Il campo di confronto per nuove idee, dove i sogni si scontrano con la realtà e fanno crescere la speranza.
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lunedì 16 dicembre 2013
Duma Key - Stephe King (presenti spoiler)
Terminato in questo istante. Ho voluto esprimere "a caldo" la mia opinione su questo libro, perchè più volte mentre lo leggevo avevo il forte desiderio di dire cosa King mi stava trasmettendo (finalmente) dopo alcune delle delusioni degli ultimi anni (La storia di Lisey). Il libro si è lasciato leggere come un treno in corsa, che nonostante le moltissime pagine cattura per la freschezza della narrazione. Si possono notare però molte differenze rispetto alla "classica" narrazione di King, il tutto è infatti "un po' meno curato", ma non propriamente in senso negativo, anzi, King diventa di facile accesso ad un pubblico più vasto; che poi questo possa ritenersi una cosa positiva o negativa sta ad ogni lettore da valutare, nel mio caso preferisco un King più elaborato, anche se non astruso, che può anche dire poco ma lo dice in modo impeccabile. Ecco, forse è in questo che pecca un pochino questo romanzo, cerca di dire troppo, e tutto alla fine, e sembra come doversi scusare di non aver detto abbastanza prima. Questo lo trovo inaccettabile, perchè denota una grande insicurezza, infatti tutta l'ultima parte del libro, un buone 250 pagine, sono sì la conclusione della storia, una cosa assolutamente essenziale (anche perchè nelle precedenti 500 della storia viene svelato veramente poco), ci si domanda però se non fosse il caso di evitare una tale caduta di stile banalizzando su patetiche immagini "horror" (che di horror non hanno davvero niente) che tentano di impressionare. Era davvero necessario?
Le prime 500 pagine mi hanno talmente emozionato che non mi aspettavo sarei finito per fare una critica semi-negativa su questo romanzo, perchè da King non avrei mai immaginato una tale "inversione di rotta"; mi sembra il modo più azzeccato per definire lo svolgimento complessivo di questa storia, dove forse per la prima volta non viene lasciato praticamente un solo punto di domanda, tutto viene minuziosamente spiegato. Sarà forse questo ad infastidire? Stride inoltre il modo sbrigativo in cui viene trattata la reazione della morte della figlia, assolutamente inconcepibile per un narratore in cui la psicologia dei personaggi è praticamente tutto.
Come posso valutare quest'opera? Mi viene in mente solamente un 6,5 (purtroppo), perchè mi aspettavo decisamente di più. Peccato.
T.M.
mercoledì 27 novembre 2013
Casa Howard - Edward Morgan Forster
Devo dire che sono arrivato arrancando all'ultima pagina di questo romanzo, seppure le ultime sessanta pagine abbiano trovato il modo di appassionarmi molto di più di tutte le precedenti centonovanta. E' fondamentale dire che si tratta di un romanzo che si arricchisce man mano che lo si legge, in quanto sembra costantemente mutare per ritmo, costruzione della narrazione ed anche linguaggio in molti casi. In poche parole un romanzo che sa stupire, anche se spesso mi ha fatto sbadigliare. Odio parlare male dei grandi scrittori, per questo eviterò di farlo, ma non posso non dire che molto spesso la narrazione si fa troppo confusa ma soprattutto astrusa, cosa che se in alcuni casi incanta per le magnifiche descrizioni delle elucubrazioni mentali dei personaggi, in altri casi non fa altro che conciliare il sonno.
Ora però vorrei concentrarmi un attimo sulla trama e sui personaggi: partendo da questi ultimi direi che è difficile definire se ciascun personaggio venga davvero ben delineato nella storia, e quasi sicuramente la cosa è stata voluta; ciascuno infatti sembra incarnare un ideale, un'emozione, più che un vero e proprio personaggio a tutto tondo, quasi che essi servano unicamente per mostrare i contrasti all'interno della storia, contrasti che sottolineano la quasi totale mancanza di possibilità di connessioni, parola molto importante all'interno del romanzo.
