martedì 4 settembre 2007

Auditorium della città di Padova: vince Cecchetto

Si è concluso il concorso internazionale per la progettazione dell' “Auditorium della città di Padova” . Il Comune aveva reso noto, lo scorso 16 novembre, l’elenco dei 10 gruppi selezionati per la seconda fase del concorso restringendo la rosa a due studi italiani (Archea e Studio Cecchetto) e otto stranieri (Juan Navarro Baldeweg, David Chipperfield Architects Ltd, Odile Decq - Benoit Cornette Sarl, Architectuurstudio Herman Hertzberger Bv, Arata Isozaki Associati, Kada e Wittfeld Architekten, Aies Mateus & Associados e Van Berkel En Bos Unstudio B.V). La Giuria, composta da Gonçalo BYRNE, Michel DESVIGNE e Massimiliano FUKSAS, ha decretato vincitore il progetto dell’architetto Alberto Cecchetto (capogruppo). Il nuovo Auditorium di Padova è stato organizzato dallo Studio Cecchetto in "unità" morfologiche e funzionali, ognuna delle quali ha una propria identità morfologica, figurativa e funzionale.

Il Parco della Musica: un regalo alla città e un o
maggio a Giotto La prima “unità” coinvolge il piano terra dell'area d'intervento. È il luogo della collettività e delle relazioni sociali. Da vivere il più possibile e durante tutto l'anno. Un parco, due piazze, un luogo per concerti all'aperto, un parco fluviale, un canale che arriva a Venezia, ristoranti e bar all'aperto. Al parco si accede da tutti i lati del suo perimetro e, in quota, dal parcheggio pubblico di via Gozzi. Il Parco della Musica è organizzato in modo da:
• dare identità al nuovo Auditorium di Padova. Che si distinguerà dagli altri centri della misica proprio perchè è un parco a verde dimostrando che non è in alternativa alla costruzione di un centro in grado di ospitare attività musicali di alto livello, a volte di elite e anche sperimentali
• uno spazio quindi di grande attrattività sociale che deve essere utilizzabile da vari gruppi sociali, con varie attività in contemporanea e per più tempo possibile. Indispensabili quindi gli spazi a verde per la sosta e la tranquillità, piazze pedonali dove si affacciano ristoranti e bar all'aperto. Uno spazio a verde che richiede sempre grande energia, per avere un costante controllo sociale: unica possibilità di riscattare, luoghi urbani dal degrado, evitando così il formarsi di sacche di emarginazione sociale.
• uno spazio all'aperto per la musica bandistica, per manifestazioni musicali an
che estemporanee, per suonatori "di strada", per tutti coloro insomma che hanno passione ed energia musicale. Un palco al centro di un ampio spazio gradonato consente tutto ciò: ha una superficie di 100 m3 ampliabile e soprattutto al di sotto del volume della sala piccola e può sfruttare la rifrazione sonora della parete che fa da involucro alla sala stessa.
• per sviluppare questa indispensabile energia collettiva proponiam
o anche la creazione di un parco d'acqua lungo il Piovego, con piste ciclabili, percorsi pedonali, aree di sosta lungo gli argini per rilassarsi e distendersi al sole,e piattaforme galleggianti in legno, per avere un contatto "fisico" con l'acqua, ma anche per consentire l’attracco di zattere galleggianti che trasportano musica. Sfruttano la rifrazione dell'acqua e l'invaso acustico del canale, possono trasformare in alcuni periodi estivi il canale in un luogo della musica itinerante a favore del pubblico cittadino che attraversa il parco. Possono diventare una "insegna acustica", un modo di attirare, incuriosire, sollecitare la fantasia verso la musica
• sarà compito della creatività della Fondazione e dei gestori, utilizzare questa suggestiva opportunità, che il parco fluviale offre.

• resta da dire l’importanza del disegno del "Parco della Musica": della rete dei percorsi pedonali che lo attraversano, al fine di attraversare con facilità l'area in tutte le direzioni e su tutti i lati. Ciò per garantire il massimo di "permeabilità" al luogo, rendendolo fulcro di un sistema urbano complesso.
In tal senso prevedia
mo la costruzione di un nuovo ponte pedonale, che collega le due sponde del Piovego, e che è orientato lungo l'asse della Cappella degli Scrovegni che il nostro progetto riconosce come uno dei due assi fondativi del nuovo centro musicale. I percorsi pedonali, realizzati con macinato di pietra compressa e stabilizzata, resa impermeabile con spruzzo di silicone trasparente per rendere i percorsi preaticabili in tutte le stagioni, diventano all'imbrunire e di notte, con spot di luce annegati nel terreno, percorsi "virtuali": luoghi di luci e ombre, che assieme alle masse arboree e agli argini opportunamente illuminati e al fondale retroilluminato dei nuovi edifici dell'Auditorium, formano una scenografia notturna di grande suggestione.

