martedì 18 febbraio 2014

Il discepolo - Elizabeth Kostova

Questo romanzo è rimasto nella mia libreria per lungo tempo lo ammetto, e rimpiango anche che sia stato così, anche se forse ogni libro ha il suo tempo, ed il tempo per questo era proprio ora, apprezzato nella sua interezza, senza stacchi nè complicazioni. Bisogna ammetterlo, per ogni momento c'è un libro come per ogni libro c'è il suo momento.
C'è molto da dire su questo libro però, perchè nei suoi confronti si è alimentato una specie di amore e odio, ma non vi spaventate, non sto partendo con una recensione che stronca il romanzo dopo una premessa tanto promettente. Però non posso fare a meno di pensare che, nonostante la lunghezza, questo romanzo aveva bisogno di qualche pagina in più. Ecco il classico errore degli autori che sanno scrivere bene, non riescono a concludere degnamente quello che hanno iniziato (Stephen King), o per meglio dire, non riescono a trovare la degna conclusione ad una storia che hanno portato avanti con tanto amore e dove ci hanno trascinati dentro, anche a forza, di cui ci hanno fatto innamorare e di cui non riuscivamo più a fare a meno. Si arriva a quelle ultime pagine dove tutto sembra dire: Probabilmente può, quando non ti lascia con l'amaro in bocca per tutte le pagine lette, quando ti ha fatto apprezzare ogni momento, ogni pagina, così che le ultime risultano trascurabili in confronto al resto.
Per restare sul campo dei contenuti posso solo apprezzare questa prova letteraria dove l'utilizzo dell'immagine di Dracula è stata fatta magistralmente. Il personaggio infatti non era mai stato trattato in questo modo, trasportato ai giorni nostri senza risultare squallidamente trasformato e nemmeno risultando "vecchio" in modo imbarazzante. Anche se c'è da dire che Dracula risulta molto più interessante quando è solo nominato, mentre comincia a perdere parecchia sostanza nel momento in cui "entra in scena". Per assurdo!
La narrazione del romanzo poi è un altro punto forte. Infatti i continui salti temporali, dovuti unicamente alla "lettura" da parte dei personaggi di testi che spaziano per più generazioni, è davvero un modo intrigante di far procedere una storia che in realtà è già scritta! Due volte!
Concludo semplicemente dicendo che è un romanzo che merita di essere letto, basta non aspettarsi troppo dalla conclusione della storia, ma lasciarsi trasportare dalla narrazione, dai viaggi dei personaggi, dalle bellissime descrizioni, storiche e paesaggistiche, che caratterizzano questo libro. 
Voto con un 7,5, forse potrei dare qualcosina in più, però ritengo ancora che sia troppo importante saper concludere una storia per meritarsi un apprezzamento vero e proprio, quindi preferisco restare su una linea neutra. 

T.M.