Possono davvero Margaret ed Helen aiutare Leonard? Può (o deve?) la borghesia aiutare il povero cercando di indirizzarlo verso la giusta strada? Può un intellettuale vivere fianco a fianco per il resto della sua vita con un borghese ottuso legato alla strategia dei soldi, dovendo quindi sopprimere ogni viaggio della mente ed ogni possibile deviazione (anche solitaria) da un percorso preordinato? Il libro pone queste ed un altro milione di domande su quello che sono i contrasti della vita, e molto spesso le risposte sono vaghe, perchè non esiste una strategia di vita, ma solo uno specchio su quello che sono state e saranno le abitudini dell'uomo "moderno" che affronta il proprio tempo, le carezze e le bastonate che si trova ad affrontare, dove però è indispensabile non dimenticare che molto spesso è l'approccio più semplice quello che ripaga, e soprattutto evita le ferite.
La trama è quindi molto complessa, e ricca di colpi di scena, anche se credo non sia per nulla fondamentale la successione degli eventi, quanto le reazioni che provocano sulle relazioni tra i personaggi; sono queste che arrivano ad un culmine in cui tutto diventa decisivo, ed in cui ognuno si deve sentire obbligato a scegliere la strada da percorrere. Perchè prima o poi la vita pretende che tu prenda una scelta, e spesso la scelta è quella di convivere in modo armonioso con chiunque ti stia intorno, perchè solo così si può raggiungere, e comprendere, l'armonia delle connessioni.
Voto 8 (non è possibile non apprezzare la buona scrittura)
T.M.
p.s.

venerdì 15 novembre 2013
Come inserire il pulsante mi piace di Facebook attraverso il gadget HTML/JavaScript
Aprite la pagina del Layout cliccando prima su Design e poi su Layout.
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una finestra dove dovrete completare i campi Titolo (ma è
facoltativo, io infatti l'ho lasciato in bianco perché il titolo viene
visualizzato nel blog subito sopra l'applicazione e a me non serve dare
un nome al pulsante di Facebook), e il campo Sezioni del sito dove andrete a copincollare il codice qui sotto dopo averlo selezionato:
Giro di Vite - Henry James

Ammetto di essere rimasto spiazzato alla fine della lettura del romanzo, anche se spiazzato non riassume bene la sensazione che ho provato. Poi, leggendo la prefazione (ovviamente dopo la lettura del libro, così da non pregiudicare il mio giudizio sul romanzo dato che era molto dettagliata ed esaustiva), mi sono reso conto che tutto quello che ho provato durante la lettura del libro non erano sciocchezze! L'ansia, l'isteria, la morbosità, le continue allusioni sessuali, l'assurdità delle relazioni tra i personaggi, non erano mie invenzioni, erano tutte parti del libro ben orchestrate per lasciare quella sensazione di spaesamento che si prova alla fine del libro, e che ti fa ripensare alle pagine appena lette, dove tutto acquista improvvisamente un senso (o quasi), dove ci si rende conto che non si conosce veramente la collocazione di nessun personaggio, di nessuna emozione.
Devo anche dire che sono stato sviato nel modo di affrontare questo libro dalla convinzione che fosse molto più fedele al film "The Others" che ha ispirato, cosa assolutamente assurada perchè le due opere sono completamente diverse seppure di fondo ci siano intenti simili (e personaggi uguali, o quasi).
Insomma, un libro spaesante, ma decisamente carico di significati e di fascino. Un libro che non va affrontato alla leggera nonostante le poche pagine, ma assolutamente un libro che merita di essere letto.
Voto 8
T.M.
lunedì 11 novembre 2013
La cacciatrice di ossa - Kathy Reichs
Quattordicesimo capitolo per la Dottoressa Temperance Brennan, l'antropologa forense che negli ultimi anni mi ha veramente fatto appassionare a questo genere di romanzo.
