sabato 26 gennaio 2008

Espiazione

La sensazione che ho provato nel guardare questo film è stata come la lettura di una poesia, i versi sono le immagini che accompagnano delicatamente il racconto, con caldi colori, luci e ombre che evocano i sogni, e gli sguardi, profondi, che penetrano lo schermo. Perdangono i suoni, che accompagnano i lunghi silenzi del film, suoni ritmati, che scandiscono i battiti del cuore, ansioso, di chi ha paura, fremente, di chi è innamorato. Il cuore non smette mai di battere, e martella incessante, come i tasti della macchina da scrivere, e produce invisibili parole d'amore, che giungono ai cuori lontani. Non trovo altre parole per descrivere questo film, mi ha fatto provare delle belle emozioni, e sicuramente mi ha fatto capire che esistono anche altri modi per vedere il silenzio, perchè solo alla fine del film ci si rende conto di quanto poco i personaggi abbiano parlato tra di loro, eppure sembra esserci stato un contatto continuo, un incessante susseguirsi di suoni, che forse è la sottile trama del racconto che si svela man mano che la storia avanza, e quella macchina da scrivere non è altro che uno strumento per legare il tutto, anche quando ormai non è più possibile, ma per dare almeno la parvenza che un cuore, con il suo aiuto, può ancora battere. Voto con un 8.5 perchè è assolutamente da vere, fino alla fine, e poi ancora.

T.M.

mercoledì 23 gennaio 2008

Addio Heath Ledger

NEW YORK - Lutto nel cinema nel giorno delle nomination agli Oscar. Heath Ledger, uno degli attori più promettenti della nuova generazione, celebre grazie all'interpretazione, accanto a Jacke Gyllenhaal, del film "I segreti di Brokeback Mountain", che gli era valsa una candidatura all'Academy Awards nel 2005, è stato trovato morto nel suo appartamento di New York. Aveva 29 anni. Ledger era nel suo appartamento di Broome Street, a Soho. La sua cameriera stava accompagnando nella sua stanza una massaggiatrice, con la quale l'attore aveva un appuntamento. "Abbiamo bussato a lungo ma non rispondeva" hanno raccontato le donne alla polizia, aggiungendo di aver, poi, trovato l'attore "nudo e incosciente" nel suo letto, di aver cercato di svegliarlo "ma lui non rispondeva". La polizia di New York esclude che il decesso abbia un'origine violenta. Secondo alcune fonti, accanto al letto sarebbe stata trovata, vuota, una confezione di pillole.
Il cinema se lo portava dietro fin dall'anagrafe. Il suo nome, Heath, l'aveva voluto la madre in omaggio all'Heathcliffe di "Wuthering Heights", interpretato per il grande schermo da Laurence Olivier nel 1939, dal romanzo di Emily Bronte. Ledger nasce quarant'anni dopo quel film, nel 1979 a Perth, in Australia. Fin da giovane frequenta un teatro della sua città, poi entra nella Globe Shakespeare Company, a sedici anni lascia la scuola, si trasferisce a Sidney e trova piccoli ruoli in alcune serie tv.
La sua prima volta in un film risale al 1999, con la commedia "10 cose che odio di te", ma le proposte che seguono sono tutte per ruoli di "pretty boy", un'immagine che cerca invece di scrollarsi di dosso, e preferisce rifiutare. Fino al 2000, quando viene scelto per "Il patriota" di Roland Emmerich e vince lo Showest Award come "Attore di domani". La popolarità arriva l'anno successivo con "Il destino di un cavaliere", di Brian Helgeland, in cui è un giovane scudiero che diventa cavaliere nella Francia del Trecento.
Ma il successo non arriva. Ledger deve aspettare per ritrovare la strada giusta. Succede con tre film, fra l'altro tutti e tre presentati alla Mostra del cinema di Venezia del 2005: "I fratelli Grimm e l'incantevole strega" di Terry Gilliam, Casanova di Lasse Hallstrom e "I segreti di Brokeback Mountain" di Ang Lee, il suo colpo di fortuna. L'interpretazione di Ennis Del Mar, il cowboy che si innamora di un altro uomo gli vale una nomination all'Oscar. Ma ci risiamo: la statuetta gli viene soffiata da Philip Seymour Hoffman per "Truman Capote. A sangue freddo".
Lo scorso anno, Ledger aveva fatto parte del cast di "I'm not there", il film di Todd Haynes sulla vita di Bob Dylan, in cui interpreta la rockstar in una fase della sua vita. Il suo ultimo lavoro era stato "The Dark Knight", sequel di "Batman Begins", nel ruolo di Joker (primo attore non americano nei panni del personaggio). Il che aveva provocato l'ira di Jack Nicholson, che aveva interpretato Joker nel Batman di Tim Burton, nel 1989. La star non aveva condiviso la scelta dicendo, in un'intervista, che avrebbe voluto almeno essere consultato. Ma il regista Christopher Nolan aveva motivato la sua decisione parlando di Ledger come di un "attore ricco di talento e pronto a ogni sfida".
Ledger aveva una figlia, Matilda Rose, nata nel 2005 dalla relazione con Michelle Williams (finita nel settembre 2007), conosciuta proprio sul set di I segreti di Brokeback Mountain. Prima della Williams, l'attore era stato a lungo legato all'attrice Naomi Watts e, prima ancora, alla collega Heather Graham. Nel 2007 era stato eletto, dalla rivista Empire Magazine, come uno dei "100 attori più sexy del mondo". Quanto al futuro, "non sono bravo a fare progetti - aveva detto di recente in un'intervista - non programmo mai nulla. Non ho un'agende né un diario. Vivo esclusivamente nel presente. Non nel passato, e nemmeno nel futuro".

