lunedì 30 novembre 2009

Il piccione ed il colibrì

Aggraziato, sfuggente, nel suo delicato danzare; impacciato e un po’ impertinente zampettava un altro per la sua via. Bastò un attimo, un fugace sguardo, e l’intrepido ballerino arrestò la sua corsa, mentre il fremito delle ali proseguiva, i suoi occhi sembravano ora scolpiti nella pietra. Era musica intorno a loro, ed il vuoto più totale nella mente. Cosa mai attirò l’attenzione di quel delicato uccello verso quello strano esemplare?
Niente domande, niente risposte, nulla si affacciava più alla sua mente, se non il fascino per insignificanti particolari, come i suoi dolci occhi, così tristi, ed allo stesso tempo così pieni di vita. Come poteva un essere così pacato, così distante da lui, così saldo a quella terra ignuda, trasmettere tanta energia? Eppure inondava l’aria di gioia; ad un tratto il proprio gioioso danzare non gli sembrò più tanto speciale, e d’improvviso chetò le sue ali, per procedere debolmente al fianco di quel poderoso animale.
Il piccione osservava, dubbioso, i timidi gesti di quell’essere, strano, accanto a lui; non riconosceva nei suoi gesti la sicurezza ch’egli aveva espresso danzando. Dov’era tutta la sua grazia? Dove tutta la sua bellezza e la sua energia? Fu così ch’egli prese a turbinare nell’aria, ed il povero colibrì ad osservarlo, timido, da quel triste posto chiamato terra che gli sembrava ora più familiare.
Stanco ed arruffato il tronfio piccione tornò in seguito la sua bella manifestazione. Il debole ballerino osservava però ora i suoi occhi, e li trovò privi di espressione, non riconobbe quella fiamma che gli agitò il cuore, e la terra intorno a lui cominciò a tremare. Librandosi nell’aria osservò per l’ultima volta il piccione, quell’affascinante essere che con il suo sguardo l’aveva portato a percorre un cammino a lui ignoto, ma che con un fugace battito d’ali l’aveva riportato alla realtà.
I loro cuori sarebbero per sempre rimasti uniti ma avrebbero dovuto danzare lontani, così che il debole ballerino potesse ancora sentire l’aria sotto le proprie ali, e l’affascinante uccello dalle piume argentate proseguisse alla scoperta della sua terra incantata dalla quale svelare tesori che non avrebbero però mai superato lo sfavillante bagliore che conservava nel suo cuore.

T.M.

domenica 29 novembre 2009

Involtini della Pia


Ingredienti per 6 persone:
-sei fette di manzo da 100 g l'una
-50 g di lardo, prezzemolo, uno spicchio d'aglio, pepe
-100 g di provolone
-50 g di uva passa, 50 g di pinoli
-100 g di prosciutto
Per il ragù:
-200 g macinata di manzo
-200 g macinata di maiale
-150 g di cipolla
-un cucchiaio di olio
-mezzo bicchiere di vino rosso secco
-100 g di concentrato di pomodoro, sale
Private le fettine degli eventuali nervetti e del grasso e battetele ccon un batticarne per farle intenerire (per evitare che le fettine si sfibrino collocatele tra due fogli di pellicola trasparente da cucina per batterle).
Tritate il lardo assieme al prezzemolo, all'aglio e ad un po' di pepe. Tagliate il provolone a listarelle e lavate ed asciugate l'uvetta ed i pinoli.
Disponete su ogni fetta di carne una fettina di prosciutto e, al centro, il trito di lardo, il provolone, l'uvetta e i pinoli (i pinoli è meglio se vengono precedentemente tostati in padella, fino a quando assumono un colore leggermente ambrato, così da essere più saporiti).
Arrotolate la carne attorno al ripieno e legatela con uno spago sottile, chiudendo bene le estremità (è possibile fissare la fettina anche con degli stuzzicadenti alle estremità ed al centro).
Tritate ora la cipolla e rosolatela nell'olio; quando sarà colorita aggiungete la carne macinata che bagnerete con il vino, lasciandolo completamente evaporare. Unite un cucchiaio di concentrato di pomodoro, sale e lasciate insaporire mescolando spesso. Continuate ad aggiungere concentrato di pomodoro allungato con acqua finchè non avrete esaurito completamente quello a disposizione.
Dopo circa 1 ora e 30 minuti, gli involtini saranno cotti; toglieteli dal tegame e continuate la cottura del ragù ancora per 2 ore.
Negli ultimi 10 minuti, unite di nuovo la carne al sugo, lasciatela riscaldare e servitela subito in tavola.
Bon Appetit!

