martedì 3 febbraio 2009

L'immagine

La gente una volta ha visto un'immagine di te, e se n'è innamorata. Per la prima volta anche tu hai visto la vera immagine di te stesso, ma sei quasi sicuro di averla persa, e se non fosse per quella piccola foto forse non te ne ricorderesti nemmeno; non ricorderesti quel sorriso, quella calda luce che illuminava il tuo volto, e non era solo il sole, ma l'amore, la speranza, cose ritrovate, dopo tanto tempo, cose che di nuovo facevano parte di te come non avresti mai sperato.
Ma quell'immagine dov'è? Chi custodisce quella luce che può ancora illuminare il tuo viso? Chi ha la chiave per aprire ancora quella porta oltre la quale riuscivi a vedere l'infinito? Guardi quel sorriso e ti poni queste ed altre cento domande, ma non sai dare una risposta, perchè non riconosci più quel viso, lo stai gia dimenticando e credi appartenga ad un altro, mentre in casa schivi ogni specchio per paura di vedere quell'immagine riflessa tanto lontana da quello che dovrebbe essere, e percepisci solo un'ombra al tuo passaggio, un'ombra che ti scruta, e non aspetta altro che tu le tolga quel velo per riscoprire i tuoi occhi pieni di luce. Allora posi una mano sul tuo cuore, e lo senti battere, e per la prima volta dopo anni ti accorgi che qualcosa è ancora vivo dentro di te, senti quel suono, il calore nella tua mano, ed il tuo viso si riga di lacrime, e mentre il tuo volto riscopre la sua vera luce ti accorgi che il tuo pianto è di gioia, e le lacirme non sono altro che l'acqua che può far rifiorire qualcosa nell'arido terreno che tieni ancora stretto tra le mani, e ora che puoi sentire la sua musica ti rendi conto che non sei mai stato veramente solo.

T.M.

lunedì 19 gennaio 2009

Avanti

Quand'è che si decide di andare avanti? Qual'è quel magico momento in cui senti che tutte le tue forze ritornano, senza nemmeno che ti fossi reso conto di averle perse, e improvvisamente sai chi non vuoi più essere, e decidi di costruire chi sei, e chi sarai?
Quel momento non ha un luogo, non ha un tempo, è tutto sospeso, immateriale, indefinito, esisti solo tu, in una nuova dimensione, dove ti rendi conto che forse tutto è ancora possibile, e questo grazie al fatto che, ora, puoi dimenticare. Allora nasce la speranza, allora nasce di nuovo il tempo, ed il luogo, nasce un nuovo spazio, che circonda le tue emozioni, e la sensazione pesante che ti avvolgeva da tempo sparisce. Nuove pareti, nuovi percorsi, una nuova luce, che illumina quello sguardo che avevi dimenticato, e quel sorriso, che appartiene solo a te, e non dipende da nessun altro, ma te ne rendi conto solo ora.
Non esiste un tempo per sperare, ma un tempo per saper dimenticare, e rinascere, dalle proprie ceneri, come la fenice; ricostruire il proprio cuore, e scoprire che può essere più forte di prima, forse più saggio, ma di sicuro senza incrinature.

T.M.

giovedì 8 gennaio 2009

Marlene Kuntz - La canzone che scrivo per te

Testo canzone:

Non c'è contatto di mucosa con mucosa
eppur mi infetto di te,
che arrivi e porti desideri e capogiri
in versi appassionati e indirizzati a me;

e porgi in dono la tua essenza misteriosa,
che fu un brillio fugace qualche notte fa;
e fanno presto a farsi vivi i miei sospiri
che alle pareti vanno a dire "ti vorrei qua".

Questa è la canzone che scrivo per te:
l'ho promessa ed eccola.
Riesci a scorgerti? Sì che ci sei,
prima che ti conoscessi.

(Ora ho il tuo splendido sorriso da succhiare:
sfavilla di felicità.
L'osservo su dalla tua fronte vanitosa
che ai miei baci ha chiesto la priorità)

Pure frigid waters from these eyes that always miss you
Nothing but violence from my empty gun
I'm using silver to light up these blackheart faces
blinding your fingers with my skin that burns for you

Questa è la canzone che scrivo per te:
l'ho promessa ed eccola.
Riesci a scorgerti? Sì che ci sei,
proprio mentre ti conosco.

This song is for me
I listen like I promised you
I can see me in your words from hell
that you write for me

E ho le tue mani da lasciarmi accarezzare il cuore
immune da difese che non servono.

Ma ora ho in testa il viso di qualcuno più speciale di me,
che sa cantare ma ha più stemmi da lustrare di me...e questo è il tuo svago.
Per quel che mi riguarda sei un continente obliato.
Per quel che ho visto in fondo mi è piaciuto.

Don't, don't tell me. What you want from me
No, don't tell me. I don't wanna hear. Don't tell me

Questa è la canzone che scrivo per te:
l'ho promessa ed eccola.
Riesci a scorgerti? Non ci sei più,
dopo che ti ho conosciuta

sabato 27 dicembre 2008

"La signora dei funerali" è ... Sophie Kinsella!!!