Un Auditorium in forma di città All’Auditorium si accede dall’entrata principale, che si affaccia su una piazza di 800 mq, accessibile da via Gozzi. La piazza è attrezzata con banchine per la fermata dei mezzi pubblici, del tram e per i taxi. Nella piazza si affacciano la biglietteria, un bar ristorante e, al piano terra dell’edificio novecentesco, le vetrine degli spazi commerciali. Vi è poi un’entrata secondaria, in corrispondenza del vuoto creato tra gli edifici novecenteschi, che funge da accesso sia alla hall dell’Auditorium che al grande spazio verde del Parco della Musica. La hall è quindi uno spazio molto articolato con luoghi di ritrovo, piazze coperte, vetrine di negozi, scale, rampe, a similitudine della complessità e dei ritmi della città storica. La hall è il naturale prolungamento dello spazio pubblico delle piazze esterne. Uno spazio dinamico che consente l'accesso alle diverse parti della struttura diventando quindi il vero fulcro di tutte le attività e servizi ma allo stesso tempo capace, grazie alla flessibilità degli ambienti e alla indipendenza rispetto all'uso delle sale, di ospitare anche attività alternative, quali esposizioni temporanee di piccole e grandi dimensioni, catering, stand per attività congressuale, presentazioni di eventi ed esecuzioni di performance musicali ed artistiche. Dal 6 luglio al 31 agosto presso Il Palazzo della Ragione (ingresso dalla "scala delle Erbe", piazza delle Erbe – Padova) l’Assessorato ai lavori pubblici, edilizia comunale, infrastrutture, edilizia monumentale ha organizzato la mostra "Il suono della forma, la forma del suono", in cui sono esposti i dieci progetti e i modelli che hanno partecipato alla selezione del Concorso.

Disturbi dell'umore - disturbi bipolari

Nella psicosi maniacale conclamata l'umore di solito è euforico, ma l'irritabilità e la franca ostilità con litigiosità non sono rare. Generalmente, i pazienti maniacali sono esuberanti e appariscenti o vestiti con colori sgargianti; hanno modi autoritari con una parlantina rapida, inarrestabile. Tendono a credere di essere nel loro stato mentale migliore. La loro mancanza di consapevolezza e la capacità sregolata di attività possono portare a uno stato psicotico pericolosamente esplosivo. Ne risultano contrasti interpersonali che possono condurre a deliri paranoidi, come quelli di nocumento o di persecuzione.
L'attività mentale accelerata è vissuta dal paziente sotto forma di pensieri che si rincorrono, è osservata dal medico come fuga delle idee e, nelle sue forme estreme, è difficilmente distinguibile dall'allentamento dei nessi associativi nei pazienti schizofrenici. Facilmente distraibili, i pazienti possono passare di continuo da un tema od occupazione a un'altra. I pensieri e le attività sono espansive e possono arrivare sino a una franca megalomania delirante (cioè, la convinzione erronea di essere ricchi, potenti, inventivi e geniali, oppure l'assunzione temporanea di un'identità megalomanica). Alcuni pazienti credono di essere assistiti da agenti esterni. A volte si manifestano allucinazioni uditive e visive. Il bisogno di sonno appare diminuito. I pazienti maniacali si imbarcano in svariate attività in maniera inesauribile, eccessiva e impulsiva, senza rendersi conto dei pericoli sociali cui possono andare incontro. Nei casi estremi, l'attività psicomotoria è talmente frenetica che non esiste più alcun legame comprensibile tra umore e comportamento; questa agitazione afinalistica è nota come mania confusa, che è la controparte dello stupor depressivo. Osservabile raramente nella pratica psichiatrica attuale, la mania confusa costituisce un'emergenza medica, perché i pazienti possono morire per vero e proprio esaurimento fisico.

