domenica 23 marzo 2008

The Sims 3: in arrivo nel 2009

Vivi la vita di un vero quartiere, senza restrizioni - Per la prima volta, I tuoi Sims potranno vivere ed esplorare in assoluta libertà la vita del loro quartiere.
I tuoi Sims potranno gironzolare per il quartiere, andare a trovare i vicini ed esplorare i dintorni. Potranno andare in centro per uscire con gli amici, fare nuove conoscenze al parco, o incontrare dei colleghi per strada. Se i tuoi Sims saranno nel posto giusto al momento giusto...cosa potrebbe succedere?!?!
Crea il tuo Sim - Crea qualsiasi Sim tu possa immaginare fin nei minimi dettagli, con fattezze più realistiche che mai.
Il nuovo tool di creazione dei personaggi, ancora più facile da usare, ti permetterà di personalizzare i tuoi Sims a tal punto da farli diventare unici. Stabilisci il peso e l'altezza del tuo Sim: sarà mingherlino, muscoloso o paffuto? Potrai scegliere fra ancora più opzioni la forma del viso, il colore della pelle, i capelli, il colore e la grandezza degli occhi e selezionare i suoi abiti ed accessori.
Personalità ancora più realistiche - Adesso ogni Sim è, come nella realtà, un individuo unico con la proporia personalità distintiva.
Crea dei Sims come se fossero reali, con una personalità ben definita. Scegli tra dozzine di tratti della personalità e combinali nei modi più divertenti. La combinazione dei tratti che sceglierai - coraggioso, creativo, solitario, perfezionista, cleptomane, romantico, imbranato, paranoico, e molto altro ancora - contribuirà a formare il carattere dei tuoi Sims e il loro modo di interagire con gli altri. Saranno individui complessi con una personalità unica.
Illimitate possibilità di personalizzazione - Chiunque può personalizzare qualsiasi cosa.
Costruisci la casa dei tuoi sogni o disegna la casa più assurda. Potrai personalizzare qualsiasi cosa: dai pavimenti ai fiori, dalle camice ai divani, dalla carta da parati alle tendine delle finestre. Sarà facile e divertente cambiare i colori e i motivi spaziando tra un'infinità di possibilità diverse. Se preferisci, potrai popolare il quartiere con delle case già pronte. Quale dei tuoi Sims abiterà in una villa di lusso, in un loft alla moda oppure in un cottage economico?

Buona Pasqua

sabato 22 marzo 2008

L'herpes labiale

L'herpes labiale è un'infezione causata da un virus, chiamato herpes simplex, che compare generalmente sulle labbra.
Inizialmente, l'herpes labiale si manifesta con un leggero pizzicore e un senso di calore su un punto arrossato del labbro. Nel giro di poche ore, alcune vescicole ripiene di liquido limpido, spesso dolorose, cominciano a svilupparsi nella stessa zona del punto iniziale: ecco accertata la comparsa dell'herpes labiale.
Meno frequentemente, le vescicole possono formarsi sulle guance o sul palato.
Una volta terminato il processo infiammatorio, le vescicole provocate dall'
herpes labiale si asciugano e formano una crosticina giallastra che scompare nel giro di 7-10 giorni, anche senza alcun trattamento.
La comparsa dell'
herpes labiale può coincidere con uno stato di malessere, una febbre, dopo l'inizio delle mestruazioni, uno stress, una intensa esposizione alla luce del sole o dopo aver mangiato particolari cibi.
L'infezione provocata dall'
herpes labiale ricompare, purtroppo, con facilità poichè il virus sopravvive all'interno delle cellule e non viene eliminato neppure con l'impiego di farmaci efficaci.

