martedì 29 luglio 2008

Traditi & Traditori

Colpisce come sia diverso, enormemente diverso, il peso che ha l’idea di chi tradisce rispetto a quella di chi è tradito. Il tradimento scatena in chi lo patisce le peggiori reazioni dell’istinto di sopravvivenza:

- chi tradisce minimizza, chi è tradito ingigantisce;
- chi tradisce è reticente, chi è tradito brama di insana curiosità;
- chi tradisce non si rende conto del male che fa, chi è tradito crede che peggio non possa capitare.

Il tradimento può sanare amori malati; una terapia pericolosa, anche perché recidiva e non sempre la cura ha effetti positivi. Siccome in fin dei conti è anche una cura piacevole, quando la si adotta spesso significa che non c’è malattia, ma solo malati immaginari, cioè non c’è amore.
Tutti, prima o poi, chi più chi meno, siamo traditi o traditori. Lo siamo per natura, lui per istinto di conservazione, lei pure. Sono i maschi che tradiscono più delle femmine? Mah, mi sembra ridicolo dirlo, pensarlo anche.
Per un ordine algebrico, almeno che i maschi non si tradiscano da soli o tra loro, direi che ad ogni traditore si accompagna una traditrice. Ninfomani o maniaci a parte. (Fran Tarel)