Alzi la mano chi sa che Sophie Kinsella è, in realtà, uno pseudonimo. Siete molti? Ma scommetto che la maggior parte di voi non ne sapeva niente prima dell’uscita in Italia di questo libro. In effetti, prima di diventare la regina della chick lit con il bestseller “I love shopping”, la Kinsella aveva già pubblicato un certo numero di romanzi con il suo vero nome. Questo è il primo di loro ad essere tradotto in italiano. Ma perché iniziare ad usare uno pseudonimo quando il genere dei libri pubblicati da quest’autrice è comunque sempre chick lit? In realtà, almeno per quanto risulta dalla lettura di questo libro, da Madeleine Wickham a Sophie Kinsella c’è stato un notevole cambio di stile. In questo romanzo a firma Wickham si notano già, rispetto ad altri dello stesso genere firmati da altre scrittrici, una scrittura notevolmente briosa, una trama ed un intreccio originali e sorprendenti ed una protagonista femminile ben caratterizzata, elementi che si ritrovano ancora di più nella seguente produzione firmata Kinsella. Non sono romanzi che finiscono con i classici fiori d’arancio (semmai si costruisce un intero libro sulla preparazione di una cerimonia: “I love shopping in bianco”), e le protagoniste non danno mai l’impressione di fermarsi soddisfatte, ma sempre di pensare “Sì, per ora va bene così, sono felice con te, ma ricordati che non perdo di vista me stessa!” Donne forti, che vivono con spirito ed allegria senza mai rendersi dipendenti da qualcuno (tantomeno da un uomo).
Definiti i punti in comune fra Wickham e Kinsella, possiamo dire che questo romanzo, a differenza di quelli firmati come Kinsella, non vi farà esplodere in divertite risate durante la lettura. La protagonista non è una simpatica pasticciona come le varie Becky Bloomwood, Emma Corrigan e simili, ma una donna fredda e determinata, inizialmente persino antipatica. Non troverete in questo libro un fuoco di fila di situazioni imbarazzanti ed esilaranti, ma piuttosto una commedia molto “all’inglese” sullo stile di “Quattro matrimoni e un funerale”. Noterete che, mentre la Kinsella scrive in prima persona, avvicinando così il lettore ai suoi personaggi e favorendo empatia ed identificazione, quando si firma Wickham scrive in terza persona, dando l’impressione di dipingere piuttosto un quadretto. D’altronde, mentre nei personaggi della Kinsella ciascuno può rivedere i propri comportamenti e le proprie manie, questo non è certamente facile con questa Fleur Daseny. In effetti, chi di noi potrebbe identificarsi in una donna la cui occupazione è “imbucarsi” ai funerali per adescare vedovi apparentemente inconsolabili e prosciugare la loro carta di credito? Causa di tutto, la solita infanzia difficile ed il solito matrimonio andato male, dal quale è nata Zara, figlia insofferente e contraria al comportamento della madre. Ma l’incontro con il vedovo Richard Favour e con la sua famiglia cambierà le cose in modo imprevedibile. Al contatto con Fleur, i membri della famiglia sembreranno svegliarsi da un lungo sonno, la cara estinta si scoprirà non essere poi stata una santa, e la stessa Fleur inizierà ad avere forti dubbi sulla propria “filosofia di vita”… Va bene, scordatevi “I love shopping”. Ma scordatevi anche i romanzetti strappalacrime. Scegliete questo libro e passerete qualche ora con una storia divertente, ma non banale, che porta già “in embrione” il graffio inconfondibile di Sophie Kinsella.
Recensione a cura di Cristina Giuntini

sabato 13 dicembre 2008

Sleeping Beauty

Com'è essere delle Belle Addormentate? Ignari di tutto viviamo una vita in cui il nostro vero amore ci cerca, senza nemmeno conoscerci, e noi amiamo, senza nemmeno sapere chi sia questo Vero Amore. Poi ci si incontra, ma non ci si conosce nemmeno lì, si vive un momento, uno sguardo, ma come facciamo a dare un nome a tutto questo? E intanto passa il tempo, e la nostra inconsapevolezza ci fa andare avanti, con un peso, che non capiamo, e ci sentiamo terribilmente stanchi, ci abbandoniamo al torpore dei sogni, cristallizzando ogni nostra speranza, aspettando qualcosa che non conosciamo nemmeno.
Eppure abbiamo l'impressione di aver toccato almeno una volta, con un dito, quella felicità che vorremmo per sempre nostra, ma ce lo siamo dimenticati, e nonostante resti il desiderio di raggiungerla, rimaniamo bloccati, a fissare il buio dietro le nostre palpebre chiuse, in un sonno che sembra consolarci, e invece ci uccide lentamente.
Arriverà allora il principe, a salvarci, a realizzare i nostri sogni, a prenderci per mano, e a dirci "so chi sei"?
Chi sono? Chi siamo? Non lo so nemmeno io, ma qualcuno deve saperlo, perchè forse, vedendomi da lontano, ha cominciato a cercarmi, e smarrendo la strada più volte un giorno la ritroverà, e arriverà da me, e mi aiuterà ancora ad aprire i miei occhi.

T.M.


lunedì 1 dicembre 2008

Il Vaticano dice no alla depenalizzazione dell’omosessualità

CITTA’ DEL VATICANO - L’osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, monsignor Celestino Migliore, boccia il progetto di dichiarazione che la Francia intende presentare a nome dell’Unione europea all’Onu per la depenalizzazione universale dell’omosessualità. «Tutto ciò che va in favore del rispetto e della tutela delle persone fa parte del nostro patrimonio umano e spirituale», afferma il vescovo in un’intervista all’agenzia stampa francese “I.Media”. «Il catechismo della Chiesa cattolica, dice, e non da oggi, che nei confronti delle persone omosessuali si deve evitare ogni marchio di ingiusta discriminazione. Ma qui, la questione è un`altra». «Con una dichiarazione di valore politico, sottoscritta da un gruppo di paesi - afferma mons. Migliore - si chiede agli Stati e ai meccanismi internazionali di attuazione e controllo dei diritti umani di aggiungere nuove categorie protette dalla discriminazione, senza tener conto che, se adottate, esse creeranno nuove e implacabili discriminazioni. Per esempio, gli Stati che non riconoscono l’unione tra persone dello stesso sesso come “matrimonio” verranno messi alla gogna e fatti oggetto di pressioni».

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