Come comportarsi
  • Non grattate le vescicole dell'herpes labiale e non toccate gli occhi.
  • Lavate spesso le mani con acqua e sapone.
  • Se avete già sofferto in passato di questo disturbo, il vostro medico vi avrà probabilmente prescritto una crema specifica, contenente una sostanza antivirale, da applicare sul punto delle labbra in cui si stanno formando le vescicole dell'herpes. Usatela al più presto, non appena avvertite i primi sintomi.
  • Se non utilizzate una crema specifica, è consigliabile l’uso di creme protettive specifiche per le labbra che possono aiutare a lenire il fastidio temporaneo.
  • Se soffrite periodicamente di herpes labiale, proteggete le labbra con un filtro solare ad alto fattore di protezione quando vi esponete al sole intenso, soprattutto sulla neve.
  • Evitate il contatto delle vostre labbra con il corpo di altre persone, fino a quando le vescicole non siano completamente scomparse: ricordate che l'herpes labiale è molto contagioso!
  • Evitate alimenti troppo caldi o troppo freddi che possono provocare fastidio alle aree lesionate

venerdì 21 marzo 2008

La tristezza come risorsa

La tristezza è una emozione normale che può anche arricchire la vita. Molti artisti e poeti sono stati ispirati dalla tristezza e dalla malinconia. Inoltre si tratta di un sentimento normale e fisiologico nel processo di perdita. Quando diciamo addio a qualcuno che amiamo generalmente ci sentiamo tristi, il nostro tono dell’umore vira verso la depressione e il sentimento è tanto più profondo se la perdita della persona amata è legata ad un evento luttuoso.
La tristezza però ci aiuta ad apprezzare la felicità, le variazioni dell’umore, se motivate dagli eventi, sono sintomo proprio di una buona salute psichica. Sono state identificate alcune situazioni in cui la tristezza percepita è addirittura una risorsa importante per arricchire la propria vita emotiva e che gli esperti del sito americano www.about.com hanno illustrato:
1. permetti a te stesso di essere triste: rigettare i sentimenti e le emozioni meno gradite quando si presentano, a lungo termine può danneggiare;
2. rifletti riguardo ai contesti in cui ti senti triste. Sono legati a perdite o a eventi infelici? Oppure insorgono senza un motivo apparente? Generalmente non è così semplice comprendere chiaramente la causa della tristezza, ma può essere possibile analizzare i fattori che più spesso ne sono coinvolti;

3. la tristezza può essere il risultato di un cambiamento che non ci si attendeva, o può essere il segnale del bisogno di un cambiamento nella propria vita. I cambiamenti sono quasi sempre stressanti, ma necessari per crescere;
4. Tenta di capire quando la tristezza rischia di trasformarsi in depressione. Non sono affatto la stessa cosa, nonostante spesso vengano usate come sinonimi. Chiedi aiuto se la tristezza diventa troppo intensa, troppo duratura o se sfocia nella disperazione.
È importante chiedere aiuto se si fa esperienza di più di due di questi persistenti sintomi di depressione (che devo presentarsi continuativamente per almeno sei settimane):
  • Tristezza persistente, ansia, senso di vuoto;
  • Pessimismo, mancanza di speranza;
  • Sentimenti di colpevolezza, percezione di non poter ricevere aiuto;
  • Perdita di interesse e piacere nelle attività preferite, incluso il sesso;
  • Perdita di energie, fatica, senso di ‘rallentamento’;
  • Difficoltà di concentrazione, di memoria, di prendere decisioni;
  • Insonnia, risvegli precoci, oppure sonnolenza eccessiva;
  • Perdita di peso o aumento di peso;
  • Pensieri di morte e suicidio;
  • Irritabilità; sintomi fisici come mal di testa e difficoltà di digestione.

giovedì 20 marzo 2008

Il ritorno delle Casalinghe

Lo sciopero degli sceneggiatori è finito ormai da tre settimane, e per la prima volta abbiamo la certezza che gli attori sono tornati sul set per girare le nuove puntate di "Desperate Housewives" che andranno in onda a partire dal 13 Aprile.
La ABC ha già confermato che vedremo almeno sette nuovi episodi, cinque normali più la season finale da due ore il 18 Maggio. Per il momento abbiamo anche i nuovi titoli dei prossimi episodi: 4x11 "Losing my mind" e 4x12 "In Buddy's eyes" l telefilm ha ottenuto la richiesta di episodi più alta dopo lo sciopero, infatti sia per "Ugly Betty" che per "Grey's Anatomy" ne sono stati ordinati solo cinque, mentre per "Brothers & Sisters" addirittura solo quattro.
I motivi di questa scelta sono semplici:
1. A seguito del declino dello scorso anno, "Desperate Housewives" adesso è di nuovo lo show di punta della ABC, e ha battuto più volte "Grey's Anatomy".
2. Prima dello sciopero erano stati girati solo dieci episodi, mentre altri telefilm ne avevano avuti di più.
3. Il creatore Marc Cherry aveva promesso che tutti avrebbero lavorato molte più ore per garantire più episodi possibili.