mercoledì 22 gennaio 2014

Nero a Manhattan - Deaver Jeffery

Partendo dal presupposto che è il primo libro di questo bravissimo autore... posso perdonarlo. Eh sì, perchè ci sono parecchie cose da perdonare, come il fatto di costruire l'intero romanzo su una storia frivola e su un protagonista diciamo altrettanto poco incisivo. 
Tutto ruota attorno alla morte di un vecchietto, un caro vecchietto amico di una ragazzina di vent'anni, la quale è talmente poco sconvolta dalla morte dell'uomo da interessarsi unicamente al fatto che questo, presumibilmente, nascondesse dei soldi sui quali lei è ben interessata a mettere le mani. Ma la banalità non si ferma qui, questi soldi dovrebbero magicamente comparire per una strana relazione tra un film, descrizione di una storia realmente accaduta, in cui da una rapina in banca un poliziotto avido si appropria dei soldi nascondendoli in un cimitero. La rapina accade quarant'anni prima. Ora, io non riesco a vedere i nessi logici per imbastirci una storia, tanto che neppure Deaver la costruisce realmente, infatti tutto è incentrato tulle relazioni amorose della ventenne, che indaga su inesistenti relazioni tra il morto e questa rapina (ovviamente dimenticandosi completamente che questi era un suo "grande" amico), e che non ha nessuna prospettiva per il proprio futuro se non quella di sopravvivere cambiando lavoro e domicilio a seconda dell'umore. 
Non capisco come ci si possa affezionare ad un personaggio del genere, probabilmente si ha un po' di compassione per lui, ma la cosa finisce qui. Comunque, tutto questo per dire che i tratti fondamentali di Deaver, la sua maestria nel descrivere la psicologia dei personaggi, di tratteggiare sentimenti forti e situazioni ancora più incisive, qui sembra non esistere, se non con qualche piccolo sprazzo finale dove i "classici colpi di scena alla Deaver" compaiono magicamente per creare un po' di trambusto nelle ultime 50 pagine, così da non farci pensare di aver completamente buttato via il nostro tempo, ed i nostri soldi, in una lettura inutile e scontata.
Forse sono stato troppo cattivo, ma come esordio devo dire che fa acqua da tutte le parti, soprattutto pensando agli splendidi romanzi che sono iniziati con il "Collezionista d'ossa" e sono continuati con i successivi. 
Mi aspettavo un esordio più deciso, invece mi sono trovato di fronte ad una storia moscia più adatta ad un pubblico di teenager incazzati e demotivati. 
Punto a favore? Non si può dire che non sia un libro che si fa comunque leggere nonostante tutti i suoi difetti, quindi complimenti per la scrittura, ma ringrazio infinitamente il cielo che i contenuti sono migliorati con le produzioni successive, altrimenti Deaver non sarebbe lo scrittore che conosciamo ora. 
Voto con un 6.

T.M.

giovedì 16 gennaio 2014

Il talento di Mr. Ripey - Patricia Highsmith

“Patricia Highsmith è una scrittrice che ha creato un mondo tutto suo, un mondo claustrofobico e irrazionale in cui entriamo ogni volta con la sensazione che un pericolo ci sovrasti, con la testa mezza girata all’indietro, perfino con una certa riluttanza, poiché sono piaceri crudeli quelli che ci apprestiamo a provare, finché a un certo punto, verso il terzo capitolo, la trappola è scattata, non possiamo più ritirarci, siamo condannati a vivere la storia sino al finale, in compagnia dell’ennesimo colpevole da lei tratteggiato.”  
Graham Greene.

Recensione (sono presenti spoiler):
Parliamo dunque del libro! Non ho mai letto nulla di minimamente assomigliante a questo romanzo, niente di più diabolicamente intricato, fantasticamente descritto, ed incredibilmente angosciante. Leggere "Il talento di Mr. Ripey" ti catapulta letteralmente in un altro mondo, un mondo fatto di psicosi, ansie, angosce, delitti assurdamente "semplici"; mentre si procede con i capitoli non si riesce a capacitarsi della bravura dell'autrice nel trasmettere le sensazioni del protagonista, che poi è il colpevole!, cosa ancora più assurda. Ci sentiamo quindi chiamati in causa a rispondere delle azioni di un personaggio assolutamente allucinato, ma che ormai fa parte di noi! Siamo noi! Come l'autrice sia riuscita a trasmettermi queste sensazioni resta per me ancora un'incognita. Posso dire questo perchè mentre leggevo il libro non ho fatto altro che vivere nella costante angoscia di essere scoperto, e non appena il protagonista ha avuto un attimo di respiro, circa a metà libro, quando le indagini si placano e tutto sembra filare per il verso giusto, ecco che improvvisamente anche il senso di angoscia che provavo è sparito, convinto di poter mettere per un attimo da parte la mia paura di essere braccato. Non nascondo di aver tirato un respiro di sollievo alla fine del libro, ma nonostante questo mi è rimasta l'irresistibile voglia di proseguire con i prossimi capitoli della storia, che ne conta ben quattro. 
Trailer
Quindi non posso fare altro che consigliare un'autrice (rivelazione per me) che sa veramente cosa significa saper scrivere, e che voto con un 9,5. Lo so, mi stupisco persino io del voto. Resta però quel mezzo voto che non riesco ancora a dare, perchè un dubbio mi tormenta: com'è possibile che a Mongibello e a Roma non fosse mai stata pubblicata una foto di Tom Ripley così che le persone che lo conoscevano come Dickie potessero smascherarlo? Confido che una minima spiegazione ci sia nel prossimo libro, ma non ne sono tanto sicuro. 

