martedì 16 aprile 2013

Aquilano.Rimondi, eccessi sartoriali mixati a virtuosismo

Le condizioni della creatività contemporanea sono antitetiche rispetto a quelle di quarant'anni fa, quando il sistema e la lingua del prêt-á-porter furono inventati dalla generazione dei pionieri, italiani in primis. Allora si costruiva da zero: l'alta moda rappresentava il feticcio da distruggere. 
Oggi la creazione - nella moda, e oltre - solo di rado è moto spontaneo. Si crea citando e rielaborando il già fatto, in una vertigine di smontaggi e nuove interpretazioni. Manierismo, in altre parole, che non esclude l'invenzione. Nell'arte è sempre stato così. È il frutto di particolari momenti storici, come quello presente. La moda non fa eccezione. Tommaso Aquilano e Roberto Rimondi, in arte Aquilano.Rimondi, sono indubbiamente manieristi: citano, omaggiano. Lo fanno a modo loro, però, e proprio per questo andrebbero inclusi nel novero dei pochi italiani, oggi, dallo stile originale. Non a caso, sono parecchio apprezzati all'estero. I department store americani li sostengono dalla prima ora. Anna Wintour, che non fa nulla per caso, presenzia ai loro show, concedendo un indelebile imprimatur. 

IL MOTTO: ECCEDERE, AGGIUNGERE, DECORARE
Poi c'è, appunto, lo stile: incisivo, eccessivo. Li si ama o li si odia: il loro barocco iperbolico, espressione di una sartorialità che porta ancora alto il vessillo vessato di un Made in Italy che le istituzioni stoltamente trascurano, non lascia certo indifferenti. In questi tempi di blandizie, una conquista assoluta. «Ci piace eccedere, aggiungere, decorare: è quanto ci distingue da tutti i minimalisti e finti minimalisti che ci sono in giro - esordisce Roberto Rimondi, che dei due è il più infiammabile e garbatamente polemico -. Anche a noi ogni tanto piacerebbe sottrarre, ma i clienti ci chiedono di più. Poco moderno, accusa certa stampa. Il business dà prova del contrario, rispondiamo noi. Anche perché poi c'è la pre-collezione per declinare lo stesso stile in versione soft».
Moda 24 incontra i due stilisti nello studio-atelier milanese, clinico e apparentemente anonimo. Tutto comunica efficienza: pochi impiegati, molto indaffarati. Altro che atelier d'artiste. Lo stilismo ha la sua ragione d'essere nell'industria: negarlo sarebbe un letale infingimento, e Aquilano e Rimondi lo sanno bene. Lavorano insieme su un grande tavolo bianco.
Tutto intorno, scatole in via d'archiviazione traboccano di scampoli di tessuto e prove, perché, spiega Tommaso «abbiamo la fortuna di lavorare con tessutai italiani che hanno ancora voglia di sperimentare, e che se stimolati a dovere ci danno grandi soddisfazioni». In ordine, lungo le pareti, altre scatole, disposte in sequenza alfabetica, custodiscono materiali fotografici recenti e non, personali e non, nonché una miriade di disegni: un ricco archivio di stimoli e input, che di volta in volta danno l'abbrivio alle nuove collezioni. «Il discorso sull'originalità è alquanto complesso – spiega Roberto, in una lucida quanto inconsapevole appropriazione di quella che Achille Bonito Oliva, a proposito di manierismo, definì ideologia del traditore –. Noi pensiamo che l'originalità oggi sia possibile in rari casi. Però, ci sono visione e invenzione anche nel saper guardare e interpretare». Ad Aquilano e Rimondi quel guardare e interpretare riesce invero bene.  

IlSole24Ore

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