martedì 18 marzo 2008

Giovanni Bomoll - Latin streets

Quando il sesso è una malattia

Per molte persone fare l'amore smette di essere un piacere e/o scambio affettivo con il partner, un mezzo per comunicare emozioni e tenerezza per diventare qualcosa di diverso: una costante ossessione che rischia di rovinare la vita e le relazioni.
Ma come distinguere una vivace (e normale) sessualità dalla dipendenza sessuale vera e propria? Il sesso dipendente usa il sesso come ansiolitico e antidepressivo: la sfrenata sessualità serve come antidoto ai problemi e alle delusioni della vita.
Il rilassamento indotto dall'orgasmo diventa l'unico modo per gestire l'ansia e il senso di inadeguatezza.
Tutta la giornata del sesso dipendente ruota intorno alla ricerca del piacere sessuale, per il quale tutto il resto (compresa la propria salute, la propria famiglia e il proprio lavoro) passa in secondo piano.
Le pratiche sessuali possono essere le più varie: masturbazione, rapporti sessuali persone che non si conoscono, con prostitute, esibizionismo, voyeurismo, pratiche di tipo sadomasochistico, fantasie sessuali ossessionanti, acquisto di materiale pornografico, utilizzo di servizi erotici al telefono, via internet e altro ancora.
Inoltre, la sessualità del dipendente sessuale non è veramente appagante: spesso, dopo il piacere, vengono i rimorsi, i sensi di colpa e il disgusto verso se stessi.
Nonostante il sesso dipendente si renda perfettamente conto delle conseguenze distruttive dei suoi comportamenti, non riesce a smettere.
Rimangono vittime del loro ciclo di dipendenza nonostante promettano più volte a se stessi e agli altri di smettere. La dipendenza sessuale ha preso il sopravvento sulla loro capacita di scegliere.
Chi è il dipendente sessuale ?
In una ricerca condotta da un'equipe di sessuologi dell'Istituto italiano per lo studio delle psicoterapie, Filippo Petruccelli, Elisabetta Notaro e Nada Loffredi e di prossima pubblicazione, circa il 6% degli italiani fra i 20 e i 45 anni manifesta chiari sintomi di dipendenza sessuale.
Apparentemente il dipendente sessuale è una persona educata e ben inserita nella società: il soggetto tipico affetto da questo "disturbo" è in Italia un uomo, la cui età si aggira intorno ai 30 anni, con relazione sentimentale stabile, laureato e senza particolari problemi economici.
Spesso, però chi soffre di dipendenza sessuale presenta anche altri problemi: un alto livello d'ansia, depressione latente, la tendenza ad avere dei comportamenti aggressivi nei confronti del coniuge o dei figli.
In genere il sesso dipendente è una persona molto sola: anche se è apparentemente circondato di amici, si tratta in realtà di relazioni molto superficiali e basate sull'apparenza.
Infatti chi è sesso dipendente teme l'intimità : nei rapporti sessuali il partner viene trat
tato più come un oggetto di piacere o un oggetto da dominare, che come un altro essere umano con cui avere uno scambio affettivo.

Le conseguenze della dipendenza sessuale.
La dipendenza sessuale, come tutte le altre forme di dipendenza, è un disturbo invalidante che sconvolge la vita di chi ne soffre.

