giovedì 2 luglio 2020

Comprensione


Cosa si prova ad essere capiti? Vedo le mie parole aleggiare nel foglio bianco, scomposte, disordinate, non credo di comprenderle nemmeno io. Allora cosa voglio sapere veramente?
Qualcosa si agita dentro di me, e nel suo muoversi  pulsante mi sfugge il significato. Osservo da lontano questi pensieri che turbinano tutto intorno, un mare di parole senza senso che prende forma per travolgermi. Ma cos'è che mi assale? Quali emozioni cozzano contro la mia anima inerme?
Rabbia, dolore, angoscia. Ormai non le riconosco più, non so distinguerle. E forse è questo che mi spaventa. Dal mio comodo angolino osservo questi pulviscoli che riempiono la stanza, la inondano, sembrano annunciare la primavera, eppure hanno l'odore della fredda neve d'inverno. La vista resta annebbiata mentre cerco alla rinfusa qualcosa che continua a sfuggirmi di mano. Eppure è salda dentro di me una certezza, non voglio perdermi, non in questa tempesta di sciocchezze, non in questo mare di fumo che cresce solo per distrarmi dalla mia mèta.
è salda nella mia mano la bandiera della certezza, eppure non l'avevo vista. è nella mia mano, ma non riesco a farla svettare alta nel cielo, perché mi appare cadente, inerme nella mia mano, quasi inutile nella sua debolezza, non sospinta da un alito di vento. Allora la osservo meglio, e mi rendo conto che non è la bandiera della certezza quella che stringo con forza, ma la vela del mio coraggio, che presa salda tra le mani, e alzata vittoriosa, mi può sospingere Oltre. Ora sento di poter saltare, andare al di là dei miei dubbi, con in mano un paracadute che non è in grado di salvarmi la vita, ma di alimentare le mie opinioni, quelle stesse che mi hanno portato a navigare verso il fiume dei miei sogni e delle mie speranze, risalendo la corrente, a dispetto di tutte le certezze, massi aguzzi che minano la mia strada contro questo flusso continuo e incessante di opinioni.
Voglio andare alla fonte, quella capace di rivelarmi la purezza del mio cuore, e bere la sua linfa, solo per scoprire quello che già sapevo. Voglio lasciarmi illuminare da quel sole che inonda ogni cosa, e sopra le nubi schernisce quelli là sotto, ignari di tutto, sicuri di ogni cosa.
Non ho certezze, ma ho delle idee, e se voglio davvero farle contare, forse dovrei chiudere la finestra al mondo per un attimo. E provare a respirare l'aria d'infinito che ci può essere nel mio angolo di paradiso, perché non serve comprensione per andare Oltre, ma spesso basta il coraggio.

T.M.

venerdì 15 maggio 2020

I peccati di Peyton Place


Non mi sarei mai aspettato che questo libro fosse così coinvolgente. E' vero che ho fatto un po' fatica a terminarlo, ma solamente per il fatto che questo periodo di quarantena, nonostante le mie aspettative, non mi ha molto invogliato alla lettura, anzi, il contrario. Probabilmente perché questa "attesa", che ognuno di noi porta dentro in questo periodo di incertezze, ci spinge a non approcciarci al meglio alla lettura, la quale dovrebbe essere un momento rilassante, in cui staccare la mente per lasciarci trasportare altrove, ma paradossalmente, quando lo si fa, ci si accorge che quello che succede "qui e ora" è molto più importante, e quindi non si ha la serenità giusta per lasciarsi andare. Forse. Ma probabilmente per ognuno è diverso.
Ritornando alla recensione, posso dire che questo romanzo non ha nulla di quello che ci si aspetterebbe dalle opinioni che si trovano in giro, quale "romanzo rosa", opera "piccante" che molti leggevano di nascosto, perché quando uscì certe storie non erano permesse, o comunque erano viste di cattivo occhio.
Quest'opera, seppur non eccelsa, racchiude un importante esempio di letteratura psicologica, o per meglio dire antropologica, dove i sentimenti e le pulsioni delle persone vengono analizzati senza timore, e viene fatto dai protagonisti stessi. Ogni storia raccontata, o meglio, la storia di ogni singolo personaggio, è un appassionante specchio delle emozioni delle persone, quei sentimenti che fino a pochi anni fa, e qualche volta anche tutt'ora, non vengono confessati. Questo tipo di "analisi" rispecchia un po' la narrativa di Stephen King, e infatti lui stesso racconta di essersi appassionato a questo romanzo. Non a caso molti romanzi di King sono principalmente focalizzati sulle piccole comunità e sui loro segreti inconfessati, sulle tensioni che si generano tra gli abitanti e sui problemi che possono scaturire quanto questi segreti vengono allo scoperto.
Peyton Place è molto più di un "romanzo rosa" , dentro questo racconto c'è la vita delle persone, le loro paure, le loro speranze e i loro sogni infranti, spesso a causa delle altre persone, spesso per la paura, quella paura che domina ognuno di noi almeno una volta nella vita e che ci blocca, facendoci chiedere chi è davvero il mostro che ci spaventa tanto, e quanto sia reale. Se sia dentro o fuori di noi. Se siamo noi, o siano gli altri. Se sono i nostri amici, o quelli che si definiscono tali. Insomma, i mostri si nascondono ovunque, e troppo spesso hanno un sorriso stampato sul volto. Solo che invece di un sorriso nasconde un ghigno.