TRADIMENTO: SE HAI GLI OCCHI CHIARI TI BECCANO DI SICURO
Secondo alcune teorie esistono dei precisi atteggiamenti corporali che ci svelano se lui o lei stanno mentendo.
In Inghilterra sempre più donne si rivolgono a dete
ctive privati per scoprire gli eventuali tradimenti dei propri mariti o fidanzati. Ben il 50% della clientela ormai è femminile, donne in carriera disposte a pagare quasi 800 euro per far pedinare l’ignaro compagno presunto traditore. Ma se non avete tanti soldi da spendere, magari rischiando di scoprire che il vostro lui è pure fedele, ci sono delle soluzioni più “casalinghe”, ma altrettanto efficaci (almeno questo sostengono alcuni psicologi). Infatti, se a parole mentire è facile, non lo è altrettanto con il corpo e le espressioni del viso.
Marco Pacori, perito del Tribunale di Gorizia e psicologo specializzato nella comunicazione non verbale, spiega “Tutti lanciamo segnali involontari, anche chi impara a controllarsi non riesce a frenare certi comportamenti. Ci sono diversi segnali: l’accelerazione del respiro, per cui il discorso diventa spezzato, l’aumento del battito cardiaco, la diminuzione della gesticolazione. Chi è impegnato a raccontare una frottola di solito non si muove e distoglie spesso lo sguardo. Il trucco più efficace è quello di guardare le pupille: i bugiardi le hanno dilatate. Bisogna stare almeno a 50 centimetri di distanza, ma se l’occhio è chiaro si vede bene”.
Attenzione a voi che avete occhi azzurri cristallini come l’acqua… la bellezza, a quanto pare, si paga. Esiste anche un sistema che classifica i movimenti del volto e li associa alle emozioni: il “Facs, Facial action coding system”. Lo ha inventato Paul Elkman, uno psicologo dell’Università della Californ
ia.
Per prima cosa bisogna conoscere bene la persona e i suoi comportamenti per notare la differenza. Poi è indispensabile metterla a proprio agio, indugiare sui particolari della storia e non lasciarsi sfuggire atteggiamenti inusuali. L’ultimo accorgimento è lasciare sempre una via d’uscita perché confessi spontaneamente. Con un avvertimento, mai usare il telefono. È più facile mentire dall’altro capo del filo, meno nelle mail.
Fonte: Vipline.it
Perdonare e dimenticare
«Il perdono è l'ornamento dei forti», proclamava Mahatma Gandhi. E su una cosa proprio non sbagliava, sulla forza necessaria per perdonare chi ci ha ferito, deluso, umiliato. Provate ad immaginare questa situazione: una persona che voi amate tanto e di cui avete completa fiducia (un amico, il/la partner..) si comporta in una maniera che non vi aspettate, compie un'azione che vi tocca profondamente facendovi soffrire. La prima reazione, quella più istintiva, è forse la voglia di scappar via lontano da quella persona.
Ci sentiamo a pezzi, ovviamente, e mescoliamo rabbia a lacrime. Dopo averci pensato, ripensato, fatto ipotesi e congetture, immaginato le motivazioni che hanno spinto quella data persona a comportarsi in un certo modo e, soprattutto, dopo esservi calmati, decidete di accettare l'evento e di perdonare. Fin qui tutto a posto. Una seconda possibilità non si nega a nessuno, errare è umano, solo gli sciocchi non perdonano, se si ama davvero non si può non perdonare…. E chi più ne ha più ne metta. Ma la parte più difficile, quella che ci lascia costantemente dell'amaro in bocca, è dimenticare. C'è chi dice che perdonare è possibile ma scordare no. Che di solito ricordiamo proprio ciò che vorremmo dimenticare mentre spesso dimentichiamo ciò che avremmo avuto piacere di ricordare per sempre… come i bei momenti, un'emozione, una frase, uno sguardo, un piccolo gesto carico d'amore. Ma dimenticare qualcosa che ci ha ferito nel profondo lasciandoci addosso un segno indelebile, questo no… non si può dimenticare. Si può andare avanti, evitare di tirare in ballo quella situazione, cercare di riacquistare la fiducia, ricominciare da 0 e ricostruire il rapporto. Ma un dolore profondo non si dimentica.
Certo si può sperare che con il tempo questo si affievolisca, che il ricordo sbiadisca come le vecchie foto, ma siamo certi di riuscire a dimenticare davvero? E soprattutto esiste un codice, una classificazione generale degli eventi "perdonabili" che si possono dimenticare non dico con facilità ma con un certo margine di speranza? E quando pensiamo al perdono cosa ci viene immed
iatamente in mente? Come era forse ovvio, in cima alla classifica dei torti imperdonabili c'è il tradimento. Ascoltando le confessioni delle persone con le quali abbiamo parlato è apparso con una forza sorprendente come il tradimento sia la preoccupazione (paura?) maggiore. Non c'entra il sesso: uomini e donne alla domanda se credono di essere in grado di perdonare un torto subìto rispondono nella stessa maniera "Perdonare l'infedeltà della persona a cui si è legati sentimentalmente ed emotivamente è quasi impossibile ma anche facendolo non è detto che si possa dimenticare". È come se alla parola perdono la maggior parte di noi associasse irrimediabilmente la parola tradimento. E il nostro discorso si sposta per forza di cose su di esso. Alla voce tradimento, il dizionario della lingua italiana Le Monnier (Devoto - Oli) riporta: «Il venir meno alla fede data, o ad un impegno solennemente assunto; azione delittuosa o comunque dannosa compiuta ai danni di qualcuno, profittando della buona fede e della sua fiducia».
Detto ciò ci rendiamo perfettamente conto che stiamo parlando di un comportamento unanimemente considerato riprovevole, mal giudicato dalla società e temuto dai più. Considerando il tradimento nell'ambito del rapporto di coppia, quale comportamento difficilmente perdonabile e in fondo impossibile da dimenticare del tutto, ci siamo soffermati sulle motivazioni che spingono un partner a tradire. Stanchezza, noia, curiosità, voglia di evasione, insoddisfazione evidente che fa venir meno l'impegno affettivo preso. Altre volte perché scatta qualcosa che non si può gestire, ne controllare. Come un fuoco che divampa e che, seppur non alimentato in nessun modo, cresce diventando sempre più devastante. «Io sono stata tradita – racconta Giada – e ho perdonato. Ma quanto mi è costato lo so solo io. Ogni volta che Manuel mi stava davanti, mi parlava, o mi baciava, io pensavo all’altra. Cosa lo aveva spinto a stare con lei tradendo la mia fiducia e mancandomi di rispetto? Poi il tempo mi ha aiutata e sono felice di averlo fatto. «Come si fa a dimenticare? Si scorda ma non si dimentica e la differenza seppur sottile c’è», ci ha detto Claudio. «Perdonare? Mai, figuriamoci dimenticare!» le parole di Giulia. Sono queste solo alcune delle dichiarazioni rilasciate eppure riassumono ciò che la maggior parte di noi pensa anche se non c’è un unico metro di giudizio. Ovviamente molto dipende dal tipo di educazione ricevuta, dalla scala soggettiva dei valori, dall'aver o meno fatto esperienza diretta del tradimento. Solo su una cosa sembrano tutti essere d'accordo: sull'impossibilità di dimenticare per sempre. Rimane una cicatrice invisibile ma che spesso, come una vecchia ferita che duole al cambiamento del clima, torna a tormentare. L'amore è forte e i buoni propositi riempiono la vita di ciascuno...ma bastano a dimenticare?