  • A livello fisico: la persona può sviluppare disfunzioni sessuali tradizionali (eiaculazione precoce o ritardata, anorgasmia ecc) malattie veneree o problemi come ulcera, pressione alta, vulnerabilità alle malattie, esaurimento fisico o problemi col sonno.
  • A livello emotivo: chi soffre di questo disturbo vive in un costante stress dovuto al terrore di essere scoperto. Sono comuni sentimenti di vergogna, depressione, sensazioni di impotenza e disprezzo verso se stessi.
  • A livello economico: la dipendenza sessuale può essere molto costosa. Attività come frequentare prostitute, le telefonate erotiche, articoli di sexy shop sono ovviamente dispendiose.
  • A livello cognitivo: spesso la persona non riesce a concentrarsi a causa delle fantasie sessuali assillanti .A questo livello anche il rendimento sul lavoro ne risente.
  • A livello relazionale: in genere i dipendenti dal sesso temono l'intimità. Il sesso praticato da chi soffre di questo disturbo è una sessualità spersonalizzata e degradante. La doppia vita condotta dai sesso dipendenti accentua i loro sentimenti di solitudine e isolamento. Se sposato, chi soffre di dipendenza sessuale ha di solito dei gravi problemi matrimoniali.
Le cause della dipendenza.
Le persone che soffrono di qualche forma di dipendenza si servono della loro dipendenza per far fronte a dei sentimenti dolorosi. In questo caso ,il sesso diventa un modo per tenere a bada la sofferenza emotiva.
Ma anche esperienze negative di altro genere ,come la morte di un familiare o altre esperienze dolorose, possono aver creato una sorta di vulnerabilità psicologica che predispone le persone alla dipendenza.

Per concludere riporto le parole di un ragazzo che ha superato la dipendenza sessuale:

Per uscire dalla dipendenza devi innanzitutto cercare di capire che funzione ha questa su di te, tenendo presente che la dinamica è identica per tutti i pornodipendenti e anche per i dipendenti in generale.
Il dipendente è una persona che ha paura (per esperienze negative avute nella propria infanzia e adolescenza) delle proprie emozioni reali, e si è creato uno schermo difensivo per non provarle.
Ma poiché non è possibile vivere senza emozioni, noi ci creiamo, con la fruizione della pornografia, un mondo emozionale a nostra misura, che noi possiamo gestire perfettamente e che ci permette di non diventare pazzi.
Il problema è che questa struttura, questo sistema di emozioni fittizie, ci allontana dal mondo reale e ci fa piombare in una pazzia parallela a quella che volevamo evitare. E allora la soluzione è cercare di capire che cosa non abbiamo dato a noi stessi e impegnarsi con tutte le proprie forze per saldare questo debito con noi stessi.

