venerdì 22 giugno 2012

Convenzioni

E se ci abituassimo a vivere una vita che non sentiamo nostra? Quanto dolore potrà sopportare il nostro cuore prima di scoppiare sapendo che tutto ciò che vediamo riflesso nello specchio non ci appartiene? È solo una maschera che non vogliamo nemmeno riconoscere, e per questo ci rifiutiamo persino di guardarla a volte.
Se passando davanti ad uno specchio chiudessimo gli occhi, e la forza dell'immagine riflessa facesse scorrere le nostre lacrime, costringendoci a guardare ciò che non siamo, ciò che non vogliamo, ciò che evitiamo di riconoscere, per paura di fuggirne lontano e non tornare mai più?
Se osserviamo le nostre mani, e la prospettiva distorta del nostro punto di vista ci mostra gli artigli con i quali vorremmo cavarci gli occhi, per non poter più fissare ciò che sta di fronte a noi, dentro di noi? E ci troviamo in conflitto, turbati dall'impossibilità di riconoscere la verità, la differenza tra maschera ed anima, le differenze tra noi, e LUI; quella figura che ci sta davanti, che ci osserva con una tale ripugnanza da farci venire voglia di nasconderci, di strapparci i vestiti di dosso e correre nudi su una terra senza pregiudizi, una terra che ci ama, che ci accoglie, una terra che ci capisce, la terra che pensavamo non avremmo mai raggiunto, quella terra che sogniamo ogni notte, ma non ce lo ricordiamo, quella terra che occupa tutti i nostri pensieri, eppure non lo sappiamo. Quella terra è sempre stata sotto i nostri piedi eppure abbiamo smesso di guardarla, sperando di spiccare il volo e lasciarci tutto alle spalle, problemi e incomprensioni, timori e insicurezze. Ma non è volando che ci salveremo, e nemmeno correndo lontano, ma solo restando a guardare quell'immagine riflessa, e riconoscendo il nostro cuore, che non si può mascherare, e può invece salvare quell'anima che notiamo in trasparenza dietro il velo delle convenzioni.

T.M.

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