La psicosi maniaco-depressiva è una malattia endogena, solitamente a carattere ereditario, non è perciò scatenata né da lesioni cerebrali, né da eventi esterni. La manifestazione primaria è un'alterazione dell'affettività. I momenti di depressione dell'umore (melanconia) si alternano a momenti di esaltazione dell'umore (mania), nel caso tipo il ritmo di alternanza è regolare, nei restanti periodi si manifesta una completa normalità (eutimia). Recenti studi epidemiologici indicano il Disturbo Bipolare ugualmente comune negli uomini e nelle donne (DSM-IV-TR). Se le fasi depressive si alternano alla mania si parla di disturbo bipolare di tipo I. Se invece le fasi depressive si alternano all'ipomania si parla di 'disturbo bipolare di tipo II'; è sufficiente un solo periodo di ipomania, della durata di almeno quattro giorni per la diagnosi. Ancora la ciclotimia è un alternarsi di fasi depressive ed ipomaniacali, però mai così gravi e debilitanti da richiedere un ricovero ospedaliero o da compromettere totalmente l'attività sociale e lavorativa dell'individuo.
La malattia è il risultato di vari fattori, biologici genetici e ambientali. Essa è correlata al danneggiamento della funzione dei connettori intercellulari all’interno di alcune specifiche zone del cervello provocandone un'alterazione a favore della trasmissione eccitatoria (episodi a carattere ipomaniacale o maniacale) o inibitoria (episodi a carattere depressivo). Fattori psicosociali, quali lutti, abusi durante l'infanzia, gravi perdite affettive, problemi finanziari possono innescare nei soggetti predisposti il processo che dà origine alla malattia. La predisposizione è correlata con l'ereditarietà. Dunque la predisposizione non necessariamente si esplica nello sviluppo della malattia, l'assenza di forti stress nell'esperienza dell'individuo predisposto potrebbe evitare l'insorgenza dei sintomi.


Kathy Reichs ed il medical thriller

Kathleen J. "Kathy" Reichs (Chicago, 1950) è un'antropologa forense, docente ed autrice di romanzi di genere medical thriller (che si basa su plot di forte tensione ambientati nel settore della medicina legale), spesso in vetta alla classifica dei libri maggiormente venduti.
Senza tanti intermezzi la considero la mia scrittrice preferita di thriller, nessuno come lei riesce a combinare meglio azione, sentimenti ed allo stesso tempo un'interessante immersione nel mondo della medicina legale fatto di nozioni e situazioni che sono tutt'altro che noiosamente meccaniche, come succede per la maggior parte dei romanzi che tentano di entrare troppo nello specifico della materia trattata.
Kathy è in grado di presentare i fatti, gli studi e i metodi in un modo tale da far crescere anche nel lettore la voglia di saperne di più di questo mondo di ricerche e scienza.
Inoltre, come accennavo prima, non manca la vena sentimentale, dove la protagonista, l'unica ed inimitabile Tempe Brennan, ci accompagna nella sua vita fatta di lavoro ma anche di mille affettività che contrastano con questo, ognuna trattata con la dovuta sensibilità, ed il giusto senso dello humor.
Quelli di Kathy sono triller impareggiabili, e come si è potuto notare, nemmeno il telefilm tratto da questi, BONES, ne è stato all'altezza, per non dire che ne ha fatto una caricatura orribile indegna di essere collegata al nome della Reichs.

T.M.

Sunshine

Il film supporta la tensione al livello di 28 giorni dopo, è ricco di immaginazione, ma soprattutto non si lascia trascinare nel banale, anche se a tratti, verso la fine, emerge anche troppo verso il mistico, rischiando di compromettere un po' la patina di mistero che governa tanto bene il tutto.
Non è la classica storia dove gli eroi salvano il mondo, qui si intrecciano molto bene delle psicologie ben calibrate e controllate dei person
aggi, in cui tutto è freddamente controllato, senza lasciare spazio a pietismi o lacrime inutili. L'obbiettivo è preso seriamente, forse anche troppo, e stupisce persino nel modo in cui viene affrontato il primo broblema dell'Icarus, mettendo a repentaglio una vita forse troppo inutilmente.
E' comunque una storia affascinante, che prende bene lo spettatore, e la voto quindi con un 7,5. Forse parteggio un po' per altri generi, ma ammetto che quando un film è ben orchestrato posso anche fare un'eccezione.
T.M.

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