T.M.

martedì 7 gennaio 2014

Le brave ragazze combinano guai - Polly Williams

Immagino che qualcuno si possa stupire trovando una recensione di questo tipo dopo i "bei titoloni" postati recentemente. Eppure chi mi conosce dovrebbe sapere che sono una persona che legge di tutto, soprattutto perchè amo farmi stupire, e sono convinto che dietro ogni tipo di lettura ci sia un modo nuovo di stupirsi, anche se deriva da una chick lit come in questo caso.
Il libro in questione, "Le brave ragazze combinano guai", fa parte di una serie di libri di un'autrice che ho seguito fin dall'inizio, e che reputo la più affine ad uno stule paragonabile alla Kinsella; ma non fraintendetemi, non nel senso della forma, ma del contenuto e se vogliamo chiamarla così della "sostanza" (cosa difficile da tirare in ballo con libri del genere). La Williams infatti riesce a portare in scena situazioni molto interessanti, e spesso per niente scontate, ed a farlo in un modo fresco che molte altre scrittrici del genere faticano ad eguagliare, spesso perchè ricadono nella banalità degli argomenti, ma soprattutto dei luoghi comuni. Polly Williams invece, a differenza anche della bravissima Kinsella, privilegia una scrittura di sostanza, dove le frivolezze si affiancano ad un forte contenuto di significato per ogni singola ambientazione e situazione che viene messa in scena. Forse in questo assomiglia di più alla cara "vecchia" Madeleine Wickham (ossia il vero nome di Sophie Kinsella), dove al posto delle grandi risate viene fatto un po' di spazio per le medio-piccole riflessioni. Apprezzo questo modo di trattare questi argomenti perchè li toglie dalla classica patina di superficialità, e quindi dona al tutto un significato in più, elevandolo a qualcosa di più di una semplice "lettura da ombrellone". 
Ora non pensate che sia diventato pazzo, non ritengo assolutamente che questo tipo di letteratura possa essere minimamente ai livelli di altri autori da me letti e trattati in questi post (Vassalli, Mazzucco, Follet, King, ecc.), bisogna però riconosce che alcune autrici del genere chick lit possono notevolmente superare le altre, e per questo meritano di essere menzionate ed adeguatamente recensite. 
Detto ciò, questo romanzo in particolare mi ha soddisfatto decisamente meno di altre opere della stassa autrice ("Vita bassa e tacchi a spillo", "Baby o non baby"). Forse mi aspettavo questa "profondità" di cui ho accennato, questa accuratezza dei personaggi e delle situazioni che qui è venuta a mancare, seppure non completamente; stà di fatto che nel complesso si sono persi molti cardini dell'autrice che qui sembra essere molto frettolosa nel raccontare le situazioni, delineando talmente poco i personaggi che ho persino faticato a tenerli a mente! (pericolosamente grave nel caso di un libro di questo tipo! o forse mi distraevo facilmente?...) Non c'è molto altro da dire, le prime opere sono sicuramente migliori, ora dovrei affrontare un confronto con la produzione più recente ("La moglie peggiore del mondo", "Quanto mi ami da uno a dieci?").
Voto 6,5

T.M.

