lunedì 1 febbraio 2016

L'usanza del paese - Edith Wharton

Sono qui finalmente a parlare di questo romanzo che ha accompagnato molte delle mie serate ultimamente, e nonostante ritenga siano troppe nella media dei miei tempi di lettura abituali, posso solo incolpare me stesso e la poca costanza che ho messo nel proseguire abitualmente la lettura, ma per il resto il romanzo merita ogni istante che gli ho dedicato.
Se non sapessi che questo romanzo è stato scritto nei primi anni del novecento direi che rispecchia benissimo le situazioni che possiamo trovare comunemente nei romanzi di Candace Bushnell, come "New York sexy", sebbene innegabilmente scritto meglio, ammettiamolo, la prosa della Wharton non ha nulla di paragonabile a quella della Bushnell, per quanto anch'essa possa essere una brava narratrice. Resta il fatto che questa caratteristica ne fa davvero una lettura per tutti, anche per chi pensa che un romanzo dell'autrice di "L'età dell'innocenza" possa essere un obiettivo troppo alto; la Wharton è in grado di parlare a tutti, e lo fa in modo estremamente intrigante e seducente, nonchè splendido e raffinato.
L'autrice ci porta all'interno dei più bei salotti newyorkesi facendoci respirare l'aria snob che potremmo respirare ora in un qualsiasi attico della grande mela. E ci trascina poi nella pomposa Parigi dei primi del novecento, che poco si discosta dall'altezzosa metropoli che ci possiamo trovare di fronte ora. Insomma, sono luoghi "conosciuti" che ci fanno respirare aria di contemporaneità, sebbene la storia ci trasporti comunque in una dimensione parallela dove le usanze del paese sono "leggermente" diverse, ma non meno rigide di quelle che potremmo trovare ora.
Undine, la protagonista, si muove in ogni ambiente con un'apparente sicurezza che trasuda un costante terrore di apparire....nel modo sbagliato. Undine, un personaggio terribilmente ostinato, eppure con un fascino perverso; la sua figura ci ammalia non tanto per la sua bellezza quanto per la spudoratezza con cui si immerge in qualsiasi situazione mettendo davanti ad ogni cosa i propri desideri materiali, facendola apparire la cosa più normale che esista al mondo. Eppure Undine appare un personaggio estremamente fragile, ci sono momenti in cui la si vorrebbe proteggere, specialmente quando, in presenza del vecchio amico Elmer Moffat, abbandona ogni resistenza e si spoglia di ogni sua maschera per mostrare veramente il suo spirito dichiaratamente materialista. E' forse in questi momenti che la si apprezza meglio, perchè non mente a nessuno, soprattutto a se stessa, mentre nel resto del romanzo Undine appare come una persona che costruisce il proprio futuro sulle menzogne, quelle bugie che in qualche modo la possono rendere più affascinante agli occhi altrui, ma che invece a lungo andare non fanno che logorare il sentiero che ha deciso di percorrere, rischiando di farla precipitare nel bel mezzo del nulla che si è creata attorno.
Ci sarebbe da scrivere pagine e pagine su questo personaggio, ci sarebbe da dilungarsi sulla sfrontatezza che usa nei confronti dei propri genitori, oppure il quasi totale disinteresse nei confronti del figlio, oppure la freddezza con cui tratta ogni suo amante una volta ottenuto quello che credeva di desiderare. Insomma, Undine fa parlare di sè, anche quando si vorrebbe relegarla in qualche angolo nascosto dal quale non possa nuocere a nessuno, perchè questa donna riemerge ancora più forte di prima, perchè il suo ricordo, anche per chi l'ha solo intravista, non può essere cancellato; Undine è una donna che sa come far parlare di sè, e nonostante non si sia mai adeguata all'usanza del paese, nonostante abbia sempre fatto di tutto per comprenderla ma gli sia sempre sfuggito l'elemento essenziale che le permettesse di conciliare la sua vita con quella delle persone che le stavano attorno, alla fine questa donna non può far altro che accettare se stessa e prendere coscienza che solo nel proprio ambiente, e restando fermamente sè stessi, si può vivere, altrimenti si è sempre condannati a sopravvivere, perchè l'uomo non è un animale che sa adattarsi facilmente ai nuovi ambienti, soprattutto l'uomo Americano.
Voto con un 9,5 e lo consiglio a tutti, come una lettura spassosa, ma allo stesso tempo decisamente profonda.

T.M.

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