lunedì 28 luglio 2008

Il tradimento

Il tradimento è l'argomento preferito di molti giornali femminili e fiumi di inchiostro sono stati versati. Nell'ottica di una comprensione delle basi dell'argomento è utile capire la grande suddivisione che può essere fatta.
L'immaturità sessuale - Riguarda soprattutto gli uomini, anche se la percentuale femminile è andata aumentando con l'emancipazione. Si tradisce per provare nuove situazioni sessuali, ritenute più appaganti. Riguarda soggetti che non sono mai riusciti a vivere completamente le proprie fantasie, spesso più estetiche che sessuali (una donna bellissima o un uomo dal fisico scultoreo). Un comportamento tipico è quello dell'uomo sempre galante con le donne che ha avuto poche o non diversificate esperienze sessuali. Il tradimento può essere unito o meno a un grosso coinvolgimento emotivo. Ciò che è importante notare è l'associazione a una situazione sessuale nuova per il soggetto. Non rientra in questa categoria il tradimento a sfondo sessuale per insoddisfazione: chi tradisce perché il partner si è raffreddato tradisce per incompletezza, cioè perché non riceve più ciò che vorrebbe ricevere.
Il narcisismo - Riguarda entrambi i sessi. Negli uomini il fenomeno potrebbe rientrare nel generico concetto di machismo: l'uomo tradisce per affermare la propria virilità. Nella donna si manifesta con lo stato di geisha: la relazione sessuale è un atto giudicato normale, quasi quotidiano, non esclusivo, la donna si offre a un uomo proprio come gli offrirebbe un tè o accetterebbe un invito a pranzo. Sia nel macho sia nella geisha è evidente uno stato di insicurezza notevole che porta l'individuo a identificare nell'atto sessuale un'approvazione per la propria persona. Ovviamente con queste premesse non è in grado di reggere un rapporto esclusivo.
L'incompletezza - È di gran lunga la causa più comune: il partner non dà quello che ci si aspetta e che si trova invece in un'altra persona. Mille sono le sfaccettature dell'incompletezza. È proprio a causa di questa varietà che, parlando di tradimenti, troppo spesso si entra nel particolare per giustificare o per condannare. In realtà è un errore fondamentale: prima occorre definire la classe a cui il tradimento appartiene e ragionare sempre per schemi molto generali. Si scoprirà che
non esiste comunque nessun motivo valido che giustifichi un tradimento.
Questa asserzione non è certo un inno alla fedeltà, ma una considerazione sulla qualità della vita di chi tradisce; poiché non esiste alcun vincolo indissolubile (nemmeno il matrimonio, visto che c'è il divorzio):
chi tradisce rivela sostanzialmente un fallimento esistenziale.
Che bisogno c'è di tradire? Prima si lascia il vecchio partner e poi si va con il nuovo. Chi tradisce è insoddisfatto della sua situazione, ma non ha il coraggio di cambiarla. Quando ci si sente attratti fortemente da un'altra persona vuol dire che il rapporto attuale è in crisi; a questo punto esistono due possibilità: lo si tronca e si inizia una nuova storia o lo si accetta per quello che è, consci che l'attrazione ha solo messo in luce gli aspetti negativi del rapporto: sta a noi decidere se la qualità del rapporto attuale è sufficiente. Il tradimento equivale a tenere il piede in due scarpe, attingendo il meglio dalle due (o più!) fonti: un atto di viltà.