venerdì 27 dicembre 2013

Come scegliere un libro da leggere, regalare o consigliare

Vediamo come scegliere un libro da leggere, regalare o consigliare. Leggere , oltre ad essere una buona abitudine, è anche uno dei passatempi più piacevoli che esistano. Leggere non è solo un modo rilassante per trascorrere il tempo, non permette solo di arricchire il bagaglio culturale, non è solo un modo per migliorare il proprio lessico e la capacità espositiva ma consente di essere catapultati in una nuova dimensione, in un mondo nuovo, parallelo dove trovare rifugio o perdersi.
Leggere è un modo che permette di isolarsi dalla realtà quotidiana, rigenerare la mente e dimenticare, anche se per pochi minuti, problemi, pensieri e ansie che ci accompagnano. Arrivati all’ultima parola, dell’ultima pagina, della lettura resta un sentimento per i contenuti appena terminati, gioia, commozione, insofferenza, delusione, attesa. Comunque sia, un libro non lascia mai indifferenti.
Ma come si può scegliere un libro tra tutti quelli pubblicati e presenti negli scaffali, reali o virtuali delle librerie? Si tratta di un passo spesso difficile, da compiere con attenzione perché nel titolo che si sceglie si andranno a riporre delle aspettative, come fosse un amico a cui abbandonarsi, con la speranza di non essere traditi. 

Come scegliere un libro da leggere, regalare o consigliare per autore 
Di solito, quando si entra in una libreria o si sfogliano le pagine di uno store online, la prima ricerca si effettua sugli autori preferiti. Si guarda o si scopre che è uscito il nuovo libro, si legge la trama o si curiosa tra le opere passate. Come per i grandi prodotti tecnologici, anche per alcuni autori si formano code davanti ai negozi all’uscita di una nuova pubblicazione. Stephen King, Wilbur Smith, Ken Follett, Patricia Cornwell, Joanne Rowling per citarne alcuni, hanno creato filoni narrativi di successo. Collezionare tutte le opere del proprio autore preferito diventa un traguardo importante per il lettore anche se non tutta la produzione possa essere completamente apprezzata. 

Come scegliere un libro da leggere, regalare o consigliare per genere
La scelta di un libro può avvenire anche in base al genere letterario, indipendentemente dall’autore. Leggere diversi libri che trattano lo stesso argomento potrà essere considerato monotono ma fornisce punti di vista diversi e la conoscenza di stili diversi. Agatha Christie o Andrea Camilleri trattano un genere, il giallo, che li accomuna, con una sostanziale differenza di stile dovuta alla diversa epoca di stesura e ambientazione. La scelta di un libro in base al genere è tra le più delicate perché, essendo a conoscenza dell’argomento, il modo in cui viene trattato dall’autore potrà piacere ma anche deludere inesorabilmente rendendo “antipatico“, oltre all’autore,  anche l’argomento. 

Come scegliere un libro da leggere, regalare o consigliare per stato d’animo
E’ risaputo che per iniziare una lettura si debba essere predisposti, con lo stato d’animo adatto a calarsi nell’ambientazione trattata. Con lo stesso stato d’animo si può scegliere un titolo per una lettura d’evasione o impegnata. Ci sono momenti, nella vita di una persona, che predispongono a certi tipi di lettura rispetto ad altri. Ecco che in un momento di innamoramento si potrà scegliere un libro rosa che faccia sospirare il lettore, quando si sogna di viaggiare – e non si può farlo fisicamente – potrà essere piacevole un libro d’avventura o di viaggio oppure, in periodi di riflessione, libri e saggi filosofici o psicologici. Anche in questo caso si tratta di una scelta difficile perché bisogna essere realmente pronti ad affrontare un argomento dettato dalle proprie sensazioni altrimenti il rischio è di cancellare dalle preferenze l’autore, tutto il panorama librario su quell’argomento e, delle volte, anche la lettura. 

Scelta su consiglio
Tante volte si chiede ad amico o familiare, appassionato di lettura, un consiglio su cosa leggere. Un consiglio per una lettura va elargito e percepito con attenzione perché ognuno può consigliare un’opera particolarmente apprezzata ma, ad esempio, il consiglio di leggere una storia d’amore andrebbe dato solo a chi ama quel genere di libri. Quindi sarebbe bene chiedere consigli solo a chi abbia dei gusti e interessi simili ai propri. Naturalmente il consiglio può anche essere rifiutato e, nonostante un libro possa essere particolarmente interessante, potrebbe non piacere a tutti per genere, tipo di narrazione o stile descrittivo. Il consiglio però non è mai sprecato perché resta nella memoria del lettore che ritrovandosi davanti alla copertina del libro, ricordando il consiglio, potrà approfondire le informazioni sull’autore, sulla trama e magari scegliere di leggerlo grazie al suggerimento ricevuto. 

