venerdì 15 maggio 2020

I peccati di Peyton Place


Non mi sarei mai aspettato che questo libro fosse così coinvolgente. E' vero che ho fatto un po' fatica a terminarlo, ma solamente per il fatto che questo periodo di quarantena, nonostante le mie aspettative, non mi ha molto invogliato alla lettura, anzi, il contrario. Probabilmente perché questa "attesa", che ognuno di noi porta dentro in questo periodo di incertezze, ci spinge a non approcciarci al meglio alla lettura, la quale dovrebbe essere un momento rilassante, in cui staccare la mente per lasciarci trasportare altrove, ma paradossalmente, quando lo si fa, ci si accorge che quello che succede "qui e ora" è molto più importante, e quindi non si ha la serenità giusta per lasciarsi andare. Forse. Ma probabilmente per ognuno è diverso.
Ritornando alla recensione, posso dire che questo romanzo non ha nulla di quello che ci si aspetterebbe dalle opinioni che si trovano in giro, quale "romanzo rosa", opera "piccante" che molti leggevano di nascosto, perché quando uscì certe storie non erano permesse, o comunque erano viste di cattivo occhio.
Quest'opera, seppur non eccelsa, racchiude un importante esempio di letteratura psicologica, o per meglio dire antropologica, dove i sentimenti e le pulsioni delle persone vengono analizzati senza timore, e viene fatto dai protagonisti stessi. Ogni storia raccontata, o meglio, la storia di ogni singolo personaggio, è un appassionante specchio delle emozioni delle persone, quei sentimenti che fino a pochi anni fa, e qualche volta anche tutt'ora, non vengono confessati. Questo tipo di "analisi" rispecchia un po' la narrativa di Stephen King, e infatti lui stesso racconta di essersi appassionato a questo romanzo. Non a caso molti romanzi di King sono principalmente focalizzati sulle piccole comunità e sui loro segreti inconfessati, sulle tensioni che si generano tra gli abitanti e sui problemi che possono scaturire quanto questi segreti vengono allo scoperto.
Peyton Place è molto più di un "romanzo rosa" , dentro questo racconto c'è la vita delle persone, le loro paure, le loro speranze e i loro sogni infranti, spesso a causa delle altre persone, spesso per la paura, quella paura che domina ognuno di noi almeno una volta nella vita e che ci blocca, facendoci chiedere chi è davvero il mostro che ci spaventa tanto, e quanto sia reale. Se sia dentro o fuori di noi. Se siamo noi, o siano gli altri. Se sono i nostri amici, o quelli che si definiscono tali. Insomma, i mostri si nascondono ovunque, e troppo spesso hanno un sorriso stampato sul volto. Solo che invece di un sorriso nasconde un ghigno.

T.M.

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