si aspettavano di riuscire con un secondo set di puzzle. A questo punto i ricercatori hanno sottoposto ad una metà degli studenti una serie di puzzle più semplici rispetto al primo test e all'altra metà dei puzzle più complicati. Questo ha permesso loro di assicurarsi che alcuni studenti sarebbero andati oltre le loro previsioni e altri al di sotto. Dopo l'esercizio è stato chiesto ai partecipanti di compilare un nuovo questionario, riguardante il loro stato d'animo alla fine delle prove.
Secondo i risultati, gli studenti che si aspettavano di andare male effettivamente si sentivano peggio dopo aver fallito il test rispetto agli altri che, pur aspettandosi di andar bene, avevano sbagliato anche loro. Secondo i ricercatori, un'aspettativa negativa può esacerbare la sensazione di frustrazione che segue un mancato successo, e l'aspettativa è spesso determinata dall'atteggiamento con cui si affronta la vita. Secondo Brown è difficile per una persona che ha un carattere cupo riuscire a cambiare temperamento. Ma tentar non nuoce e forse cercare di ottenere il meglio dalla vita potrebbe essere la chiave per affrontare ogni sfida con un atteggiamento vincente? ricordandosi che in caso di sconfitta ci sono sempre cose come la cioccolata, che rendono tutto più bello.

Forse

Forse non siamo degni delle emozioni che proviamo, o forse non lo sono le persone per cui le proviamo.

Forse cerchiamo solo una luce che ci illumini da lontano, qualcosa che ci metta in vista, un faro, che guidi a noi.

O potremmo essere solo privi di speranza, perchè la poca che avevamo l'abbiamo persa indegnamente rincorrendo false realtà; allora potremmo ancora sopravvivere, perchè senza speranza rimaniamo solo noi, e se il nostro cuore lo conosciamo è anche l'unico dal quale non possiamo essere tradiri. Forse.

T.M.

giovedì 27 settembre 2007

L'istinto di farsi i fatti degli altri

Le soap opera piacciono a molti, come testimoniano gli ascolti in Italia e nel resto del mondo. Tutto merito di una sapiente sceneggiatura e una regia perfetta? Non soltanto. Sembra infatti che alla base della passione per innamoramenti, tradimenti e intrighi sentimentali altrui ci sia un primordiale istinto di sopravvivenza, come ha dimostrato una ricerca britannica che ha analizzato il fenomeno - tanto superficiale quanto antico - del pettegolezzo.
Dettagli? piccanti. Gli psicologi dell'Università di St Andrews (Scozia) e di Liverpool hanno consegnato a dieci volontari quattro testi da leggere e da riscrivere - dopo qualche minuto - in base ai loro ricordi. I testi così prodotti sono stati poi dati a un altro gruppo di "cavie del pettegolezzo" che li hanno a loro volta riscritti.
Il processo, ripetuto quattro volte, ha portato a una serie di brevi racconti che presentavano inevitabilmente molte lacune rispetto ai testi originali. Un certo tipo di infor
mazioni, però, non mancava mai: vicende di tradimenti, storie di infedeltà e intrighi di varia natura erano tra i dettagli mai tralasciati, ma anzi amplificati dal ricordo dei soggetti.
Spettegolo, ergo sum. «Gli esseri umani sono animali sociali e le vicende personali degli altri sono un aspetto saliente del contesto in cui viviamo» afferma Alex Mesoudi, uno dei r
icercatori coinvolti nella ricerca.
I legami che le persone costruiscono tra loro sono da sempre fondamentali per il nostro vivere comunitario ed essenziali alla nostra sopravvivenza "sociale".
L'intelligenza dei primati sarebbe quindi prima di tutto una risposta alle necessità del vivere in comunità: niente a che vedere con la capacità di usare arnesi o di trovare di che nutrirsi. Ma l'intelligenza sociale non è servita soltanto ai nostri avi: mai come oggi infatti sembra avere successo, nel lavoro e nelle relazioni interpersonali, proprio chi riesce a costruire attorno a sé una buona rete di conoscenze. Insomma, questa la tesi dei ricercatori inglesi, chi si fa anche i fatti altrui.

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