Scelta su regalo
So che ti piace leggere per cui ti regalo un libro” è la frase che il più delle volte accompagna l’omaggio letterario. Un pensiero gradito per gli amanti della lettura ma solo se indovina i gusti del destinatario altrimenti il libro finirà nella libreria senza nemmeno essere sfogliato. Molti regalano un libro perché a loro è piaciuto ma non è detto che per il destinatario sia lo stesso. La lettura è come un profumo, piacevole ma personale. Prima di regalare un libro informatevi sui gusti di chi lo riceverà, se possibile consultate la sua libreria, guardate i titoli già in suo possesso, parlate dei libri che ha già letto per evitare di trasformare un bel pensiero in un regalo non gradito. 

Come scegliere un libro da leggere, regalare o consigliare in base alla classifica
Quando si ha poco tempo per scegliere ma si vuole leggere un libro, si tende a guardare la classifica dei libri più venduti. Anche qui c’è una sezione dedicata alle classifiche di vendita su amazon. Sicuramente è un buon modo per farsi un’idea su cosa leggere ma è più indicato a chi considera la lettura una moda più che un passatempo. Poi si tratta delle classifiche di vendita, non di apprezzamento. Sapere che 2 milioni di persone hanno acquistato un libro potrà anche far capire quale sia la tendenza del momento e magari si tratterà anche di un’ottima pubblicazione ma non dice altro. Ben più importanti sono le recensioni che gli stessi lettori lasciano sul libro letto, quelle sono il vero termometro per stabile se un libro sia apprezzato o meno e, comunque, riguarda individui che possono avere gusti simili ai nostri ma sono diverse da noi.
Scegliere un libro da leggere è dunque cosa semplice e complessa ad un tempo. Da quella scelta dipendono le nostre ore di lettura, che devono essere piacevoli e rilassanti e non sofferte e noiose. Da quella scelta dipende il nostro viaggio verso mete sconosciute.
In un libro, dopotutto, c’è un mondo da scoprire, pagina dopo pagina, e la sua fine non è che l’inizio di un altro mondo, là, a pochi centimetri di distanza dal precedente, nello scaffale polveroso della nostra libreria.

martedì 24 dicembre 2013

Tobia Ravà

Tobia Ravà è di cultura ebraica e svolge la sua attività artistica in vari contesti dall'ebraismo, alla logica matematica, all’arte contemporanea. Ha frequentato la Scuola Internazionale di Grafica di Venezia e Urbino e poi si è laureato in Semiologia delle Arti all’Università di Bologna, allievo di Umberto Eco, Renato Barilli, Omar Calabrese, Flavio Caroli.
Nel 1971 inizia la sua attività pittorica e dal 1977 espone in mostre personali e collettive in Italia, Belgio, Croazia, Francia, Germania, Spagna, Brasile, Argentina, Giappone e Stati Uniti. Nel 1983 è tra i fondatori del gruppo bolognese AlcArte, attivo all’Università di Bologna (DAMS), con l’intento di coniugare il fare arte all’epistemologia.
Nel 1988 si è occupato di Iconografia ebraica, partecipando al progetto di schedatura di epigrafi ebraiche nel Veneto, Friuli-Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige insieme a Gadi Luzzatto Voghera e Paolo Navarro.
È promotore del gruppo Triplani; nel 1998 è tra i soci fondatori di Concerto d’Arte Contemporanea, associazione culturale che si propone di riunire artisti con le stesse affinità per riqualificare l’uomo ponendolo in sintonia con l’ambiente, interagendo in spazi urbani, parchi, ville, edifici storici con l’arte contemporanea.