lunedì 21 luglio 2008

Via

Ora so cosa significa essere feriti nel profondo del cuore, so cosa significa vedersi volare via anni della propria vita, anni pieni di emozioni, anni importanti, anni condivisi con tanta gioia con una persona alla quale davi tutto il tuo amore, e che ha saputo prenderlo, per metterlo solo in un cassetto, e guardarlo ogni tanto.
Ho visto frantumarsi tra le mie dita tutti i sogni, ogni mia speranza, per ritrovarmi davanti agli occhi le solo le immagini atroci che qualcuno di crudele ha impresso nella mia mente. Qualcuno senza pietà, che ha preso il mio cuore e l'ha ridotto a cenere in un istante, solo per gioco, forse inconsapevolmente, in modo infantile, ma soprattutto impietosamente.
Potrei gettare alle ortiche ogni mio desiderio, per costruirmene di nuovi, ma le mie mani sono legate a catene invisibili che ora si sono fatte più forti, hanno imprigionato persino il mio cuore, ad una corona di spine, e lo costringe a guardare, non potendo mai abbassare lo sguardo, quelle immagini oscene che bruciano le sue lacrime. Vorrei liberarmi da queste catene, e so di possedere anche la chiave, ma nonostante la porta davanti a me sia spalancata non riesco a fuggire, e resto solo a guardare quello che potrei avere, ma che non mi decido a raggiungere.

T.M.

domenica 20 luglio 2008

E ti vengo a cercare

E ti vengo a cercare
anche solo per vederti o parlare
perché ho bisogno della tua presenza
per capire meglio la mia essenza.
Questo sentimento popolare
nasce da meccaniche divine
un rapimento mistico e sensuale
mi imprigiona a te.
Dovrei cambiare l'oggetto dei miei desideri
non accontentarmi di piccole gioie quotidiane
fare come un eremita
che rinuncia a sé.
E ti vengo a cercare
con la scusa di doverti parlare
perché mi piace ciò che pensi e che dici
perché in te vedo le mie radici.
Questo secolo ormai alla fine
saturo di parassiti senza dignità
mi spinge solo ad essere migliore
con più volontà.
Emanciparmi dall'incubo delle passioni
cercare l'Uno al di sopra del Bene e del Male
essere un'immagine divina
di questa realtà.
E ti vengo a cercare
perché sto bene con te
perché ho bisogno della tua presenza.

Franco Battiato
Album: Fisiognomica

giovedì 17 luglio 2008

WHAT EVER HAPPENED TO BABY JANE?

Lettera a tre mogli

Orchestrato in un modo magistrale, questo film accresce di scena in scena il desiderio di conoscere la tanto nominata Eva Ross, e scoprire finalmente cosa questa donna possegga più di tutte e tre le stupende protagoniste. Può essere più ambiziosa e intraprendente di Rita? O più dolce e sensibile di Deborah? Oppure possedere la forza e lo spirito di Lora May? Eva non possiede nessuna di queste caratteristiche, ma le tre protagoniste non lo sanno, le tre stupende mogli, profondamente innamorate dei loro mariti, sono solamente assillate da mille angosce, con la paura di non essere peefette come la tanto agognata Eva, il desiderio proibido probabilmente di tutti i loro mariti. E così il loro amore sembra perdersi in questi pensieri, in queste angosce, e ci si domanda se i loro poveri mariti resteranno a casa ad aspettarle. Chi mancherà al loro ritorno? Chi sarà scappato con Eva Ross?
L'amore vero non è un sogno, un ricordo, una speranza. L'amore vero è quello che sentiamo tra le notre braccia, quello che conuno sguardo ci trasmette tutto, senza bisogno di parole, senza bisogno di regali, senza troppi fronzoli, ma solo con il calore dell'abbraccio che ci accoglie al mattino e ci saluta alla sera. Ed è quello vicino a noi, anche quando pensiamo di non sentirlo, ed abbiamo paura di chiamarlo.
Voto con un 9 perchè è un film veramente esemplare, pacato, ed allo stesso tempo incredibilmente forte, pungente.

T.M.

martedì 15 luglio 2008

P.S. I love you

Volete leggere un libro romantico? Un libro commovente? Dove ogni pagina ti trascina dentro la riscoperta dell'amore, la forza di andare avanti, il desiderio di vivere? Volete leggere un libro che vi faccia emozionare raccontandovi le piccole gioie del cuore? Allora non leggete questo libro. Questo libro è una droga, un concentrato di stupidità, banalità e soprattutto superficialità. Imparerete ad odiare la protagonista, e anche quando comincerete a credere che forse qualcosa di buono ci sia in lei, ci sarà subito qualcosa che vi farà cambiare idea. Questo libro vi strega, perchè i fatti si succedono uno dopo l'altro, densissimi, continui, apparentemente infiniti, ma si svolgono con una scrittura che ti lascia steso, completamente annientato dalla sua terrificante inconsistenza, ecco perchè è una scrittura che vola! Vola via nell'aria per questa sua vuotezza, di significato e di sostanza, eppure continuate a leggere, perchè ormai ci siete troppo dentro. Credete a me, se volete conservare la vostra anima non prendete in mano questo libro, o la getterete completamente alle ortiche, e prima che l'effetto passi, vi assiuro che richiederà tempo...spero solo che il film, almeno questa volta, sia meglio del libro...e spero che se si debba piangere almeno non lo si faccia per la disperazione!