giovedì 26 novembre 2009

Scaloppine al melograno con pepe rosa


La preparazione è quella delle normali scaloppine. E' possibile usare il tipo di carne che si preferisce, ma ho notato che i risultati migliori vengono con la carne di pollo, così da renderla anche più saporita che non con le normali cotture.
Infariniamo le nostre fettine di petto... di polloe dopo aver preparato sul fuoco una padella con olio d'oliva (la quantità è a discrezione, ma sono comunque sufficienti pochi cucchiai, per evitare di immergere la carne nell'olio) si adagiano le fettine di pollo nella padella, a fuoco medio.
Si aggiungono poi alcuni grani di pepe rosa, a piacere, rigirando le fette di carne e salandole. Quando siamo a cottura quasi ultimata abbassiamo la fiamma e aggiungiamo il succo di un melograno (ottenuto spremendo i tutti i semi che abbiamo estratto da questo) cospargendolo delicatamente su tutte le fettine, e successivamente muevendo ciascuna con una forchettà all'interno del sugo creatosì così da permettere un addensamento del succo di melograno con la farina delle fettine di carne.
Quando si è creato un sugo sufficientemente denso possiamo spegnere i fornelli e servire nei piatti cospargendo ogni fettina con la crema di melograno ed il pepe rosa (volendo è possibile conservare alcuni semi di melograno integri da affiancare alle fettine di carne così da decorare il piatto).

T.M.
 

mercoledì 25 novembre 2009

Taralli pugliesi (alla veneta)


INGREDIENTI:
1 kg di farina
350 ml di vino bianco secco
200 ml di olio extravergine d'oliva
30 g di sale
q.b. Spezie: paprika, peperoncino, rosmarino, semi di finocchio...
(Le dosi di olio e vino sono indicative, dipende tanto dall'umidità e dalla temperatura della stanza... Pare che la cucina non sia una scienza esatta!)
Preparate la fontana con la farina e il sale, aggiungete il vino finché inizia ad amalgamarsi, poi passate all'olio. Quando si riesce a formare una palla, provate a fare dei rotolini di circa 1 cm di diametro: la pasta deve restare compatta, se si sbriciola aggiungete dell'altro vino. Una volta raggiunta la consistenza giusta, è il momento di aggiungere le spezie: mettetene quanto vi pare, assaggiate pure la pasta per trovare il punto giusto, e amalgamate bene.
A questo punto lasciate riposare per 20-30 minuti.
Adesso inizia il divertimento: preparate dei cilindretti di 1 cm di diametro e dategli la caratteristica forma ad anello, cercate di farli tutti della stessa grandezza, altrimenti in forno alcuni si bruciano e altri restano crudi. Mentre preparate i taralli, mettete una pentola d'acqua a bollire con una presa di sale (come l'acqua per la pasta), quando raggiunge il bollore, tuffate una decina di taralli, ripescateli quando tornano a galla (questione di due minuti, come gli gnocchi), e metteteli ad asciugare su un panno pulito, poi stendeteli sulla teglia. Consiglio di cambiare l'acqua ogni tanto, perché dopo un po' i taralli iniziano a essere ricoperti di una patina biancastra che una volta cotta sarà un po' duretta da mordere.
Quando avrete un teglia pronta, infornatela a 180° (preriscaldato) per 25-30 minuti a seconda delle dimensioni dei taralli, ma teneteli d'occhio perché dipende tanto dal forno il tempo di cottura.
Una volta sfornati portate pazienza e lasciateli raffreddare, lo so che hanno un profumino delizioso!
Happy snack!