lunedì 21 gennaio 2008

Sospetti omosex per Jesse Metcalfe

I sospetti sulla sua omosessualità ci sono sempre stati. Il gossipparo più clikkato d'America, Perez Hilton, gli ha chiesto dal suo sito di non nascondersi più e di fare "coming out". E dopo aver partecipato al 15esimo compleanno del night londinese che si chiama, per l'appunto, "Gay", Jesse Metcalfe - il giardiniere John di Desperate Housewives, che ripartito su Raidue con la terza stagione, si è ritrovato al centro delle cronache...fucsia. Ufficialmente, come riporta il quotidiano The Sun, era stato invitato in quanto fidanzato altalenante della bionda Nadine Coyle, della band all girl Girls Aloud che ha animato la serata. Tanto che c'era, Jesse ha ricevuto il premio del locale recante la scitta GAY in bella evidenza, pensando bene di mostrarlo orgoglioso, infischiandosene degli addetti ai livori e dei fotografi, al braccio di Nadine che i rumors hanno segnalato al suo fianco anche nel proseguio della serata. Per i/le fans di Metcalfe, ecco la sua tambureggiante biografia tratta da Gay.it. Jesse Eden Metcalfe (chiamato così perché proveniente dritto dritto dal Giardino dell'Eden, evidentemente) è nato il 9 dicembre 1978 in Connecticut.
Jesse è stato contattato anche per interpretare un adattamento del Ritratto di Dorian Gray che dovrebbe uscire il prossimo anno. Magari il suo ruolo nel classico di Oscar Wilde lo aiuterà a trovarsi a proprio agio anche tra le fronde maschili?A proposito di Wilde, a Jesse non manca la vanità: «Mi alleno cinque volte a settimana. Se sto tutto il tempo senza maglietta in televisione davanti a milioni di persone che mi guardano, voglio mostrarmi al meglio!» dice. Un'affermazione che denota grande sensibilità. Ma la vanità può portare qualche inconveniente: «Potrebbe essere difficile per me liberarmi dell'etichetta di bonazzo». Del suo personaggio John, Jesse dice: «E' molto ingenuo e idealista. Io sono un po' più cinico e ho molta più esperienza». Che tipo di esperienza? «Certamente non uscirei con qualcuna molto più giovane di me. E' frustrante essere con qualcuno che non ha la tua stessa esperienza di vita». Adolescenti, via dalle scatole, quindi!«Penso che le persone ne hanno abbastanza di vedermi come il tipico stallone - dice, non sapendo che ci sono molte curiosità ancora che vorremmo toglierci a riguardo - Ci sono un sacco di donne interessate a me, ma devo ancora capire se sono interessate per i giusti motivi».