Purtroppo però questa volta la storia, ma in particolare la narrazione, sono alquanto scarse. Il tutto infatti convince poco, soprattutto il finale, a peggiore, a mio parere, è il modo in cui la scrittrice ha impostato questo romanzo, il modo in cui lo ha raccontato. Diversamente dal solito infatti vengono tralasciate molte spiegazioni, soprattutto della vita della protagonista che, per chi non la conosce perchè non ha letto i precedenti romanzi, in questo caso resta una perfetta sconosciuta. Inoltre Temperance questa volta affronta di petto la situazione, improvvisandosi investigatrice (aveva iniziato un po' a farlo anche in "206 ossa" e la cosa aveva per l'appunto declassato un tantino il romanzo), cosa che altera alquanto la sua posizione all'interno della saga, nonchè l'interesse per il suo personaggio, dimostratosi sempre molto serio ed all'altezza delle situazioni, e diventanto improvvisamente un investigatore da quattro soldi senza nè capo nè coda.
Apprezzo gli sforzi per mantenere il tono, ma non riesco a smettere di pensare che questo romanzo sia stato una forzature per far uscire a tutti i costi una storia senza rompere la catena di "un romanzo all'anno". Questo però svaluta molto la Reichs, alla quale devo assolutamente dare un 5 come ammonimento. Mi dispiace tanto.
T.M.
Purtroppo però questa volta la storia, ma in particolare la narrazione, sono alquanto scarse. Il tutto infatti convince poco, soprattutto il finale, a peggiore, a mio parere, è il modo in cui la scrittrice ha impostato questo romanzo, il modo in cui lo ha raccontato. Diversamente dal solito infatti vengono tralasciate molte spiegazioni, soprattutto della vita della protagonista che, per chi non la conosce perchè non ha letto i precedenti romanzi, in questo caso resta una perfetta sconosciuta. Inoltre Temperance questa volta affronta di petto la situazione, improvvisandosi investigatrice (aveva iniziato un po' a farlo anche in "206 ossa" e la cosa aveva per l'appunto declassato un tantino il romanzo), cosa che altera alquanto la sua posizione all'interno della saga, nonchè l'interesse per il suo personaggio, dimostratosi sempre molto serio ed all'altezza delle situazioni, e diventanto improvvisamente un investigatore da quattro soldi senza nè capo nè coda.
Apprezzo gli sforzi per mantenere il tono, ma non riesco a smettere di pensare che questo romanzo sia stato una forzature per far uscire a tutti i costi una storia senza rompere la catena di "un romanzo all'anno". Questo però svaluta molto la Reichs, alla quale devo assolutamente dare un 5 come ammonimento. Mi dispiace tanto.
T.M.
sabato 28 settembre 2013
Il Signore Degli Anelli - John R. R. Tolkien
Sono sempre stato molto scettico sui romanzi Fantasy, ecco perchè ho
affrontato questo romanzo solo perchè è stata una specie di scommessa
tra me ed un mio amico. Ed ecco che capita l'inaspettato. Adoro questo
libro.
Non posso dire che sia uno dei libri più semplici da
leggere, soprattutto per il fatto che nonostante la sua lunghezza
andrebbe letto assolutamente tutto di seguito e non secondo la
suddivisione in tre capitoli che ne è stata fatta. Resta comunque il
fatto che ne sono rimasto assolutamente affascinato, sotto tutti i punti
di vista. La narrazione è magistrale, l'ambientazione spettacolare
(ripeto, nonostante non ami il genere Fantasy questo libro sembra
superarlo ampiamente, è una cosa che va oltre il genere, è un mondo a sè
stante!) i personaggi restano nel cuore
e soprattutto tutto ciò che viene narrato sembra esistere davvero, pur
superando i confini della realtà; ogni cosa infatti ha un suo perchè, e
viene spiegato minuziosamente, ma mai annoiando. C'è da dire che per
approfondire ancora meglio la storia ed i personaggi sarebbe necessario
leggere tutti i libri correlati al Signore degli Anelli, cosa che ho
assolutamente intenzione di fare a breve; sono rimasto poi ammaliato
dalla modernità stessa del racconto, i parallellismi possibili con il
nostro mondo, con la nostra vita attuale, con le situazioni che viviamo e
con le persone che conosciamo. C'è da sbizzarrirsi a trovare tutte le
sfaccettature possibili di questo romanzo, ed ogniuna porta ad una
scoperta nuova e sempre piacevole.