 T.M.


lunedì 14 luglio 2008

Pensieri Notturni


"Ho desiderato esprimere le parole dell'amore

nella loro propria musica...
Ma questa melodia non risuona che nel mio cuore
e i miei occhi sono pieni di silenzio."

RABINDRANATH TAGORE

Mi sento come...

Mi sento intrappolato in un'immagine di me, che non è quello che in realtà sono...
...come Meryl Streep in "The Hours"

Thomas Pynchon

Thomas Ruggles Pynchon Jr. (Glen Cove, 8 maggio 1937) è uno scrittore statunitense. Noto per la sua scrittura complessa e labirintica, è autore di opere acclamate dalla critica come V., L'Arcobaleno della gravità e L'incanto del lotto 49.
Oltre che per i suoi lavori, Pynchon è anche noto per la sua natura solitaria; di lui infatti sono state pubblicate solamente poche foto. Più radicale di Jerome David Salinger (con cui è stato addirittura identificato) e più rigoroso di Fernando Pessoa, Thomas Pynchon non si è mai rivelato al proprio pubblico se non attraverso le sue opere.
Wikipedia




V. è il primo romanzo dello scrittore americano Thomas Pynchon, pubblicato negli Stati Uniti nel 1963. Letto per lungo tempo come paradossale ricerca della verità (questo potrebbe essere uno dei sensi della lettera V.), che non riesce mai a raggiungere la propria meta, quindi come metafora di una condizione postmoderna di radicale incertezza e disorientamento (ma a sua volta originata in un'opera fondamentale del modernismo, La terra desolata di T. S. Eliot), il romanzo ha però forti radici storiche nelle complesse vicende della crisi e della dissoluzione dell'Impero Britannico, il cui smembramento ha trasformato il bacino del Mediterraneo (nel cui ombelico, Malta, si conclude la storia) nell'area di tensione mondiale che oggi conosciamo.
È probabile che già nei primissimi anni1960
Pynchon avvertisse che il cinico gioco militare e diplomatico della Gran Bretagna e delle altre potenze europee, impegnate a manipolare i popoli del Medio Oriente, gioco bruscamente interrotto dal collasso dell'Impero dopo la seconda guerra mondiale, avrebbe portato all'instabilità e alle crisi che viviamo ancora oggi. Può quindi darsi che quest'opera prima abbia ancora molto da rivelare a chi la legga con la dovuta attenzione.
Secondo alcuni commentatori, a questo romanzo si è ispirato
Umberto Eco nella scrittura del suo Pendolo di Foucault, ma anche Alan Moore nel fumetto V for Vendetta.