T.M.

giovedì 16 aprile 2020

Benvenuti a Marwen


Mark Hogancamp mette in scena nel proprio prato le gesta di un suo alter ego di nome Hogie in un fittizio villaggio belga, durante la Seconda Guerra Mondiale. Hogie è un pilota americano in lotta contro i nazisti e protetto dalle donne di Marwen, che sono poi la trasfigurazione delle donne che hanno aiutato Mark durante la sua terapia. Egli è infatti reduce da un pestaggio di natura omofoba e da una lunga ma insufficiente riabilitazione, tanto da aver perso sia la memoria sia la capacità di disegnare. Elabora la tragedia fotografando le scene che crea nel giardino, con bambole di donne eleganti e action figure di soldati. Quando arriva una nuova vicina, Nicol, Mark cerca di raddrizzare la propria vita e di liberarsi dalla dipendenza dagli antidolorifici. ...
Recensione:
Era molto che volevo vedere questo film, e alla fine ce l'ho fatta. Non so però se ne sono rimasto del tutto soddisfatto; infatti ci sono molti punti a favore, la storia, il fatto che prenda spunto da una storia vera, ed anche gli effetti speciali sono molto belli. Quello che però non mi convince del tutto è la narrazione, il modo in cui si è sviluppata, ad un certo punto appare ridondante e senza scopo, e quindi verso due terzi del film si comincia a perdere interesse su come si concluderà la vicenda. Questo non è per niente bello, anche perchè la storia in sè, come dicevo, è interessante, e meriterebbe uno sviluppo un po' più "appassionante", anche se forse di veramente appassionante non c'è molto. Però per empatizzare con il suo protagonista ci vorrebbero un po' meno salti di scena e un po' più di dialoghi sentiti, forse è questo che manca. Si percepisce un collage slegato che arriva alla fine senza che nemmeno uno se lo aspetti. Almeno così l'ho percepito io. 
Il mio voto è un 6,5.

T.M.

venerdì 3 aprile 2020

Hole - L'abisso


La giovane Sarah si è riposizionata in una cittadina nella campagna irlandese con il piccolo Chris, suo figlio. Chris è molto attaccato alla mamma, ma la rimprovera per avergli mentito quando gli aveva detto che il papà li avrebbe raggiunti. Sarah sa che non è facile spiegare certe cose ai bambini e perciò deve glissare: con il papà di Chris si intuisce che le cose sono finite in modo burrascoso e ciò non è stato estraneo alla decisione di andare in campagna. Arrabbiato, Chris corre verso il bosco. Sarah lo insegue e si imbatte in uno strano e gigantesco buco nel terreno, una voragine, proprio in mezzo agli alberi. Sarah recupera Chris e, sconcertata, ritorna a casa. Una notte, la donna si risveglia e scopre che Chris non è nel suo letto. Spaventata, lo cerca anche nel bosco, senza trovarlo. Rientrata in casa, proprio mentre sta chiamando la polizia, Chris ricompare come se niente fosse negando d'essersi mai allontanato. Ma c'è qualcosa di strano e Sarah se ne rende conto sempre di più...
Recensione:
Posso dire che questo film mi ha abbastanza deluso, nonostante le aspettative. Molti lo paragonano a "Babadook", e in effetti la tematica un po' si avvicina a quello stile. Resta però il fatto che stilisticamente il film si svolge in modo un po' troppo confusionario, ci sono allusioni, ma spesso troppo vaghe, e al contrario ci sono momenti in cui le situazioni sono talmente scontate e già viste che lo spettatore rischia davvero di perdere d'interesse. Si riesce comunque ad arrivare alla fine (si spera), però con l'amaro in bocca, in quanto l'ultimo terzo del film è davvero il meno chiaro, quello che invece di dare luce alle cose le oscura ancora di più, un po' come le immagini, sempre meno definite e buie. Non parliamo poi della scena finale, probabilmente inutile e fuori luogo, che rovina ancora di più il film.
Sostanzialmente non è stato molto convincente, nonostante ne siano stati apprezzati gli sforzi da molti altri recensori. Io non mi sento di dare la sufficienza, anche perchè l'intera struttura non riesce a reggersi in piedi da sola nemmeno per 10 minuti. Come si suol dire, molto fumo e niente arrosto. Per me è un 5. 