martedì 24 novembre 2009

Lingue di gatto - Ai fiori d'arancio e al rum


INGREDIENTI:
50 gr di burro
2 albumi d'uovo
100 gr di zucchero semolato
50 gr di farina setacciata
50 gr di mandorle sbucciate e tritate (facolatativo)
Aromi (arancio-fiori d'arancio-rum-mandorle-limone)
Accendere il forno e preriscaldarlo a 190°.
Sciogliere il burro a bagnomaria, assicurandosi che non si surriscaldi troppo.
Montare i bianchi d'uovo in una ciotola. Aggiungere lo zucchero, la farina, l'aroma desiderato, le mandorle e il burro. Mescolare il tutto e versarlo con un cucchiaio in una siringa con una normale bocchetta abbastanza stretta, di un paio di mm di diametro.
Spremere la miscela su una lastra da forno a strisce di 7,5 cm. Disporle ben distanziate affinchè abbiano spazio sufficente dato che in cottura le striscette create tendono ad allargarsi e appiattirsi.
Mettere la lastra in forno e cuocere per circa 7 min, o comunque fino a quando si comincia a vedere ben dorato il bordo del biscotto, come nella foto.


T.M.
 

venerdì 20 novembre 2009

Piccoli vuoti di senso

Arriva un momento della giornata in cui ti senti in perfetto equilibrio con tutto. Questo momento non è anticipato da qualcosa, nulla ti avverte del suo arrivo, e certe volte hai persino paura che non arrivi mai; ma arriva sempre, e ad un certo punto ti senti improvvisamente in pace, si allontana il senso di tristezza, di paura, di sconforto, osservi ciò che ti sta accanto, un semplice oggetto, una fotografia, e la vedi con occhi diversi, e in quel preciso istante sai dove sei, mentre fino ad un secondo prima ti sentivi galleggiare nel vuoto, come avvolto in una pesante coperta, e resistevi a stento alla fatica che dovevi compiere per rimanere in piedi.
Questo istante può passare velocemente, o persistere, facendoti vedere in modo diverso ciò che ti circonda, facendoti chiedere cosa c'era che non andava fino ad un minuto prima, cosa mi mancava, cosa desideravo che ora mi sembra così irrilevante?
Poi il nostro sguardo si distrae, una luce fioca lo attira e volgiamo la testa da un'altra parte, e torna tutto come prima, svanisce quella debole sensazione di stabilità, crollano tutte le certezze, ma quali certezze? Non abbiamo avuto nemmeno il tempo di interrogare noi stessi, cosa ci ha reso felici? Cosa ci renderebbe ancora felici? Cos'abbiamo visto nel vuoto del nostro sguardo, nei colori di una copertina sgargiante, nel bianco puro della parete davanti a noi? Niente. E' quel niente che ci accompagna ogni giorno e dietro il quale si nasconde tutto, ma non abbiamo la chiave per raggiungerlo, o dobbiamo ancora ottenerla, oppure distratti l'abbiamo gettata alle spalle in un momento in cui la gioia aveva preso il sopravvento, e quel meraviglioso momento è durato un po' di più, facendoci credere fosse per sempre; ma quel momento può tornare ancora, può durare ancora, se solo i nostri occhi provassero a guardare nella direzione giusta, se smettessero di girare freneticamente attorno a noi, e si posassero semplicemente sulle nostre mani, a osservare ciò che con esse possiamo fare, vedere tutto ciò che possiamo afferrare, e constatare che basta poco per non mollare la presa e fare dei nostri sogni il destino che fin'ora abbiamo saggiato per pochi secondi al giorno, con la paura, purtroppo, che non appartenesse a noi.