sabato 12 luglio 2008

Portia De Rossi: lesbica anche per Nip/Tuck

Joely Richardson, alias Julia McNamara nella serie Nip/Tuck, aveva lasciato la famosa serie verso la fine della quarta stagione per potersi dedicare a tempo pieno alla figlia malata. Ora però l'attrice è tornata sui suoi passi, forse grazie anche ad un generoso aumento di stipendio (percepirà circa 100.000 Dollari per ogni nuovo episodio!!). Nei giorni scorsi ha firmato un nuovo contratto che prevede la sua presenza il almeno 15 dei 22 nuovi episodi della quinta stagione; la sua prima apparizione è prevista a partire dal secondo episodio del nuovo ciclo, che, ricordiamo, sarà ambientato a Los Angeles, dove Sean McNamara (Dylan Walsh) e Christian Troy (Julian McMahon) si sono trasferiti. Qui conosceremo una madre lesbica con una figlia adoloscente che vuole sottoporsi ad un intervento di chirurgia plastica, impersonata dalla bella, e brava, Portia de Rossi, che ricordiamo in Ally McBeal e Ti presento i miei, che si aggiunge al cast ricorrente della serie. (telesimo.it)
Curiosità sulla nuova protagonista lesbo:
Portia de Rossi, pseudonimo di Amanda Lee Rogers, è un'attrice australiana.
De Rossi, e le co-star di
Ally McBeal Calista Flockhart e Courtney Thorne-Smith, durante il telefilm, hanno sofferto di anoressia nervosa. La De Rossi sostenne che a farla soffrire della malattia era stata l'enorme pressione, e in parte la sua sessualità.
Portia, che è
stata sposata per due anni con il regista di documentari Mel Metcalfe, oggi è dichiaratamente lesbica. Dal 2000 al 2004, Portia ha frequentato la cantante Francesca Gregorini, figlia dell'attrice Barbara Bach e figliastra di Ringo Starr. Durante questo periodo, ha evitato le domande dei media sul suo orientamento sessuale o sulla sua relazione, ma è stata ben disposta a farsi fotografare in pubblico con la Gregorini.
Qualche anno più tardi, in un'intervista con il quindicinale gay
The Advocate, de Rossi affermò che la maggior parte della sua famiglia e i compagni di lavoro del cast di Ally McBeal hanno saputo, nel 2001, della sua omosessualità attraverso le foto dei giornali tabloid che la ritraevano con la Gregorini.
Alcune voci affermano che la coppia avesse progettato di ufficializzare la propria relazione con una cerimonia di fidanzamento o di matrimonio e avesse parlato di adottare un bambino, ma il progetto è stato vanificato, alla fine del 2004, dalla rottura intervenuta fra le due quando De Rossi ha iniziato a frequentare l'attrice Ellen DeGeneres.
Nel 2005 de Rossi ha infine fatto il suo coming out ufficiale, e si è dichiarata gay in alcune interviste con i periodici Details e The Advocate.

mercoledì 9 luglio 2008

Alda Merini - Ogni mattina

Desperate Housewives: spoiler sul cast della quinta stagione

Intervistato da People, l’attore di Desperate Housewives James Denton - interprete dell’idraulico Mike Delfino, neo marito di Susan - ha confermato che sarà nuovamente nel cast dello show in onda sulla ABC, pronto a tornare con la quinta stagione. Tuttavia, Denton si è lasciato andare a una dichiarazione sconcertante: “Mike e Susan si sono lasciati definitivamente“. Nessun futuro quindi per la coppia più amata di Desperate Housewives. E sebbene non conosca le circostanze del ritorno, Denton ha dichiarato di essere sollevato di poter gironzolare per Wisteria Lane anche se la storyline del suo personaggio non sarà strettamente legata a quella di Susan.

