giovedì 26 gennaio 2012

Il pringioniero di Amsterdam

Un film assolutamente da vedere par la bravura degli attori, ma soprattutto per la magistrale regia di Hitchcock che in questo film ha saputo combinare perfettamente tutti gli elementi che lo contraddistinguono. Un po' inspiegabile il motivo per cui siano stati tagliati 30 minuti del film, che invece nella versione rimasterizzata vengono riproposti in lingua originale con sottotitoli.
La scena dell'aereo è secondo me memorabile. Nonostante la "grossolanità" degli effetti speciali, qualitativamente elevati però per l'epoca, l'intera sequenza contiene una tale forza da far apprezzare appieno allo spettatore la resa della tragicità del momento.
Forse la suspance, l'intrigo e i colpi di scena non sono ritmati come altri capolavori del maestro, ma assicuro a chiunque si accinga a guardarlo che questo film non delude assolutamente per la forma e i contenuti che sono assolutamente all'altezza dei grandi film di Hitchcock, grazie anche a degli attori azzeccati.

T.M.

mercoledì 18 gennaio 2012

Catene invisibili

Ogni giorno, al nostro risveglio, sappiamo di poter contare sul fatto che un nuovo giorno è iniziato, sia che il sole ci inondi di luce oppure no questa nuova giornata è arrivata, e noi la affronteremo pieni di speranze, a volte con qualche timore, ma soprattutto con la coscienza che niente andrà veramente come avremmo voluto. Questo è un aspetto negativo? Forse no, però i nostri numerosi tentativi, durante la giornata, per fare in modo che almeno qualcosa in cui abbiamo sperato vada per il verso giusto ci portano a pensare che la nostra vita sia una continua correzione di traiettoria.
Qual è la strada che vogliamo prendere? È veramente necessario saperlo? Probabilmente superfluo, perché, man mano la via ci viene indicata, noi non accompagniamo unicamente noi stessi, ma tutte le persone che portiamo dentro di noi, per questo la maggior parte di coloro che seguono il cammino che si sono prefissati non hanno nessuno con fissa dimora nel loro cuore.
Una leggera variazione esisterà sempre, perché esistono gli altri; ma fino a quanto questo è sopportabile? Fino a quando possiamo permettere agli altri di entrare in conflitto con il nostro cammino, bruciando le nostre già misere energie affinché ci accorgiamo di loro, mettendo in ombra noi stessi, e tutto quello che siamo, o vorremmo essere? 
Questa mattina mi sono svegliato, e mi sono chiesto se per caso non sono tutte queste persone che ci circondano a farci diventare quello che siamo, ad obbligarci ad un ruolo, anche quando questo comincia a starci stretto; perché quando tutti non fanno che apprezzarci, farci mille complimenti, arrogarci il ruolo di magnifici ascoltatori, non è forse che gli altri si aspettano che noi siamo questo, e nient'altro? Ho come l'assurda sensazione che se anche solo tentassimo di essere diversi da quello che siamo, se solo ci spingessimo un tantino oltre, mostrando un po' anche i nostri desideri, oltre a prodigarci per soddisfare quelli degli altri, verremmo automaticamente, seppur delicatamente, messi da parte.
A noi viene dato il difficile ruolo del compromesso, su tutto, ad ogni livello; ma noi dobbiamo cercare il compromesso, pur non essendolo mai! In nessun luogo, in nessuna occasione saremo la scelta, seppur di compromesso, al fine di renderci felici, e soprattutto mai, per nessuna ragione, dovendo noi prendere una decisione, potremo muoverci tranquillamente tra le spire altrui senza cercare con diplomazia di non ferire nessuno, pur non riuscendoci, data la volubile strada del cuore di chi ci circonda.
È un triste destino che ci appartiene, che lega noi poveri infermi delle emozioni a quel solido nastro d’argento che incorona le nostre “virtù”, ignari delle spine che affondano nella nostra carne quando la nostra anima cerca raramente di venire a galla.

T.M.

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