T.M.

venerdì 13 gennaio 2017

Credere

Un giorno un'amica mi disse che, se ci si rivolge alla Madre Terra, questa ti ascolta. Allora cosa ci impedisce di farlo? Forse quando cominciamo a credere un po' meno in noi stessi allora operiamo un meccanismo al contrario, tutto quello che desideriamo ci appare impossibile e quindi ci allontaniamo dalle infinite possibilità che ci dona il contatto con quello che ci circonda, e così anche con lo spirito della Natura. Questo fa si che si crei un vero e proprio distacco, e quindi un isolamento, che ci fa sentire inadeguati di fronte ad ogni ostacolo o anche solo ad una qualsiasi novità; ma non è il mondo che ci circonda a tenerci a distanza, senza accorgercene siamo stati noi a rifuggire da quel naturale contatto che ci può rendere più sicuri, ma soprattutto attenti, pronti a cogliere ogni nuova opportunità, oppure una semplice piccola gioia che può far sbocciare ogni giorno il nostro cuore di una nuova speranza. 

T.M.

mercoledì 9 novembre 2016

Broken

è strana la sensazione quando senti che qualcosa dentro di te si è rotto. Non ne sei del tutto consapevole, eppure cominci a camminare come se le gambe non funzionassero veramente, e non ti portassero dove vuoi tu. La testa non va nella direzione dei tuoi pensieri e i tuoi pensieri partono per la tangente, abbandonando ogni logica. Quando qualcosa ti si rompe dentro, ti sembra di rimanere in sospeso nell'aria, galleggiando in attesa di affondare, con uno stato di terrore latente che ti pervade, eppure conservi un'apparente tranquillità che ti rende nervoso, arrabbiato con il mondo intero; ma è tutto nella tua testa, e te ne rendi conto solamente quando vedi che, intorno a te, nessuno nota nulla di strano, mentre tu senti una tempesta che si avvicina, anzi, è già lì, e con il suo rumore assordante copre ogni altro suono, copre ogni tuo pensiero, e raffredda ogni tua emozione. 
Quando qualcosa dentro di te si rompe puoi ancora camminare, perchè sai di dover camminare, perchè il vento ti spinge, seppur in ogni direzione, ti lancia attraverso la folla rischiando di farti travolgere, e mentre tu tenti di mantenere la rotta ti rendi conto che i tuoi piedi non fanno più presa sotto di te, e la fragile inconsistenza del tuo percorso si fa sempre più terrificante; come una lastra di ghiaccio che scricchiola ad ogni passo, ed ogni scheggia che salta ti mette in allerta, ma non sai come fermarti, non sai dove aggrapparti. 
Poi esce un suono, e ti accorgi che è la tua voce. Calda, reale, quasi consistente, le sue parole assumono di colpo una forma sensata e ti rendi conto che le tue emozioni sono più chiare osservate ad una certa distanza, perchè le tue parole delineano con un tratto più chiaro ogni loro sfumatura, e forse non ti fanno più così tanta paura. La crepa da cui usciva tutto quel vento forse non è poi così grande, e può persino essere riparata; ormai i tuoi occhi non riescono nemmeno più a guardarci attraverso, ed il palmo della tua mano si adatta perfettamente alla sua forma, tanto che con un solo tocco la puoi coprire, calmando in un solo istante ogni tumulto che agitava il tuo cuore. In quell'istante ti rendi conto che puoi tornare a respirare, non più annegato in un mare d'insicurezza, ma baciato di nuovo dal sole di una nuova prospettiva che ti era solo sfuggita di vista. 