lunedì 7 luglio 2008

Sarah Brightman & Antonio Banderas - The phantom of the opera

Il Fantasma dell'Opera di Andrew Lloyd Webber... di Joel Schumacher

L'Opéra Populaire è uno dei più importanti teatri della Parigi del 1870, eppure il proprietario decide di venderlo pochi giorni prima del debutto dell'atteso "Annibale" con la grande vedette Carlotta Sorelli. La ragione della cessione diviene chiara ai nuovi proprietari già alla loro prima visita in teatro: il cosiddetto Fantasma dell'Opera sembra esistere davvero, ed oltre all'utilizzo indiscriminato del palco numero 5 vuole da loro anche 20.000 franchi di stipendio mensile. Per dimostrare la serietà delle sue intenzioni, il Fantasma provoca un incidente che convince la capricciosa Sorelli a rinunciare alla prima. Al suo posto si esibirà Christine Daaé, una giovane ballerina di fila cui lo stesso Fantasma ha insegnato a cantare in maniera sublime. Ma Christine è amica d'infanzia del finanziatore dei nuovi proprietari, il quale è ancora innamorato di lei...
Tratto dall'acclamato musical teatrale di Andrew Lloyd Webber ("Jesus Christ Superstar"), a sua volta basato sul bel romanzo che Gaston Leroux scrisse nel 1911, questa prima sortita nel mondo della musica del regista di "Batman & Robin" rischia di essere fortemente indigesto a coloro i quali non amano il genere.
Troppo lungo, con un ritmo altalenante e pieno di numeri di canto operistico con arrangiamenti elettronici, il film può catturare con la forza delle scenografie e l'intensità dell'interpretazione di Emmy Rossum (doppiata da Renata Fusco, nella versione italiana) ma è proprio dal punto di vista musicale che lascia un po' perplessi. Come in realtà spesso accade nei lavori del vate del musical inglese, le melodie realmente trascinanti sono poche e i testi delle canzoni suonano banali e a tratti ridicoli. Per quest'ultima cosa la decisione di doppiare interamente il film in italiano, se da un lato aiuta la comprensione della storia dall'altro non fa un favore al lavoro del paroliere Charles Hart.
Di Emmy Rossum (figlia di Sean Penn in "Mystic River") s'è già accennato: la ragazza ha la faccia giusta per l'ingénue ma sa diventare estremamente sensuale nell'unica scena che lo richiede. Nominata come miglior attrice per i Golden Globe 2005, è facile che in futuro si senta spesso parlare di lei. Al contrario Gerard Butler, nell'unico altro ruolo di rilievo della pellicola, appare legnoso e del tutto privo di fascino. L'esatto contrario delle monumentali scenografie ricostruite da Anthony Pratt, che rendono viva l'Opéra più di quanto non faccia la fotografia curata da John Mathieson. Se il teatro riesce a sembrarci sfarzoso ed inquietante come dovrebbe il merito è tutto del lavoro di Pratt, che si è ispirato alla vera Opéra di Parigi rendendola però più fascinosa e in qualche modo persino sensuale. I sotterranei in cui vive Erik, invece, sembrano poco ispirati e i pochi finti esterni sono fotografati in maniera davvero orrenda.
Rispetto al romanzo originale dell'autore del "Mistero della camera gialla", la sceneggiatura di Webber e Schumacher non si discosta molto, se non nella caratterizzazione del Fantasma - ora romantico innamorato senza nome più che mostro che semina terrore - e nel finale, confuso e poco pregnante. Il film crea però anche una cornice più moderna rispetto all'azione principale (1919) che se da una parte ricorda in qualche modo la figura del narratore nel romanzo, dall'altra spezza il racconto e finisce per banalizzarne la confezione. Ma permette anche a Schumacher di realizzare la scena migliore del film, l'unica pienamente riuscita dal punto di vista cinematografico: il risveglio del Teatro sull'onda dei ricordi di Raoul. Una scena di grande effetto, che sarà capace di ben disporre chi è entrato in sala pieno di buone intenzioni ma anche di tanti dubbi. E tutto sommato, il risultato generale saprà accontentare il ristretto pubblico appassionato di questo genere di prodotti. Se però non amate i film musicali, fatevi un favore e statene lontani.

mercoledì 2 luglio 2008

Un amore senza tempo

Quando ci ritroviamo da soli in una stanza con i nostri pensieri, dove ci possono portare? Dove ci conducono i nostri ricordi, i nostri sogni infranti, le nostre memorie quando si giunge al capitolo dinale della nostra vita? Se il film vuole insegnarci che nella vita non esistono sbagli, che tutto quello che facciamo conduce a qualcosa di speciale, che l'importante nella vita è essere felici, che non importa cosa si può o non si può fare o cosa si può o non si può essere secondo quello che dicono gli altri. Beh, se il film cerca di dire questo, ha utilizzato troppo tempo per dirlo, troppe immagini, troppi colori, troppe musiche stupende che si infrangono contro i nostri occhi che man mano si chiudono, e astento vedono le immaigni finali del film.
Se veramente non esistono sbagli nella vita, allora perchè bisogna lasciarci sfuggire di mano le cose quando siamo sicuri che sono quello che vorremmo? Perchè ci affanniamo a dare nomi alle cose per poi sperare che non ci ricordino niente, che svaniscano dalla nostra mente, anche se le abbiamo costantemente sotto i nostri occhi? E' giusto rincorre le cose solo per poi desiderare di allontanarsene? Beh, credo che il film abbia troppi controsensi, si può aspirare a tanto nella vita, ma non è giusto ridursi alle sue ultime ore a desiderare qualcosa che non abbiamo avuto. Le scelte sono responsabilità, e bisogna assumersene il peso. L'amore non ci viene regalato, e quando per caso lo troviamo dobbiamo almeno degnarlo di uno sguardo.
Voto con un 5, e credo di essere stato anche troppo buono. Mi aspettavo molto di più da questo film, non un antidoto alla mia insonnia.