E' insomma un libro che va letto
assolutamente prima o poi, senza farsi spaventare dal suo "peso", ma
facendosi solo trasportare dalla storia, come se fosse una fiaba che ci
viene raccontata prima di andare a dormire e che sogni non fanno che
prolungare.
Voto con un 10. Mi ha davvero conquistato.
T.M.
venerdì 28 giugno 2013
E' giusto cambiare per gli altri per poi non riconoscersi?

Fino a che punto siamo veramente noi stessi? E quanto cambiamo per gli altri? Cambiare un po' per gli altri, per piacere, credo sia una normale prassi nella vita della maggior parte delle persone, soprattutto quelle che hanno un carattere introverso e faticano a socializzare, una cosa che viene praticamente automatica quando ci si trova in mezzo alle persone e si scoprono i propri punti deboli mentre si cominciano a contare gli innumerevoli punti forti altrui. Allora cominciamo a fare un'analisi mentale di noi stessi, e cominciamo a credere che facendo così potremmo essere più simpatici, oppure comportandoci in quel determinato modo potremmo attirare l'attenzione di qualcuno di interessante. Ed ecco che cominciamo a mettere in moto quel meccanismo perverso e incontrollabile che ci fa cambiare da noi stessi, da quello che abbiamo sempre visto allo specchio, da quell'IO che custodivamo gelosamente perchè lo conoscevamo sotto ogni aspetto, e ci piaceva. Ma ora non ne siamo più tanto sicuri, perchè se gli altri non ci notano allora non siamo davvero così speciali. Ecco il primo pensiero sbagliato che potremmo mai fare! D'altra parte "Cambiare" non è mai una cosa sbagliata fino in fondo, dipende fino a che punto siamo disposti a farlo; se per piacere andassimo contro ai nostri principi allora quello sarebbe un modo molto sbagliato di cambiare.
Anch'io a volte stentavo a riconoscermi, avevo perso il filo di me stesso e credevo che tutto ciò che avevo davanti fosse una brutta copia di quello che volevo essere, o meglio, che gli altri volevano vedere in me. Allora passavo giorni interi ad interrogarmi su ciò in cui credevo veramente, su cosa di me stesso era veramente importante, quali aspetti del mio essere non potevano in nessun modo essere cambiati per rendermi ancora riconoscibile a me stesso ma soprattutto agli altri. Ed allora mi sono reso conto che in fondo ero ancora IO, non avevo cancellato il mio vero "essere", era solo leggermente appannato da una moltitudine di sfumature che ricoprivano ciò che ero, come una patina di incertezza, ma sollevata questa, come un velo trasparente, tutto ciò che ancora muoveva i fili ero unicamente io. Io con il mio cuore malridotto ma che ancora poteva battere. Allora ho preso in mano la situazione ed ho affrontato le priorità della mia esistenza, cancellando false aspettative e improbaibili amicizie, frutto di un disperato tentativo di emergere, quando invece il solo modo per spiccare in mezzo agli altri era brillare di luce propria.
Le sfumature servono, ma cerchiamo di non farle diventare ombre, altrimenti ci troveremo intrappolati in qualcosa di irrecuperabile.
T.M.
domenica 2 giugno 2013
Il re dei torti - John Grisham

Innanzitutto è da apprezzare il coinvolgimento della lettura, scorrevole e ben ritmata. Forse non un romanzo ricco di colpi di scena come ci si potrebbe aspettare dalla fama di Grisham e dei suoi intrecci, è però da apprezzare il modo in cui ha affrontato il tema, quello della "corruzione" degli avvocati, sempre in bilico tra cosa è giusto e cosa è sbagliato. Mi hanno decisamente lasciato senza parole le vicende affrontate dal protagonista, il modo in cui i soldi corrompano le persone e le porti a perdere il controllo su loro stesse senza che se ne accorgano. Ma non è questo l'aspetto più interessante del libro, quanto invece i casi trattati dall'avvocato, le cause intentate alle grandi aziende farmaceutiche ed i loro gravissimi errori (non voglio svelare di più altrimenti vi rovinerei tutta la parte più bella del libro).
