martedì 15 aprile 2008

Govanna Mezzogiorno

Una delle poche attrici italiane che sa far ridere e piangere. Con una bellezza semplice, mai ostentata, ha seguito un percorso artistico fatto di film di qualità, e si è fatta dirigere spesso da autori di livello internazionale. Poco più che trentenne, è una delle interpreti italiane più richieste all'estero.
Dalla danza all'amore per il cinema
Figlia di Vittorio Mezzogiorno (scomparso quando lei aveva vent'anni) e Cecilia Sacchi, due attori importanti del cinema e del teatro italiano, Giovanna cresce a Roma, città dove rimane fino a diciassette anni. Vorrebbe diventare una ballerina e studia danza fino a tredici anni. Superata la maggiore età, parte per Parigi dove trascorre un periodo ricco di lavori interessanti: fa parte del Workshop di Peter Brook, al Centre International de Créations Théatrales. Grazie a questa illustre esperienza capisce che la strada della recitazione è quello che fa per lei. Torna in Italia e debutta al cinema con Il viaggio della sposa (1997) di Sergio Rubini, dove interpreta una giovane donna del Seicento che il destino farà innamorare di un stalliere. La freschezza della sua recitazione, misurata e seducente al tempo stesso, la ritrae come la migliore tra le giovani promesse della sua generazione (vince il Globo d'Oro, il Premio Flaiano e la Grolla d'Oro come rivelazione).
La popolarità con L'ultimo bacio di Muccino
Nel 1998 viene diretta da Michele Placido nel drammatico Del perduto amore e conquista anche stavolta diversi premi, dal Ciak d'oro al premio Pasinetti come migliore attrice. Allo stesso tempo viene scritturata per il film tv Più leggero non basta di Elisabetta Lodoli dove recita vicino alla madre Cecilia e soprattutto conosce quello che diventerà compagno di vita per diversi anni, ovvero Stefano Accorsi. Si lancia nella commedia Asini di Antonello Grimaldi e ne esce vincente, dimostra di conoscere perfettamente i ritmi e i tempi comici. Dopodiché entra a far parte del cast di Un uomo perbene e nel 2000 sbanca ai botteghini con L'ultimo bacio di Gabriele Muccino, dove interpreta una nevrotica trentenne, in pieni crisi esistenziale, tra un neomarito che la tradisce e una gravidanza tanto desiderata quanto complicata.
Il successo con Ozpetek e l'amore per la Francia
Incrociando il viaggio di uno scrittore famoso, la vediamo in Nobel (2001) di Fabio Carpi, poi diventa un'attrice arrestata ingiustamente per droga in Malefemmine (2001) di Fabio Corvesi. Nello stesso anno è nel filosofico Tutta la conoscenza del mondo di Eros Puglielli, seguito dall'impegnato Ilaria Alpi - Il più crudele dei giorni (2003), dove veste i panni della giornalista italiana rimasta uccisa in un agguato a Mogadiscio. Vince il David di Donatello come miglior attrice per La finestra sul cortile di Ferzan Ospetek, poi scappa in Francia per rifugiarsi in un gruppo di amici per la pelle che mettono in piedi un patto per dare una svolta alle proprie vite ne Il club delle promesse (2004) di Marie-Abbe Chazel. Torna in Italia per fare coppia con Adriano Giannini nello stucchevole Stai con me (2004) e nell'amara riflessione sulla malattia e la vita ne L'amore ritorna (2004) di Sergio Rubini.
In America per una storia d'amore… cinematografica
Spesso ha dichiarato di non amare la televisione ma, in ballo a progetti interessanti, la vediamo trasformarsi nella monaca di Monza per la regia di Alberto Sironi e in Suor Semplice, al fianco di Gérard Depardieu, nella trasposizione tv de I Miserabili (2005) diretta da Josee Dayan. Poi si ritrova adulta a vivere il trauma di una violenza subita da bambina ne La bestia nel cuore (2005) di Cristina Comencini, percorre le strade di un mondo fantascientifico in Ad Project (2005) di Eros POuglielli e diventa confidente di Pollo e Curry, due adolescenti italiani, sullo sfondo di un'India confusionaria come le menti dei due ragazzi, in Lezioni di volo (2006) di Francesca Archibugi. Prende l'aereo e oltrepassa l'oceano per lavorare con Mike Newell nel sentimentale L'amore ai tempi del colera (2007), tratto dall'omonimo romanzo di Gabriel Garcia Marquez.

Io sono leggenda

E' un libro assolutamente da leggere, se non altro per rendergli giustizia rispetto alla schifezza di film che ne hanno tratto. Il libro ha uno spessore tale che fa impallidire la pellicola pomposa che ne hanno ricavato; ti coinvolge e soprattutto è in grado di sollevare questioni profonde che in poche parole ti catapultano in quella realtà, e riesocno a scioccarti. In sole 200 pagine ti appassioni ad una storia che in 2 ore di film vorresti solo cancellare. Mi spiace essere così critico, ma ci sono momenti in cui il cinema è veramente in grado di banalizzare la letteratura, e certo questo non sminuisce il libro, che resta tale, ma per chi è portato a guardare un film piuttosto che affrontare l'opera letteraria, questo è uno di quei casi che è in grado di rovinare l'essenza dell'arte, banalizzandola a livelli estremi.

T.M.

Se da oggi non fossi più me stesso...

Vorrei essere una foglia che si libra nell'aria, e spera di stare in volo il maggior tempo possibile, danzando, e cogliendo ogni raggio di sole, portata da un vento generoso.
Perchè non essere un uccello che possa per sempre volare? Perchè non è l'eterno volo ad essere importante, ma quello che ti fa sperimentare l'ebrezza più forte, perchè quella più forte è quella che nasce con la coscienza di finire.

T.M.

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