Codici trascendentali: את
Mostra personale di Tobia Ravà

La mostra personale di Tobia Ravà "Codici trascendentali את ", allestita presso il Centro culturale Altinate San Gaetano, è un affascinante viaggio alla scoperta dei significati nascosti della realtà, attraverso una lettura a vari livelli delle parole e delle immagini. Organizzata dall'Assessorato alla Cultura del Comune di Padova, l'esposizione presenta alcune opere con soggetti architettonici mediterranei, le “Vele”, lavori su alluminio specchiante con boschi e vortici, sculture in bronzo e terracotta raffiguranti piante, animali ed assemblaggi, realizzati con logiche e percorsi storico-filosofici oppure attraverso semplici associazioni mentali. Sia le composizioni architettoniche, sia quelle a soggetto naturalistico si legano strettamente al luogo espositivo essendo costruite con un fitto tracciato di numeri e concetti fondamentali della cultura ebraica, concernenti l’etica e la riqualificazione dell’uomo e dell’ambiente. L’esposizione in marzo-aprile sarà poi visibile a Tel Aviv ed in maggio-giugno a Roma negli spazi della Ermanno Tedeschi Gallery.
Mostra a cura di Maria Luisa Trevisan e Sirio Luginbühl
13 dicembre 2013-16 febbraio 2014
Padova, Centro culturale Altinate San Gaetanor
Inaugurazione: 12 dicembre, ore 18.00

lunedì 16 dicembre 2013

Desperate housewives 8


Duma Key - Stephe King (presenti spoiler)

Terminato in questo istante. Ho voluto esprimere "a caldo" la mia opinione su questo libro, perchè più volte mentre lo leggevo avevo il forte desiderio di dire cosa King mi stava trasmettendo (finalmente) dopo alcune delle delusioni degli ultimi anni (La storia di Lisey). Il libro si è lasciato leggere come un treno in corsa, che nonostante le moltissime pagine cattura per la freschezza della narrazione. Si possono notare però molte differenze rispetto alla "classica" narrazione di King, il tutto è infatti "un po' meno curato", ma non propriamente in senso negativo, anzi, King diventa di facile accesso ad un pubblico più vasto; che poi questo possa ritenersi una cosa positiva o negativa sta ad ogni lettore da valutare, nel mio caso preferisco un King più elaborato, anche se non astruso, che può anche dire poco ma lo dice in modo impeccabile. Ecco, forse è in questo che pecca un pochino questo romanzo, cerca di dire troppo, e tutto alla fine, e sembra come doversi scusare di non aver detto abbastanza prima. Questo lo trovo inaccettabile, perchè denota una grande insicurezza, infatti tutta l'ultima parte del libro, un buone 250 pagine, sono sì la conclusione della storia, una cosa assolutamente essenziale (anche perchè nelle precedenti 500 della storia viene svelato veramente poco), ci si domanda però se non fosse il caso di evitare una tale caduta di stile banalizzando su patetiche immagini "horror" (che di horror non hanno davvero niente) che tentano di impressionare. Era davvero necessario? 
Le prime 500 pagine mi hanno talmente emozionato che non mi aspettavo sarei finito per fare una critica semi-negativa su questo romanzo, perchè da King non avrei mai immaginato una tale "inversione di rotta"; mi sembra il modo più azzeccato per definire lo svolgimento complessivo di questa storia, dove forse per la prima volta non viene lasciato praticamente un solo punto di domanda, tutto viene minuziosamente spiegato. Sarà forse questo ad infastidire? Stride inoltre il modo sbrigativo in cui viene trattata la reazione della morte della figlia, assolutamente inconcepibile per un narratore in cui la psicologia dei personaggi è praticamente tutto. 
Come posso valutare quest'opera? Mi viene in mente solamente un 6,5 (purtroppo), perchè mi aspettavo decisamente di più. Peccato.