Comunque un libro consigliatissimo, da un "vergine" del genere, che è però rimasto profondamente colpito dalla bravura di questo scrittore di tenere incollato il lettore fino all'ultima pagina (raramente mi succede di far fatica a riporre un libro che sto leggendo!).
Voto con un 8, non mi tengo più alto solo perchè forse il finale poteva essere un pochino più brillante.
T.M.
venerdì 17 maggio 2013
Insomnia - Stephen King
E così finalmente ce l'ho fatta. Dopo due tentativi infruttuosi (uno di 200 pagine e uno di forse poco più di un centinaio) sono riuscito a leggere tutto questo voluminoso tomo del Re. Cosa mi avesse spinto ad abbandonarlo le prime due volte non lo saprei spiegare con certezza; di sicuro so che mi provocava una terribile sonnolenza (neanche a farlo apposta!). Stà di fatto che ora che sono giunto finalmente alla fine di questo romanzo posso dire che l'ho davvero apprezzato. Parliamoci chiaro, non è il suo miglior romanzo, anzi, e forse sono proprio alcune sue caratteristiche troppo "particolari" che mi hanno fatto allontanare all'inizio, come un po' di lentezza iniziale, quando la trama non è ben definita e non si riesce a capire lo scopo di tutto ciò che accade (molto poco); ma ora che sono riuscito ad apprezzarlo in tutta la sua interezza ed ho capito che di fondo c'è un importante collegamento alla serie de "La Torre Nera", posso tranquillamente dire che di sicuro proverò ad avvicinarmi anche a questa famosa serie che fino ad ora non mi ero mai interessato di prendere in considerazione.
Parliamo un po' di "Insomnia" però: libro "consistente", soprattutto per l'estrema lunghezza con cui sono trattati gli episodi, cosa che molto probabilmente farebbe spazientire coloro che sono abituati ad un ritmo un tantino più avvincente, se poi consideriamo che il protagonista ha settant'anni! possiamo tranquillamente metterci l'animo in pace (ma non disperate...le cose possono cambiare!).
Tutta la vicenda si svolge su toni che rimandano senza dubbio al paranormale, forse fin troppo per quello che si è abituati a leggere nei romanzi di King, ma questo è forse uno dei tratti importanti che lo porta a collegarsi ad una saga Fantasy (La Torre Nera) dove il collegamento con la Realtà è di sicuro importante ma non gioca un aspetto così rilevante per tutta la vicenda. Stà di fatto che il libro affronta dei concetti davvero interessanti, e lo fa in modo decisamente singolare che li rende affascinanti; l'approccio alla Realtà in questo libro non è così scontato, anzi, ci fa scoprire cose che probabilmente non avremmo mai notato, e quando poi si mette da parte il libro e ci si guarda attorno niente ci può più apparire come prima.
Per quello che mi riguarda posso dire che mi sono affezionato ai protagonisti, anche se all'inizio li trovavo insopportabili e credevo che non sarei mai riuscito a digerirli, forse proprio per la loro lentezza! Ci si affeziona insomma, e si arriva alla fine anche commossi del lungo percorso che hanno fatto insieme (e insieme a noi) e si guarda indietro con un po' di nostalgia perchè la "consapevolezza" che ci mancava del tutto all'inizio finalmente è stata raggiunta, ma vogliamo veramente perderla di nuovo? Domanda interessante a cui si può rispondere solo leggendo attentamente il libro, e chissà, forse anche leggendo "La Torre Nera".
Voto con un 7,5, per non sbilanciarmi troppo, ma vi terrò aggiornati sui tomi successivi.
T.M.
mercoledì 15 maggio 2013
venerdì 10 maggio 2013
Easy girl - Easy A

Comunque per tornare al film è assolutamente consigliato, per una serata spassosa ma assolutamente lontana dalla stupida commedia banale a cui ci hanno abituato "Scary movies" & co.
Voto 8, anche solo per il fatto che non riesco a smettere di vedere il pezzo iniziale del film che mi fa ancora ridere dopo la millesima volta che lo vedo!
T.M.
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