Dottoressa Anna Zanon

giovedì 13 marzo 2008

Crazy Worms

Freddo e cambio dell'ora

Quante volte si può essere presi dal malumore a causa del maltempo. Il corpo ha bisogno di acclimatarsi e adeguarsi ai mutamenti climatici attraverso meccanismi protettivi endogeni, quali cambiamenti nella sudorazione e nell'irrorazione ematica cutanea.
Ora poi che l'autunno è entrato nel vivo ed inizia a dare i primi segni del sopraggiungere dell'inverno è molto probabile alzarsi la mattina, guardare fuori dalla finestra e osservare non più i caldi raggi del sole estivo, ma piuttosto un cielo grigio, magari nuvoloso e piovoso. Si tende di conseguenza a passare meno tempo all'aria aperta e a coprirsi di più; le giornate sono più corte, meno luminose e si trascorre più tempo in ambienti chiusi: queste condizioni climatiche possono provocare sbalzi d'umore e peggiorare i sintomi depressivi.
Si pa
rla di meteorosensibilità, quando si è in presenza di una accentuata suscettibilità a vento, temporali e neve che provoca malesseri psicologici, nervosismo, ansia, ma nessun disturbo fisico specifico. In particolar modo da alcune ricerche è emerso che sono soprattutto le persone emotive, nervose, rigide e con la tendenza a voler tenere tutto sotto controllo, ad essere predisposte alla meteorosensibilità; inoltre risulta anche che ne soffrono più facilmente le donne ed in particolare quelle che hanno superato i quarant'anni.
Un'ipersensibilità ai fenomeni atmosferici alla lunga però può predisporre a soffrire di meteoropatia. La cosiddetta meteoropatia è un disturbo legato a improvvisi cambiamenti climatici i quali influenzano in modo determinante la sfera psicologica e fisica di una persona. Tale disturbo colpisce in Italia una persona su tre ed è più frequentemente riscontrabile nelle aree industrializzate. Le cause del malessere dovute alla meteoropatia non sono ancora chiare ed infatti molte sono le ricerche in corso rispetto a questo problema. I sintomi più frequenti consistono in: dolori reumatici, nervosismo, artrosi accentuata, ansia, depressione, spossatezza fisica e mentale, mancanza di concentrazione, tachicardia, emicrania e insonnia.
La causa che spiega tale disturbo risiede
nell'ipotalamo in cui è localizzato anche il centro di termoregolazione corporea. Questo "termometro interno" ha il compito di mantenere costante la temperatura corporea, regolando i processi di dispersione e di produzione del calore. La reazione meteoropatica si innesca durante il passaggio da una situazione climatica all'altra, dove soprattutto i venti (ma anche il temporale, l'umidità, il freddo e il caldo), che comportano una variazione nello stato elettrico dell'aria con un aumento di ioni positivi, provocano i sintomi più fastidiosi.
Dagli studi effettuati in questo settore è emerso che questo problema è in aumento, anche a causa di aria condizionata
e riscaldamento che rendono "pigro" il sistema di termoregolazione corporea, facendolo risultare meno reattivo quando deve fronteggiare repentini cambiamenti climatici resi più frequenti dall'inquinamento e dall'effetto serra. Inoltre, anche lo stress e i ritmi di vita frenetici rendono le persone meno inclini a reagire positivamente e ad adattarsi alle stimolazioni atmosferiche.
Ma come è possibile sconfiggere la meteoropatia
? È importante stimolare il sistema di termoregolazione, ciò significa prima di tutto stare all'aria aperta, praticare una costante attività fisica (soprattutto nuoto), fare idromassaggio e sauna (in questo caso è opportuno verificare che non ci siano controindicazioni). È consigliabile utilizzare uno ionizzatore per contrastare lo squilibrio elettrico immettendo nell'aria ioni negativi. Bisogna anche evitare gli ambienti fumosi e con un riscaldamento troppo elevato, utilizzare umidificatori e favorire il ricambio d'aria aprendo spesso le finestre.
Ecco alcuni consigli basilari d
a tenere in considerazione soprattutto durante i cambi di stagione per chi soffre di meteoropatia: - seguire una dieta ricca di vitamine (in particolare di vitamina C); - dedicarsi ad attività piacevoli che servano anche a diminuire l'ansia; - vestirsi a "cipolla" per adattarsi ai vari ambienti e alle diverse temperature; - fare docce alternando acqua calda e fredda; - programmare le proprie attività in base alle previsioni del tempo, anche - per essere psicologicamente preparati; - non abusare del riscaldamento o dell'aria condizionata; - tenere a mente che i malesseri legati ai cambiamenti climatici spariranno quando il fenomeno atmosferico scatenante finisce.
È importante a mio avviso soffermarsi sul fatto che il clima sta diventa
ndo sempre più "pazzo" e questo, alla luce di quanto detto finora, rappresenta un problema fondamentale per i meteoropatici, e non solo. Cerchiamo allora nel nostro piccolo di contrastare l'inquinamento, lo spreco energetico e tuteliamo di più la terra e i posti in cui viviamo per una qualità della vita migliore e più salutare.
Oltre alle variazioni climatiche improvvise
può influire sull'umore (soprattutto per le persone più abitudinarie) anche il passaggio dall'ora legale all'ora solare e viceversa. Non a caso dovremo mettere le lancette dell'orologio un'ora indietro nella notte tra sabato 27 e domenica 28 ottobre; l'ora solare rimarrà fino all'ultima domenica di marzo 2008. Gli effetti del cambiamento d'orario dovuto all'ora legale comportano uno sfalsamento nei ritmi biologici delle persone talvolta come un vero e proprio jet lag, con conseguenze quali la perdita di sonno, la modifica delle abitudini alimentari, cefalea, irritabilità, sbalzi d'umore. Le modalità per fronteggiare questi disturbi sono: - cercare di non modificare troppo l'orario abituale della sveglia; - fare un pasto leggero la sera prima del cambio d'orario; - se si è un po' giù di tono fare passeggiate con la luce durante la giornata.
Elisabetta Rotriquenz