T.M.
 

mercoledì 27 novembre 2013

Casa Howard - Edward Morgan Forster

Devo dire che sono arrivato arrancando all'ultima pagina di questo romanzo, seppure le ultime sessanta pagine abbiano trovato il modo di appassionarmi molto di più di tutte le precedenti centonovanta. E' fondamentale dire che si tratta di un romanzo che si arricchisce man mano che lo si legge, in quanto sembra costantemente mutare per ritmo, costruzione della narrazione ed anche linguaggio in molti casi. In poche parole un romanzo che sa stupire, anche se spesso mi ha fatto sbadigliare. Odio parlare male dei grandi scrittori, per questo eviterò di farlo, ma non posso non dire che molto spesso la narrazione si fa troppo confusa ma soprattutto astrusa, cosa che se in alcuni casi incanta per le magnifiche descrizioni delle elucubrazioni mentali dei personaggi, in altri casi non fa altro che conciliare il sonno. 
Ora però vorrei concentrarmi un attimo sulla trama e sui personaggi: partendo da questi ultimi direi che è difficile definire se ciascun personaggio venga davvero ben delineato nella storia, e quasi sicuramente la cosa è stata voluta; ciascuno infatti sembra incarnare un ideale, un'emozione, più che un vero e proprio personaggio a tutto tondo, quasi che essi servano unicamente per mostrare i contrasti all'interno della storia, contrasti che sottolineano la quasi totale mancanza di possibilità di connessioni, parola molto importante all'interno del romanzo.
Possono davvero Margaret ed Helen aiutare Leonard? Può (o deve?) la borghesia aiutare il povero cercando di indirizzarlo verso la giusta strada? Può un intellettuale vivere fianco a fianco per il resto della sua vita con un  borghese ottuso legato alla strategia dei soldi, dovendo quindi sopprimere ogni viaggio della mente ed ogni possibile deviazione (anche solitaria) da un percorso preordinato? Il libro pone queste ed un altro milione di domande su quello che sono i contrasti della vita, e molto spesso le risposte sono vaghe, perchè non esiste una strategia di vita, ma solo uno specchio su quello che sono state e saranno le abitudini dell'uomo "moderno" che affronta il proprio tempo, le carezze e le bastonate che si trova ad affrontare, dove però è indispensabile non dimenticare che molto spesso è l'approccio più semplice quello che ripaga, e soprattutto evita le ferite. 
La trama è quindi molto complessa, e ricca di colpi di scena, anche se credo non sia per nulla fondamentale la successione degli eventi, quanto le reazioni che provocano sulle relazioni tra i personaggi; sono queste che arrivano ad un culmine in cui tutto diventa decisivo, ed in cui ognuno si deve sentire obbligato a scegliere la strada da percorrere. Perchè prima o poi la vita pretende che tu prenda una scelta, e spesso la scelta è quella di convivere in modo armonioso con chiunque ti stia intorno, perchè solo così si può raggiungere, e comprendere, l'armonia delle connessioni
Voto 8 (non è possibile non apprezzare la buona scrittura)

T.M.

p.s.
Evitate di guardare il film di James Ivory prima di leggere il romanzo (cosa che ovviamente a me è capitata) in quanto il film rispecchia completamente, e quando dico completamente intendo quasi parola per parola, il libro e questo non può che rovinarvi l'emozione della lettura, rendendola decisamente più noiosa di quanto non possa esserlo senza conoscere il percorso della narrazione. Detto ciò, alla fine del romanzo guardate pure il film, perchè una trasposizione cinematografica non è mai stata così bella e così fedele come in questo caso, anzi, potrei dire anche che la lettura del romanzo migliora l'approccio con il film, infatti ho tentato di affrontare questa pellicola per ben tre volte prima di vederla interamente, e l'ho comunque trovata molto astrusa e noiosa. Forse film e romanzo si compensano, l'uno arricchisce l'altro, e spero che anche questa mia recensione possa aumentare il vostro interesse per questo titolo.

venerdì 15 novembre 2013

Come inserire il pulsante mi piace di Facebook attraverso il gadget HTML/JavaScript