Funeral party

Irriverente, ecco la prima parola che mi viene in mente per descrivere questo film, e certo di aggettivi ne avrebbe molti; non si può certo parlare di una grande pellicola, ma non ha certo la pretesa di esserlo, anzi, sottilmente si insinua per ricordarci che la morte a volte ha bisogno d'essere presa per altri versi, e vore quello comico è il migliore per esorcizzarla.
Il bello del film è che è in grado di far ruotare tutto non intorno al morto, ma ad una boccetta di pillole, forse "valium", che sono in grado di animare la situzione, e magari risvegliare certi sentimenti. E' inglese, e quindi ha il pregio di prendere tutto con un certo garbo, ma posso dire che questo film non si risparmia niente, ed in mezzo ala confusione si può solo sperare che arrivi un attimo di ... silenzio.
Voto con un 7.5, Oz sa creare delle belle commedie che per un attimo di fanno sorridere di cose che forse ci hanno fatto riflettere troppo.
T.M.

domenica 20 gennaio 2008

Time

Ho cominciato ad apprezzare il modo di fare film del regista Kim Ki-Duk, non sempre i suo film sono semplici da seguire, e quasi mai diretti. Spesso pesanti per i loro lunghi silenzi, ma bisogna saperli apprezzare proprio per questo per per molte altre qualità; ma devo per forza trovare un modo per dire che non apprezzo molto invece il suo modo morboso di trattare certi argomenti nei suoi ultimi film. I suoi personaggi sembrano portati allo stremo nel tentativo di dimostrare qualcosa che forse non convince molto bene neppure il regista. Ne La Samaritana e in questo film, Time, il regista si lascia un po' troppo prendere la mano, i suoi personaggi cercano in tutti i modi di comunicare qualcosa di molto profondo, qualcosa che potrebbe essere anche molto bello, se non fosse per il fatto che il modo in cui lo fanno risulta agli occhi dello spettatore come un gesto incoerente di una persona un po' troppo fuori dagli schemi, e forse neanche troppo normale. Insomma, rischia di insorgere il disprezzo più che l'assenso, e forse arrivati alla fine del film si vorrebbe dire che è bello, ma qualcoa ci trattiene dal farlo, e questo qualcosa sono sneza dubbio le facce allucinate dei personaggi che alla fine del film si sono perse più di noi, e faticano a trovare il senso di ogni loro gesto compiuto fino a quel momento. Dove può portare l'amore? Nessuno di noi lo sa, può portare anche a gesti estremi, può farci cambiare, anche radicalmente, può farci diventare pazzi, ma, sinceramente, può l'amore portarci a fare di questo sentimento l'unico motere della nostra vita senza aver più rispetto del nostro corpo?
Voto con un 7 scarso, e me ne dispiaccio, Ferro 3 è di gran lunga migliore, un capolavoro in confronto, e assolutamente da vedere.
T.M.