T.M.

giovedì 19 novembre 2009

Vero come la Finzione

E' proprio vero, quando scarti un film a priori, e pensi che non hai nessun interesse a guardarlo, quello è il film che ti darà veramente qualcosa. A me capita spesso, specialmente ultimamente, e questo film ne è la conferma.
Semplice, delicato, commovente, è un film raccoglie lo spirito semplice delle cose, per farci aprire gli occhi sul tempo perduto, per farci capire che nulla è determinato, seppure tutto abbia un senso ed uno scopo. Ogni secondo della nostra vita fa parte di un meccanismo che non può incepparsi, a meno che non siamo noi a volerlo; tutto scorre verso qualcosa a noi ignoto, ma non dobbiamo sforzarci di carpire il segreto di questo buio, perchè l'unico segreto è ascoltare noi stessi.
Voto con un bel 8.5
Guardatelo!
T.M.

lunedì 16 novembre 2009

P.s. I Love You

P.S. ....vi consiglio di non guardarlo!
E non è un post scriptum, ma proprio un avvertimento da prima riga.
Ho guardato questo film con la speranza che almeno una volta il cinema fosse riuscito a creare qualcosa di meglio di un libro. Avete capito bene, di solito si dice che le versioni cinematografiche peggiorano le storie dei libri, beh, questa storia era difficile da peggiorare, poteva solo migliorare, infatti il libro è un marasma di banalità e di pessima scrittura. Il problema è che il film è stato in grado di creare un melange di ulteriori pessimi elementi, e dove le uniche cose che si salvano sono i momenti di silenzio in cui i due protagonisti si abbracciano, e almeno non parlando riescono a trasmetterci qualcosa. Per il resto il film è un fiasco pazzesco; la storia si salverebbe, ma purtroppo la regia di questo film è stata in grado di essere perfettamente fedele al film, non nella storia quando nel tipo di scansione delle situazioni. Si passa infatti da una situazione all'altra senza capirne il motivo, senza che i personaggi vengano approfonditi, senza che nemmeno si sappia per quale motivo la protagonista pianga, oppure rida, e ci viene da pensare che fondamentalmente nel copione non le venga suggerito cosa deve trasmettere, anche se si può ammettere che ogni regola dei sentimenti è capovolta in questa pellicola. Si piange quandos i dovrebbe ridere e si ride quando sarebbe solo da piangere. Per non sbagliarci sarebbe meglio mettere via il film, e passare a qualcosa di più concreto.
Voto....meglio che non dia un voto...suggeritemelo voi.
T.M.

domenica 8 novembre 2009

Julie & Julia

Un film sulla cucina... più che altro un film sull'autostima. Il ritmo delle ricette scandisce la presa di coscienza delle protagoniste, le quali hanno già una vita praticamente perfetta, ma sembrano non rendersene conto, e trovano nella cucina il mezzo per rivalutare loro stesse e in qualche modo rendersi indipendenti dalla loro vita, emergere, ed avere un "salvagente" su cui contare, la loro-cucina. Quello che non capisco è come Julie avesse bisogno di un sostegno da Julia Child, quando aveva un marito praticamente perfetto, o forse l'hanno reso "troppo" perfetto per essere credibile come "punto d'appoggio mancato". Ad ogni modo la storia di Julia Child appare molto più vera, e molto più profonda, l'affermazione di una donna già molto sicura di sè, che riesce però a fare della sua vita qualcosa di ancora più speciale solo con le sue mani, senza mai scoraggiarsi, e comunque con un marito fantastico al proprio fianco.
Lo valuterei con un 7, perchè credo che in tutto il film quello che veramente regge è la bravura indiscussa di Meeryl Streep, che mescola gioia e nostalgia come solo lei sa fare, regalandoci sempre qualche sorriso.

T.M.

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