Aprite la pagina del Layout cliccando prima su Design e poi su Layout. Cliccate su "Aggiungi gadget" e scegliete HTML/JavaScript. Vi si aprirà una finestra dove dovrete completare i  campi Titolo (ma è facoltativo, io infatti l'ho lasciato in bianco perché il titolo viene visualizzato nel blog subito sopra l'applicazione e a me non serve dare un nome al pulsante di Facebook), e il campo Sezioni del sito dove andrete a copincollare il codice qui sotto dopo averlo selezionato:


Giro di Vite - Henry James

E' il primo romanzo da me letto dell'autore Henry James e posso subito dire che lo stile mi ha fatto una certa impressione. Negativa? Positiva? Non si può parlare di positivo o negativo con un personaggio così importante come James, soprattutto non prima di aver letto qualche altro suo romanzo, magari anche più "sostanzioso". Anche se credo che in "Giro di vite" ci sia un grande esempio di stile di narrazione e tema ben mirati.
Ammetto di essere rimasto spiazzato alla fine della lettura del romanzo, anche se spiazzato non riassume bene la sensazione che ho provato. Poi, leggendo la prefazione (ovviamente dopo la lettura del libro, così da non pregiudicare il mio giudizio sul romanzo dato che era molto dettagliata ed esaustiva), mi sono reso conto che tutto quello che ho provato durante la lettura del libro non erano sciocchezze! L'ansia, l'isteria, la morbosità, le continue allusioni sessuali, l'assurdità delle relazioni tra i personaggi, non erano mie invenzioni, erano tutte parti del libro ben orchestrate per lasciare quella sensazione di spaesamento che si prova alla fine del libro, e che ti fa ripensare alle pagine appena lette, dove tutto acquista improvvisamente un senso (o quasi), dove ci si rende conto che non si conosce veramente la collocazione di nessun personaggio, di nessuna emozione.
Devo anche dire che sono stato sviato nel modo di affrontare questo libro dalla convinzione che fosse molto più fedele al film "The Others" che ha ispirato, cosa assolutamente assurada perchè le due opere sono completamente diverse seppure di fondo ci siano intenti simili (e personaggi uguali, o quasi).
Insomma, un libro spaesante, ma decisamente carico di significati e di fascino. Un libro che non va affrontato alla leggera nonostante le poche pagine, ma assolutamente un libro che merita di essere letto.
Voto 8

T.M.

lunedì 11 novembre 2013

La cacciatrice di ossa - Kathy Reichs

Quattordicesimo capitolo per la Dottoressa Temperance Brennan, l'antropologa forense che negli ultimi anni mi ha veramente fatto appassionare a questo genere di romanzo.
Purtroppo però questa volta la storia, ma in particolare la narrazione, sono alquanto scarse. Il tutto infatti convince poco, soprattutto il finale, a peggiore, a mio parere, è il modo in cui la scrittrice ha impostato questo romanzo, il modo in cui lo ha raccontato. Diversamente dal solito infatti vengono tralasciate molte spiegazioni, soprattutto della vita della protagonista che, per chi non la conosce perchè non ha letto i precedenti romanzi, in questo caso resta una perfetta sconosciuta. Inoltre Temperance questa volta affronta di petto la situazione, improvvisandosi investigatrice (aveva iniziato un po' a farlo anche in "206 ossa" e la cosa aveva per l'appunto declassato un tantino il romanzo), cosa che altera alquanto la sua posizione all'interno della saga, nonchè l'interesse per il suo personaggio, dimostratosi sempre molto serio ed all'altezza delle situazioni, e diventanto improvvisamente un investigatore da quattro soldi senza nè capo nè coda.
Apprezzo gli sforzi per mantenere il tono, ma non riesco a smettere di pensare che questo romanzo sia stato una forzature per far uscire a tutti i costi una storia senza rompere la catena di "un romanzo all'anno". Questo però svaluta molto la Reichs, alla quale devo assolutamente dare un 5 come ammonimento. Mi dispiace tanto.

T.M.

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