Severance - Tagli al personale

Horror? Thriller? Severance è più una parodia della guerra, un inno alla contraddittorietà della gente, soprattutto di quella che opera con la guerra, o che si diverte addirittura a farla. Può essere un film leggero, che a tratti spaventa, ma alla fine fa sorridere.
Molte parti del film sono esplicite allusioni alle situazioni paradossali che potrebbero nascere quando i produttori di armi si trovano a confronto con il mondo che creano. Tagliole, mine, coltelli, bazooka, non si trovano in un tranquillo bosco di montagna, ma se dei satidici si divertono ad usarli ... allora forse si vorrebbe desiderare che chi ha prodotto queste armi morisse ... e certamente il film li accontenta.
Voto con un 6.5, è sadicamente divertente.
T.M.

sabato 12 gennaio 2008

Banchina

V per Vendetta

E' forse possibile immaginarsi tutto un altro film, come ho fatto io, aspettarsi una storiella di vendetta con una speci di supereroe con il mantello, ma V for Vendetta è invece un film molto più sottile. Con un colpo solo cerca di afferrare i sottili fili di odio, amore, solitudine, e cerca di intrecciarli facendo in modo che nessuno prevalga sull'altro, e ci sia invece un tessuto neutro, quasi limpido nelle sue emozioni, e ci riesce, anche attraverso qualche spruzzo d'ironia e un po' di lacrime.
Ho trovato che potesse accostarsi molto ad una riflessione su quello che ogniuno vuole essere veramente: vittima o guerriero? Se si vuole essere ciò che si desidera bisogna battersi per ottenerlo quando tutto intorno a te cerca di impedirtelo.
Voto con un 8, un film veramente godibile e molto più profondo di quanto non possa apparire in un primo momento.

T.M.


Gianna Nannini - Aria

domenica 6 gennaio 2008

Birth - Io sono Sean

Un film assurdamente inutile che ha come unico scopo quello di farci perdere un'ora e mezza della nostra vita. Purtroppo devo ammetterlo, dovevo dare ascolto a quelli che mi mettevano in guardia sulla visione di questo film, infatti in certi casi è meglio veramente dare ascolto ai consigli.
E' solo un vero peccato per la Kidman, che mi delude la seconda volta, dopo La Macchia umana, assolutamente da evitare anche quello. Le sue interpretazioni sono quasi sempre brillanti, è in grado di risollevare lo spirito del film anche quando sembra non avere la minima speranza, ma in questi due casi purtroppo il pasticcio si complica, e immancabilmente dopo la prima mezz'ora (e direi anche prima) la noia avanza, e viene solo voglia di spegnere la tv, in questo caso è da ringraziare di non aver buttato via i soldi per un biglietto del cinema.
Voto con un 4, e mi sento piuttosto generoso, i film da buttare nel cestino sono veramente pochi per fortuna, ma purtroppo questo è uno di quelli.

T.M.

venerdì 4 gennaio 2008

Klimt

E' in realtà un quadro che prende vita, un'angoscia che prende forma. Assolutamente informe, assolutamente poetico, non una perfetta opera d'arte, ma comunque uno spaesamento dei sensi legato da immagini avvolgenti, a volte delicate, a volte brusche, ma decisamente evocative. E' come immergersi in un quadro per rimergere cosparsi dell'oro di Klimt, avvolti da sensazioni contrastanti, senza capire da quale parte del quadro ci si trova, se dentro o fuori, una spece di specchio di Alice dove tutto si confonde, ed anche se l'unica cosa sicura rimane la figura dell'artista, tutto il resto perde senso, ma non perchè è così che si trova nella realtà, quanto invece diventa difesa dell'artista ricoprire tutto con qualla sottile patina di colore, di rumore, di intensa vibrazione che caratterizza i suoi quadri, e così la sua vita.
E' un film da rivedere assolutamente almeno due volte, ma posso votarlo con un 7,5 in quanto posso solo dire che un'opera d'arte completa, quando è in grado di evocare immagini, suoni e raccogliersi in una forma poetica fatta di forme e movimenti allora ci cattura, priva oppure no di un senso, anche perchè il significato c'è sempre, in qualsiati linea che tracciamo, anche se paradossalmente l'artista è l'ultimo in grado di sapere quale forma avrà la propria vita.
T.M.

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