giovedì 3 aprile 2008

Giulia Ottonello

Ventiduenne, genovese, Giulia inizia presto lo studio del canto con la madre Laura Cappelluccio, mezzosoprano ed insegnante, e più tardi danza con Antonella Ledda.
Frequenta in seguito masterclasses in jazz and gospel con Shawn Monteiro ed il compianto Carl Anderson e per il musical con David Ashley.
S’impone all’attenzione del grande pubblico durante la seconda edizione (2003) del programma televisivo “Amici” di Maria De Filippi, che vince.
Finita la trasmissione sia coi compagni di “Amici” che da protagonista partecipa all’I-TIM Tour, ad alcune tappe della tournée di Gigi D’Alessio, duetta con Gloria Gaynor, prende parte a diverse trasmissioni televisive e spot pubblicitari.
Per la Sugar di Caterina Caselli incide un singolo, “Permission”, prodotto ed arrangiato da Corrado Rustici, adattato in italiano da Moltheni (“Spezzami il Cuore”); collabora con gli Aeroplanitaliani per l’Album “Sei felice?”, prende parte al tributo “… a Pierangelo Bertoli” cantando “Pescatore” coi Nomadi.
Debutta nel mondo del musical nel ruolo di Kathy Selden al fianco di Raffaele Paganini in “Cantando sotto la pioggia” per la regia di Saverio Marconi, con la Compagnia della Rancia.

"Arrivati allo spettacolo di oggi, “Squali”, accettare di fare la Sirena, per una come me che con l’acqua solo alle caviglie era presa dal panico e si sentiva già affogare, rappresentava una delle sfide più impegnative che la professione poteva richiedermi.
Ma l’originalità del progetto di Alberto Luca Recchi, le coinvolgenti musiche del M° Massimo Nunzi, l’incontro magicamente fortuito col regista Duccio Forzano hanno fatto il resto.
E poi, giusto per farvelo sapere, ho anche imparato a nuotare, grazie alla pazienza di Silvana Cavaliere."

Depressione

Possiamo essere pieni di contraddizioni, di dubbi, di incertezze; guardarci dentro e spaventarci, chiuderci in noi stessi, e desiderare di sparire. Possiamo cercare di sorridere, seguire gli altri, cancellare le nostre tracce e pian piano prendere una nuova via, lontana da noi. Possiamo guardarci allo specchio, e non riconoscerci, guardarci dentro, e non ritrovarci, cercarci fuori, perdendoci. Oppure possiamo negare ogni possibilità, vedere il vuoto, e non riuscire nemmeno a scorgere i nostri piedi al limite di un baratro. Cerchiamo di sorridere ma non abbiamo specchi in cui guardarci, e se ci muoviamo non abbiamo tracce da seguire. Non abbiamo nessuno a cui donare il nostro cuore, che ormai si riempie di lacrime e comincia a traboccare, e rimpiangiamo quando traboccava d'amore, quando volevamo abbracciare il mondo, e credevamo di poterlo fare in ogni momento. Ed allora ci sediamo, e chiudiamo gli occhi, e accettiamo i colpi di chi ci scansa, senza più guardare, senza più desiderare.

T.M.

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