martedì 17 novembre 2015

Gli ultimi saranno ultimi - Massimiliano Bruno

Mi stupisce la freddezza con cui il pubblico ha accolto questo film. Mi stupisce principalmente perchè al di là della storia, tremendamente attuale, la bravura degli attori sa mantenere il film ad un livello estremamente alto, dove la passione scaturisce non tanto dalle situazioni che vengono a crearsi quanto dal trasporto con cui le vicende vengono vissute dai personaggi. I sentimenti, i movimenti, gli sguardi, perfino i silenzi di questi personaggi muovono qualcosa che difficilmente riesce a lasciare indifferenti, per questo mi domando come mai il pubblico in generale abbia valutato così scarsamente questo lungometraggio e ancor di più mi sorprende come mai le sale in cui è stato proiettato siano state così vuote. Ne avrà risentito per una scarsa pubblicità forse, o per l'eccessiva pubblicità dei suoi concorrenti (forse il pubblico si sarà preservato per Star Wars, e posso capirlo in questo periodo di crisi in cui il prezzo dei biglietti per andare al cinema anzichè agevolare il pubblico sembra allontanarlo volontariamente, 8€ per un biglietto! Fortunatamente io ho avuto la possibilità di godermi questo film ad un prezzo agevolato e quindi sono stato più che felice di averne approfittato). 
Tornando al film, ha parecchi punti a suo favore, che vanno anche oltre alla bravura dei suoi interpreti, infatti non è da trascurare i temi che sono stati inseriti al suo interno, che seppur non approfonditi vanno a fare da contorno ad una vicenda centrale dove la tensione è solo latente, ma dove ogni "briciola" alimenta la valanga che si preannuncia fin dall'inizio. 
Non me la sento di svelare qui i temi che vengono toccati perchè comprometterei la visione del film per chi non l'avesse ancora visto, ma dirò solamente che la delicatezza con cui vengono analizzate alcune situazioni, ed il modo pacato con cui lo fanno i personaggi, senza buonismo ma anche senza superficialità, aiuta il pubblico ad accoglierle nel proprio quotidiano, come se potessero far parte anche del nostro presente, ed in modo assolutamente indiscriminato. Perchè i "drammi" che ognuno di noi affronta sono solo nostri, e nessuno può sapere veramente cosa proviamo, eppure ci sono situazioni in cui tutti sembrano esserne partecipi, soprattutto in un piccolo paesino, sembra che tutti debbano sapere tutto, ma a volte la verità è che semplicemente certe cose a noi stanno bene così come sono, anzi, siamo capaci addirittura di amarle, e anche quando queste situazioni non ci stanno bene le affrontiamo a nostro modo. C'è un momento però in cui qualcosa scatta, e forse sentiamo che anche noi dovremmo reagire, sentiamo che forse subire il giudizio degli altri, o ancor preggio la loro compassione ci mostrano che la reazione potrebbe essere l'unico modo ci salvarci, di farci sentire ancora vivi. 
Questo film dimostra che ognuno di noi sa benissimo la posizione che occupa, e a volte la accettiamo, arrivando addirittura ad amarla. Questa nostra posizione però, così duramente accettata non può essere ulteriormente minata, perchè quando non si chiede di più, è difficile accettare di ottenere di meno, ed è lì che scatta la reazione, una reazione di conservazione, in cui il nostro io cerca di mantenere per lo meno la sua condizione per sopravvivere. 
Voto con un 8,5 perchè l'intensità che ho visto in queste interpretazioni, e la profondità con cui certe emozioni sono state trasmesse al pubblico, raramente l'ho trovata in film che avevano le pretese di essere dei capolavori. 

T.M.

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