Vangelis - Ask The Mountains (ariston aqualtis)

giovedì 6 marzo 2008

Ansia

Basi fisiologiche dell'ansia
L’ansia è un’emozione, una risorsa che nel corso dell’evoluzione il cervello ha sviluppato ed affinato nell’intento di proteggere l’individuo dalle minacce che il mondo esterno può sollecitare.
E’ quindi un sistema difensivo, e la sua funzione principale è di allertare una serie di circuiti che si sono andati perfezionando nei secoli, e di consentirci di reagire in modo appropriato.
Il sistema è molto complesso e prevede una reazione che è contemporaneamente fisica (la reazione tipica del gatto che vede il cane e sa di doversi difendere) e psicologica.
Recentemente le neuroscienze hanno permesso di “vedere dentro” il cervello e sono stati identificate, anche se ancora in modo impreciso, aree cerebrali, circuiti nervosi e biochimici che sovrintendono a questa delicata funzione.

Genetica dell'ansia
E’
assolutamente certo che l’essere umano erediti geneticamente gli strumenti che permettono al cervello, durante la vita fetale, di sviluppare in modo perfetto i sistemi di difesa che costituiscono la base biologica dell’ansia. Naturalmente questi sistemi di difesa non predispongono allo sviluppo dell’ansia patologica, ma esclusivamente alla salvaguardia dell’individuo dagli attacchi del mondo esterno che potrebbero mettere a repentaglio la nostra vita.
Nell’ansia patologica, specie per quanto riguarda il disturbo da attacchi di panico come anche il disturbo ossessivo compulsivo, non si esclude che si possa ereditare la cosiddetta “propensione al disturbo”, vale a dire imperfezioni nel corretto funzionamento di alcuni sistemi biologici (specie della serotonina). Ma ciò non significa che si eredita il disturbo: il cervello è un sistema plastico fortemente adattabile, e si possono creare nel corso della vita situazioni educative, ambientali sociali o culturali che attivano, in chi è predisposto, i sintomi dei disturbi d’ansia.

Differenza tra stato e tratto
Il cosiddetto “tratto ansioso” è una caratteristica della personalità di alcuni sogg
etti i quali tendono ad avere il sistema di difesa dell’ansia particolarmente marcato, tanto da vivere la maggior parte delle esperienze in modo preoccupato, agitato, inquieto, ansioso, appunto.
Costoro, in circostanze di maggiore rilievo emotivo, corrono quindi il rischio di rispondere con comportamenti esagerati, dispendiosi e spesso inutili alle sollecitazioni che vengono dall’esterno.
In questo caso si parlerà di “stato di ansia”

Ansia normale e ansia patologica

L' ansia è una risposta sostanzialmente fisiologica ad una sollecitazione interna o esterna che il cervello riceve.
La percezione che normalmente si ha dell'ansia è, nel linguaggio comune, di qualcosa di fastidioso, che procura disagio o addirittura sofferenza nell'individuo.
Ogni giorno almeno dieci persone ci rispondono alla fatidica domanda "Come stai?" con una risposta che ci fa capire che sono ansiosi.
"Sto correndo per non perdere l'autobus" ,

"Ho un appuntamento tra dieci minuti" ,
"Voglio arrivare in tempo per federe la partita" ,
"Scusa, ma mi chiudono i negozi" , oppure
"Domani ho un esame,
chissà…" .
Tutti questi nostri amici e noi stessi sappiamo che per realizzare tutte quelle cose abbiamo assolutamente bisogno di una spinta, di una sollecitazione che ci muove e ci fa selezionare gli stimoli con attenzione.
In realtà non potremmo vivere senza ansia: immaginiamoci ad attraversare la strada, ad aprire una porta in risposta al campanello, a prepararci per un esame.
Senza l'ansia tutti questi comportamenti non potrebbero prevedere la capacità d'adattamento per rispondere ad uno stimolo che compare,talvolta d'improvviso a modificare i nostri equilibri, mentre altre volte lo conosciamo in anticipo e dobbiamo solo organizzarci.

