sabato 14 febbraio 2015

L' uomo scomparso - Jeffery Deaver

Premesso che sono un fan accanito di Jeffery e sto "percorrendo" la saga di Lincoln Rhyme fin dal primo romanzo. Questo capitolo però mi ha lasciato un tantino perplesso rispetto ai preced
enti. Diciamo che sommariamente il ritmo è rimasto lo stesso, anzi, forse ancor più incalzante; nel complesso però l'opera mi è apparsa alquanto "carica", e a tratti confusa. Deaver sembra aver voluto inserire a forza troppi elementi, talmente tanti che sembrano smaterializzare completamente la trama del romanzo, rendendola un ammasso di tasselli che a stento compongono un quadro generale comprensibile e soprattutto accettabile. Non metto in dubbio la narrazione che è di ottimo livello, specialmente per i primi tre quarti del libro, mentre alla fine comincia a farsi un po' confusa, soprattutto per colpa dei continui colpi di scena. Quello che metto in dubbio è l'idea generale: era davvero necessario architettare una storia così complessa per raccontare la vicenda di un illusionista che vuole riscattarsi? Il tema di fondo è anche interessante, e soprattutto si presta benissimo ad essere utilizzato dal grande Deaver, infatti l'illusionismo e tutti i trucchi correlati fanno in modo che le vicende siano ancor più avvincenti ed enigmatiche, solo che mi sono reso conto che rispetto ad altri romanzi lo scrittore non spiega gradualmente i ragionamenti dietro alle analisi di Rhyme, per farci arrivare poi alle sue scoperte, ma piuttosto opta per il colpo di scena che viene poi svelato attraverso la spiegazione del modo in cui si è arrivati a tali conclusioni, una narrazione al contrario che compromette un po' il tutto, perchè anche se da una parte ci fa vivere la sorpresa, dall'altra non ci da la giusta suspense che ci si aspetterebbe da questi romanzi, quell'adrenalina derivante dalla ricerca fatta dai protagonisti per arrivare gradualmente alla soluzione di un enigma. Insomma, in poche parole la struttura, leggermente cambiata, compromette un po' il tutto, e la trama, un tantino abusata, storpia la conclusione del tutto, che di solito arriva ad un punto di sollievo, mentre qui lascia ancora sulle spine, seppure sia tutto finito e concluso, come se ci si dovesse aspettare ancora qualcosa, perchè per Deaver non è mai abbastanza in queste pagine.
Voto con un 6,5, non credo si meriti molto di più, avrebbe potuto sfruttare decisamente meglio il materiale che aveva a sua disposizione. 

T.M.

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