venerdì 19 settembre 2014

Il matrimonio alchimistico di Alistair Crompton - Robert Sheckley

Mi sono accostato a questo romanzo dopo averlo lungamente osservato sul ripiano della mia libreria per lungo tempo, affascinato dalla copertina inquietante e dal titolo un po' criptico e sinistro. Nel momento in cui mi sono deciso ad affrontarne la lettura però l'ho divorato; non che ci sia da stupirsene in quanto è un libro relativamente breve, scorrevole e se vogliamo anche abbastanza semplice, per lo meno all'apparenza. Più si procede con la lettura infatti e più ci si rende conto che è una sorta di Mondo delle Meraviglie, e noi siamo Alice, catapultati in situazioni assurde che risultano del tutto normali, personaggi impossibili che si comportano con estrema naturalezza in contesti decisamente contorti che neppure dopo un'attenta lettura riusciamo a sbrogliare e rendere anche minimamente più chiari. Forse perchè quello è l'obiettivo dell'autore. 
Questo romanzo in poche parole mi ha lasciato interdetto, confuso, persino nel finale, prevedibilissimo eppure allo stesso tempo inaspettato, perchè quando qualcosa è estremamente palese diventa l'ultima cosa che ci aspetteremmo, ma quando accade, quando ce lo troviamo davanti, capiamo che non poteva essere diversamente, bastava guardare un pochino più attentamente dentro noi stessi e ci saremmo accorti che era troppo ovvio, e che in altro modo non poteva andare. Anche perchè la vicenda di Alistair è la vicenda di tutti noi, la storia di ogni comune mortale insoddisfatto di ciò che ha, alla continua ricerca del pezzo mancante, di quel qualcosa che "sicuramente" può dargli la felicità. E non è l'altra metà, ma l'altra parte di noi stessi, quella che non sappiamo tirare fuori al momento giusto, quella che ci tirerebbe fuori da situazioni imbarazzanti, quella che ci farebbe fare bella figura quando invece sembriamo degli idioti. Ecco, quella parte di noi che ci rende frustrati perchè non compare mai al momento giusto, quel piccolo aspetto di una personalità che vorremmo cambiare per avere successo, con gli amici, con le donne, nel lavoro... ma esisterà davvero quella parte di noi? O è solo una scusa per non apprezzare ciò che siamo? Anche perchè si dice spesso: stavamo meglio quando stavamo peggio. E forse anche dentro noi stessi. Rifletteteci. 
Voto con un 8 perchè è un romanzo (breve) davvero acuto, che merita di essere letto, e di farci una piccola riflessione. 

T.M.

mercoledì 3 settembre 2014

The Tommyknockers - Le creature del buio - Stephen King

Davvero arduo recensire quest'opera. Innanzitutto perchè l'ho letta poco dopo un altro grande "mattone": "The Dome"; e stranamente i due romanzi hanno molto in comune, ma hanno anche tantissime differenze. Purtroppo ho letto questi due volumi in modo invertito, ossia ho letto prima il più recente e poi quello più vecchio, anche se c'è da dire che "The Dome" nasce da una bozza che viene prima dell'uscita di entrambi i romanzi, quindi in qualche modo ho seguito la successione di idee dell'autore, anche se poi i risultati non sono stati poi così esaltanti, nè per la sua produzione, nè per la mia lettura. 
Cercherò di non di dilungarmi troppo, anche perchè sarebbe difficile fare un discorso coerente su questo testo, in quanto di coerente c'è ben poco da individuare all'interno si questo; parto dal fatto che l'idea di fondo è sostanzialmente molto simile a quella utilizzata per "The Dome", solo che qui viene utilizzata in modo decisamente diverso, e per alcuni aspetti in modo peggiore: la storia tratta sempre l'argomento alieno, anche se su "The Dome" non è immediatamente chiaro, mentre per il romanzo in questione viene praticamente subito definito, infatti protagonista è un'astronave aliena interrata, per la quale viene subito messa in atto un'azione di dissotterramento da parte di uno degli abitanti, che poi coinvolgerà l'intera comunità. Ecco l'altro punto in comune con "The Dome", anche qui l'influenza aliena agisce su una comunità ben definita, solo che nel caso di "The Dome" avevamo un limite invalicabile che separava questa dal resto del mondo, mentre in "The Tommyknockers" la barriera si crea gradualmente, e non è qualcosa di palpabile, ma solo un'atmosfera che diventa via via sempre più velenosa per chi non appartiene al ristretto gruppo della cittadina interessata dall'influenza dell'astronave. 
E' difficile decidere quali sono i punti su cui soffermarsi, perchè per assurdo per "The Tommyknockers" sono molti gli aspetti trattati, anche se in maniera confusa, mentre per "The Dome" il contesto alieno è solo un pretesto per parlare del rapporto tra le persone che sono rimaste intrappolate, quindi una specie di analisi psicologica del genere umano. In "The Tommyknockers" l'aspetto umano è sempre forte, sarebbe ridicolo se non fosse così dato che  le opere di King puntano sempre molto ad approfondire gli aspetti dei sentimenti umani e delle loro contraddizioni, solo che qui si fanno talmente foschi e assurdi che a volte sfugge l'idea di fondo che lo scrittore vorrebbe introdurci; sembra quasi che si abbandoni a patetiche scenette "horror" condite da profonde riflessioni interiori che però non portano da nessuna parte. 
Ho arrancato per terminare questo romanzo, posso dirlo con tutta onestà. La fatica che ho messo per leggere questo testo non è stata ripagata dalla conclusione che ho raggiunto, anche se non me ne pento del tutto perchè mi ha permesso di vedere una serie di analogie tra due opere di King che sono decisamente diverse seppure di fondo molto uguali. Mi resta la domanda che credo sorgerà a tutti i lettori attenti come me: come mai King decide di "imitare" se stesso? Perchè sviluppare un tema che fondamentalmente è già stato sviluppato in un'altra opera? E soprattutto perchè farlo in due modi così diametralmente opposti tanto che l'efficacia di uno diventa un autentico buco nell'acqua per l'altro? Ok, "The Tommyknockers" è stato sviluppato prima, e "The Dome" è stato rimaneggiato dopo, forse ha potuto creare qualcosa che fosse una specie di risarcimento per quello che non era stata l'opera precedente. 
E' difficile farne una valutazione, soprattutto alla luce della palese componente schizofrenica del romanzo. Voluta? Non voluta? Non saprei dirlo. Forse leggere questo romanzo con la sensazione di essere completamente fumati, o bevuti, era l'intento dell'autore, un modo per immedesimarsi con la "trasformazione" in opera in tutti i protagonisti, questa mutazione verso qualcosa di "malato" che degenera senza portare fondamentalmente a niente di concreto. Io sono dell'idea che l'opera sia confusa e basta, meriterebbe una sana "ristrutturazione", per non parlare di "chiarificazione", e comunque non mi sento di inserirla tra le migliori opere del maestro, anzi. Ha saputo sviluppare idee migliori negli anni, ed in modo molto più interessante, seppure prolisso. 
Voto con un 5, perchè non me la sento di dare un voto più basso; però mi sarei attestato sul 4,5 scarso. 
Lascio a voi la scelta di leggerlo oppure di scansarlo, certo se si vuole conoscere il maestro...bisogna accostarsi anche ai suoi lati più "oscuri". 

T.M.

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