Alzi la mano chi sa che Sophie Kinsella è, in realtà, uno pseudonimo. Siete molti? Ma scommetto che la maggior parte di voi non ne sapeva niente prima dell’uscita in Italia di questo libro. In effetti, prima di diventare la regina della chick lit con il bestseller “I love shopping”, la Kinsella aveva già pubblicato un certo numero di romanzi con il suo vero nome. Questo è il primo di loro ad essere tradotto in italiano. Ma perché iniziare ad usare uno pseudonimo quando il genere dei libri pubblicati da quest’autrice è comunque sempre chick lit? In realtà, almeno per quanto risulta dalla lettura di questo libro, da Madeleine Wickham a Sophie Kinsella c’è stato un notevole cambio di stile. In questo romanzo a firma Wickham si notano già, rispetto ad altri dello stesso genere firmati da altre scrittrici, una scrittura notevolmente briosa, una trama ed un intreccio originali e sorprendenti ed una protagonista femminile ben caratterizzata, elementi che si ritrovano ancora di più nella seguente produzione firmata Kinsella. Non sono romanzi che finiscono con i classici fiori d’arancio (semmai si costruisce un intero libro sulla preparazione di una cerimonia: “I love shopping in bianco”), e le protagoniste non danno mai l’impressione di fermarsi soddisfatte, ma sempre di pensare “Sì, per ora va bene così, sono felice con te, ma ricordati che non perdo di vista me stessa!” Donne forti, che vivono con spirito ed allegria senza mai rendersi dipendenti da qualcuno (tantomeno da un uomo).
Definiti i punti in comune fra Wickham e Kinsella, possiamo dire che questo romanzo, a differenza di quelli firmati come Kinsella, non vi farà esplodere in divertite risate durante la lettura. La protagonista non è una simpatica pasticciona come le varie Becky Bloomwood, Emma Corrigan e simili, ma una donna fredda e determinata, inizialmente persino antipatica. Non troverete in questo libro un fuoco di fila di situazioni imbarazzanti ed esilaranti, ma piuttosto una commedia molto “all’inglese” sullo stile di “Quattro matrimoni e un funerale”. Noterete che, mentre la Kinsella scrive in prima persona, avvicinando così il lettore ai suoi personaggi e favorendo empatia ed identificazione, quando si firma Wickham scrive in terza persona, dando l’impressione di dipingere piuttosto un quadretto. D’altronde, mentre nei personaggi della Kinsella ciascuno può rivedere i propri comportamenti e le proprie manie, questo non è certamente facile con questa Fleur Daseny. In effetti, chi di noi potrebbe identificarsi in una donna la cui occupazione è “imbucarsi” ai funerali per adescare vedovi apparentemente inconsolabili e prosciugare la loro carta di credito? Causa di tutto, la solita infanzia difficile ed il solito matrimonio andato male, dal quale è nata Zara, figlia insofferente e contraria al comportamento della madre. Ma l’incontro con il vedovo Richard Favour e con la sua famiglia cambierà le cose in modo imprevedibile. Al contatto con Fleur, i membri della famiglia sembreranno svegliarsi da un lungo sonno, la cara estinta si scoprirà non essere poi stata una santa, e la stessa Fleur inizierà ad avere forti dubbi sulla propria “filosofia di vita”… Va bene, scordatevi “I love shopping”. Ma scordatevi anche i romanzetti strappalacrime. Scegliete questo libro e passerete qualche ora con una storia divertente, ma non banale, che porta già “in embrione” il graffio inconfondibile di Sophie Kinsella.
Recensione a cura di Cristina Giuntini
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