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Definiti i punti in comune fra Wickham e Kinsella, possiamo dire che questo romanzo, a differenza di quelli firmati come Kinsella, non vi farà esplodere in divertite risate durante la lettura. La protagonista non è una simpatica pasticciona come le varie Becky Bloomwood, Emma Corrigan e simili, ma una donna fredda e determinata, inizialmente persino antipatica. Non troverete in questo libro un fuoco di fila di situazioni imbarazzanti ed esilaranti, ma piuttosto una commedia molto “all’inglese” sullo stile di “Quattro matrimoni e un funerale”. Noterete che, mentre la Kinsella scrive in prima persona, avvicinando così il lettore ai suoi personaggi e favorendo empatia ed identificazione, quando si firma Wickham scrive in terza persona, dando l’impressione di dipingere piuttosto un quadretto. D’altronde, mentre nei personaggi della Kinsella ciascuno può rivedere i propri comportamenti e le proprie manie, questo non è certamente facile con questa Fleur Daseny. In effetti, chi di noi potrebbe identificarsi in una donna la cui occupazione è “imbucarsi” ai funerali per adescare vedovi apparentemente inconsolabili e prosciugare la loro carta di credito? Causa di tutto, la solita infanzia difficile ed il solito matrimonio andato male, dal quale è nata Zara, figlia insofferente e contraria al comportamento della madre. Ma l’incontro con il vedovo Richard Favour e con la sua famiglia cambierà le cose in modo imprevedibile. Al contatto con Fleur, i membri della famiglia sembreranno svegliarsi da un lungo sonno, la cara estinta si scoprirà non essere poi stata una santa, e la stessa Fleur inizierà ad avere forti dubbi sulla propria “filosofia di vita”… Va bene, scordatevi “I love shopping”. Ma scordatevi anche i romanzetti strappalacrime. Scegliete questo libro e passerete qualche ora con una storia divertente, ma non banale, che porta già “in embrione” il graffio inconfondibile di Sophie Kinsella.
Recensione a cura di Cristina Giuntini