T.M.
 

mercoledì 27 luglio 2016

Mia cugina Rachele - Daphne Du Maurier

Ho iniziato questo libro all'oscuro di ogni informazione sulla scrittrice; certo conoscevo quello è che considerato il suo capolavoro, "Rebecca, la prima moglie", ma non ero al corrente di nessuna opinione in merito al suo modo di scrivere ed alla sua popolarità. 
Inoltre mi sono approcciato a questa nuova lettura dopo un periodo di letture un po' deludenti, e quindi anche abbastanza timoroso di trovare qualcosa che non attirasse a sufficienza la mia attenzione; ma non appena ho iniziato il primo capitolo sono stato catturato da questo splendido romanzo. I personaggi, lo stile, l'ambientazione, l'intreccio, tutti gli elementi che lo compongono hanno risvegliato in me un interesse quasi ossessivo, ed è quindi diventata una di quelle letture che non puoi far a meno di abbandonare, che ogni volta che metti da parte non vedi l'ora di ritornare a recuperare per proseguire la storia. 
La vicenda di Rachele ci fa pensare a qualcosa di abbastanza scontato, eppure man mano che si procede con la lettura emergono sempre nuovi elementi che mettono in dubbio quello che pensiamo di credere. Più la storia prosegue e più noi entriamo in un mondo dove i personaggi si scontrano e si fondono, si dividono e si ritrovano, appaiono furbi e poi indifesi, e di nuovo calcolatori, ma forse solo vittime delle emozioni; insomma questi personaggi ci fanno venire il dubbio che non sappiano nemmeno loro da che parte stanno, un po' vittime degli eventi e un po' architetti delle loro storie, come il progetto che viene messo in piedi per ridare un nuovo volto alla casa in cui vivono i protagonisti, una casa ricca di ricordi, eppure bisognosa di tante cure, una casa che vorrebbe restare bloccata nel suo passato ma che allo stesso tempo esige di proiettarsi verso un futuro nuovo, assieme ai suoi inquilini. 
Ma come si suol dire, non è tutto oro quel che luccica, e basta mettere un piede in fallo per far crollare ogni apparenza, e ciò che poteva sembrare irrecuperabile diventa assolutamente possibile, come quello che poteva sembrare un veleno per l'anima può essere in realtà solamente un grande affetto a lungo rifiutato. 
Questo libro mostra come possiamo credere di vedere ciò che vogliamo, anche quando è perfettamente evidente di fronte ai nostri occhi, l'unico problema è quando decidiamo di accettarlo, buono o cattivo che sia, affrontandolo di petto, senza mettere in mezzo nè il cuore nè la ragione. 
Voto con un bel 10, mi sento veramente di considerarla una lettura magnifica. 

My Cousin Rachel 1952 Trailer

giovedì 2 giugno 2016

Il canyon delle ombre - Clive Barker

Ho resistito per 400 pagine, poi sinceramente è stato troppo per me. Nelle ultime 200 pagine ho saltellato qua e là (e credetemi che la comprensione del testo non ne ha risentito minimamente, un po' come quando si guarda "Beautiful" in TV e non si perde mai il filo della trama perchè comunque i personaggi non combinano gran che e la trama non procede così velocemente) arrivando alla fine e facendomi un'idea del procedere degli avvenimenti che concludevano questa storia tanto assurda quanto banale.
Il mio difetto è di non saper lasciare andare i libri quando non si meritano la giusta attenzione, intendo quando veramente ci si rende conto che non hanno il valore che ci si aspetta e non quando invece si è scelto solo il momento sbagliato per leggerli. 
Non ho molte parole da spendere si questo libro, anche perchè credo ne abbia spese fin troppe l'autore per scriverlo, parole inutili che si poteva risparmiare, ed utilizzate nemmeno nel modo più brillante in cui si poteva farlo. Lo hanno paragonato a King, ma francamente anche il peggiore "King" che ho letto (e mi riferisco alla "Storia di Lisey", che stranamente in alcune parti mi ha ricordato questa trama) è stato molto più interessante di questo testo, soprattutto per il modo in cui era scritto, mentre qui si trovano una serie di banalità, un'accozzaglia di personaggi e di fatti, spesso slegati, a volte insignificanti, ma il più delle volte ridicoli. 
Arrivato alla 400esima pagina l'assurdità degli eventi era arrivata ad un punto tale che non ho potuto non aprire gli occhi e dirmi che non si meritava dell'altro tempo da parte mia. Mi aveva prosciugato fin troppo. 
Mi dispiace da un lato, perchè Barker non è un cattivo autore, ma in questo testo sembra essersi perso, e persino dove King si perde nei meandri della sua mente allucinata riesce comunque a mantenere una certa lucidità, per lo meno una coerenza d'insieme che determina un certo ritmo della storia, come una colonna sonora, che forse non giungerà mai ad una fine coerente, ma di sicuro ti accompagna alla conclusione senza deluderti troppo durante il percorso. 
Voto con un 4. 

T.M.

Mappa visitatori