T.M.


martedì 1 luglio 2008

L'insonnia

L'insonnia è uno stato di sonno inadeguato o insufficiente. Dentro a questa sintetica definizione vi sono già alcuni concetti importanti per descrivere questo diffusissimo disturbo. L'insufficienza e l'inadeguatezza del riposo sono infatti i due concetti che esprimono meglio i principali difetti che tale disturbo porta in sé. L'insonnia può manifestarsi attraverso una riduzione della quantità di sonno (insufficienza), ma anche attraverso un peggioramento della sua qualità, ovvero della sua funzione ristoratrice (inadeguatezza del riposo).

Ma chi è il 'cattivo dormitore'?
Nella definizione classica di insonnia vengono descritti i quattro sintomi principali di tale disturbo.

Sintomi quantitativi
La difficoltà ad addormentarsi (detta anche insonnia iniziale); i frequenti risvegli notturni con difficoltà a riprendere sonno (insonnia intermedia); il risveglio mattutino troppo precoce (definito insonnia terminale).

Sintomo qualitativo
Il sonno di cattiva qualità, scarsamente ristoratore, che lascia, al risveglio, la sensazione di non aver riposato a sufficienza. In questo caso è possibile che si abbia la percezione di avere dormito per un numero sufficiente di ore, ma la stanchezza mattutina è la spia di un disturbo della qualità del sonno. In questo tipo di insonnia il fattore alla base della scarsa capacità ristoratrice del sonno è una riduzione della sua continuità. Per diversi motivi, che vanno dalla rumorosità dell'ambiente, alle cattive condizioni di temperatura o di umidità o altro ancora, si verificano frequentemente, in questi casi, i cosiddetti 'microrisvegli non coscienti' (brevissime, ma numerose interruzioni del sonno di cui non ci si accorge) cosicché, anche a fronte di una durata più o meno normale, il sonno perde la sua capacità rigeneratrice. Per quanto riguarda la durata del problema, indipendentemente dal sintomo predominante in ciascuna persona che soffre d'insonnia, si possono distinguere tre tipi di insonnia: l'insonnia transitoria, l'insonnia a breve termine e l'insonnia cronica.

Chi soffre di insonnia vive nella tentazione di ricorrere al sonnifero per risolvere i propri problemi, ma un nuovo studio è giunto alla conclusione che la terapia comportamentale cognitiva offre dei migliori risultati come trattamento di prima linea.
Lo studio, condotto da Gregg Jacobs, dello Sleep Disorders Center presso il Beth Israel Deaconess Medical Center di Boston, prevedeva la somministrazione a caso a 63 pazienti insonni di sonniferi in pillole oppure luna terapia comportamentale cognitiva accompagnata da sonniferi in pillole, oppure della terapia più pillole placebo o, ancora, della terapia da sola.
Con la terapia cognitiva, i medici hanno insegnato ai partecipanti a riconoscere, mettere alla prova e cambiare i comportamenti che contribuiscono al persistere e all'aggravarsi dell'insonnia. È stato consigliato loro, ad esempio, di andare a letto solo quando avessero sonno, di usare il letto soltanto per il sonno e per il sesso, di alzarsi e mettersi a leggere o fare qualcosa di rilassante se il sonno non arriva entro mezz'ora. Si tratta di una terapia di breve durata che tende dunque a condizionare quei comportamenti ed atteggiamenti psicologici rispetto al sonno che tendono a provocare l'insonnia. Essa è sicura, non ha effetti secondari e i risultati durano a lungo senza ricadute.
Dopo oltre otto settimane di osservazione, i ricercatori hanno scoperto che coloro che erano stati sottoposti alla terapia comportamentale cognitiva da sola o congiuntamente ad un sonnifero o al placebo hanno avuto un miglioramento del loro sonno, con una riduzione del 52 per cento del tempo necessario per prendere sonno rispetto al 29 per cento dei pazienti che assumevano solo il sonnifero.
Dallo studio, pubblicato su Archives of Internal Medicine, è emerso anche che aggiungere alla terapia comportamentale cognitiva il sonnifero in pillole non ha offerto dei vantaggi ulteriori per il sonno dei partecipanti.
Una delle limitazioni della terapia comportamentale può essere la relativa bassa velocità della risposta, mentre lo studio necessita di ulteriori conferme che ne confermino la validità.
Insonnia

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