mercoledì 25 luglio 2007

L'immagine del mondo: Lo specchio e l'ignoto


Dove trova l'uomo il limite al proprio sguardo? Mentre egli si muove è in costante confronto con il finito dei propri passi e ciò che lo precede o che lo segue, è in cerca di coordinate, di riferimenti, qualcosa che lo conduca al sicuro, una geografia che non gli faccia fare “passi falsi”; l’uomo ha però a disposizione la propria immaginazione, che lo proietta oltre l’ignoto, egli è in grado di avere di fronte a se sempre un’immagine, e mai il nulla perché l’ignoto ha comunque una sua struttura, gli sa dare una forma perché vi riflette la realtà conosciuta.
Quando l’uomo si sposta nel proprio spazio, nella propria vita, egli pensa, ed agisce, ed ha un controllo del proprio pensiero. Di fronte ad una determinata situazione, ad un contesto sconosciuto, l’uomo si sente spaesato, egli ha però a disposizione degli strumenti, e nel suo cammino si imbatterà sempre in più di uno sbocco, dove però nel bivio incontrerà uno specchio, ed è questo specchio, che mostrando il percorso da cui egli viene, lo rende cosciente di ciò che ha attraversato; esso ci dispone verso il futuro anche come compenetrazione nel passato.

Guardare l’infinito nel finito, riscoprire le nostre possibilità del “qui e ora” rispetto al “lì chissà dove” (l’incerto). Lo specchio ci permette di riflettere (e di rifletterci) sui nostri passi, ed ecco allora che una riflessione forzata su ciò che è tangibile ci permette di procedere verso il non tangibile, ci permette di scegliere, ma di scegliere coscientemente, un po’ come deve fare l’uomo secondo il campo dell’antropologia, procedere cosciente della propria appartenenza ad un sistema, che come singolo ne fa un tassello ecologico dalle cui scelte dipende la struttura del vivere del resto degli individui. Muovendosi, cosciente dei propri limiti ma anche delle proprie possibilità, l’uomo ricrea un disegno, un tracciato, una nuova geografia per la società dalla quale può scaturire un nuovo sistema di relazioni migliori, dove i punti fondamentali possono diventare gli stessi, inconsapevolmente, ma non per questo casualmente. Il tracciato può nascere dall’infinito insito nel finito, basta saperlo vedere al momento giusto.
T.M.

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