Esiste quindi una condizione connaturata con l'individuo, fatta di attese, di preparazione, di sforzo, che fornisce una risposta a ciò che internamente o esternamente ci sollecita.
L'ansia nasce quindi anche dai ricordi o dal
le emozioni, dalla elaborazione di quello che ci è successo in passato o che potrà accaderci in futuro.
E poi c'è quella forma di ansia del tutto sconosciuta e maldestra, che proviene dall'inconscio, che non sappiamo razionalizzare e che ci attanaglia perché sfugge ad ogni identificazione.
Paradossalmente questa condizione di tensione è quella che corrisponde all'equilibrio.
Non potremmo vivere senza questa situazione squilibrata di equilibrio.
Eppure il più delle volte non ce ne rendiamo conto:
ci aspetteremmo che il benessere venga dall'assenza di stimoli, mentre questa condizione ideale corrisponde solo alla "non esistenza" .
Il sonno stesso, ritenuto come una condizione di allontanamento dagli stimoli esterni, è invece un immenso crocevia di sollecitazioni inconsce e di elaborazioni necessarie per la vita della nostra esistenza.

Bisogna quindi effettuare una sostanziale divisione tra ansia fisiologica o normale e ansia patologica.
L'elemento che li distingue è la percezione che noi riceviamo dal cervello e dal corpo che lo stato di attesa è solo un punto di passaggio, un ponte capace di farci nuovamente reagire, che ci rende pronti ad una sollecitazione che ci stimola.
La differenza fondamentale tra la normalità e la malattia dell'ansia consiste quindi nella percezione di disagio che proviamo quando siamo di fronte alla tensione, alla preoccupazione, al malessere che sentiamo in assenza di stimoli esterni o interni.
È ansia quindi il sentirci pronti a reagire anche quando non avremmo motivo o bisogno di essere reattivi, quando siamo pronti a scattare e nulla ci allarma, quando proviamo una serie di segni fisici o psicologici anche se potremmo sentirci tranquilli e rilassati. E quando tutto ciò agisce dolorosamente sia su di noi che su quelli che a noi stanno vicini.
Negli ultimi 30 anni si è potuto verificare come almeno un terzo della popolazione mondiale ha avuto o potrà avere un disturbo d'ansia nella loro vita:si è sempre pensato che i traumi psicologici potessero essere all'origine dei disturbi d'ansia mentre ora sappiamo con certezza che , nella maggior parte dei casi l'origine dell'ansia va addebitata sostanzialmente
ad un disturbo, ad una malattia del cervello.
Quest'impostazione non esclude la compone
nte psicologica, né quella ambientale, sociale o educativa.
Andiamo incontro ad un'integrazione, in cui dovremo accettare che anche i disturbi psicologici, come quelli fisici sono il risultato di una d'integrazione tra il nostro corpo e la nostra mente.
L'ansia è dunque il crocevia tra come siamo fatti e come il mondo estremo interagisce con noi.
Il risultato è che non potremo mai sperare di vivere senza ansia per quanto le regole impegnative del mondo ci impongono degli adattamenti a cui tentiamo di opporre una resistenza: è proprio il risultato di questo sforzo che caratterizza il rischio di soffrire per l'ansia.

piccole solusioni.......per grandi problemi
I vari disturbi d'ansia
Come combattere l'ansia
www.ansia.it

mercoledì 5 marzo 2008

Fragile

Come ammettere la propria fragilità? In che modo uscure allo scoperto, guardare negli occhi la gente, ammettere che sei come loro, che vuoi lottare, ma ormai non puoi più?
Quando apri gli occhi e ti trovo solo con te stesso, quando tutti ti guardano, per aspettare che cammini, e non sono pronti ad aiutarti se cadi, perchè mai tu puoi cadere. Alzi gli occhi al cielo, e speri che almeno una stella ti risponda, guardi nel buio, scruti in quel fitto nero di egoismo, e scavi cercando uno spiraglio di luce, ma il tuo corpo si blocca, schiacciato dalla sofferenza, e vedi allontanarsi la speranza, intrappolato in quel groviglio di intenti, dove un flebile respiro è il tuo solo compagno, e aspetti, ricco di sguardi indifferenti, e piangi lacrime amare, che fanno appassire il tuo cuore dolente.

T.M.

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