lunedì 10 settembre 2007

The Sims 2

The Sims 2 è un videogioco di simulazione di vita reale sviluppato dallaMaxia e distribuito dalla EA Games. Si presenta come il seguito di The Sims, il videogioco più venduto di tutti i tempi. I produttori si sono molto impegnati nel rendere in questa nuova versione ancor più realistiche le dinamiche del gioco anche tramite la nuova grafica tridimensionale.
I Sims sono gli abitanti di SimCity e i protagonisti di questo gioco. L'attenzione infatti viene spostata dal controllo della città, al controllo delle singole famiglie di abitanti. Al primo avvio del gioco, sono già presenti diverse famiglie di Sims, divise nei 3 quartieri di Bellavista, Stranizia e Verona Creek. Tuttavia, è possibile creare infiniti Sim con l'uso dell'editor, il Create-A-Sim (abbreviato in CAS). L'editor, già presente in The Sims 1, è dotato di numerose funzionalità aggiuntive, fra le quali la possibilità di modificare i tratti somatici dei Sim e la maggiore libertà nella scelta dei vestiti.
Partendo dalla determinazione che il videogioco sia, per certi aspetti, una pura arte a metà strada tra la fantascienza e la psicologia, The Sims 2 rappresenta perfettamente l'evoluzione in tal senso, l'attuale stato dell'arte.
Non sono poi tanti i giochi come questo che
ridefiniscono i confini del genere allargandoli ad ampiezze fino ad allora impensabili e ogni volta che ne esce uno, ci ritroviamo di fronte a una nuova era.
L'evento
The Sims 2 introduce nuovi concetti nell'intrattenimento elettronico ed è una degna evoluzione della prima versione uscita nel 2000, che ha raggiunto la stratosferica cifra di 36 milioni di copie vendute nel mondo! Mai come in questo caso si può dire che siamo di fronte ad un mondo interattivo, intendendo per questo una riproduzione credibile della realtà, al punto che via internet si raccontano le vite virtuali dei personaggi scaturite da semplici partite, trasformando i giocatori in generatori di storie, esperienze, sentimenti.
Caso raro, perfino il mondo accademico ha osservato con interesse questo fenomeno, al punto che certi psicologi utilizzano il gioco per simulazioni sociali, mentre una scrittrice francese è giunta a trasporre il gioco nella letteratura (Corpus Simsi, di Chloë Delaume, http://www.chloedelaume.net/r4). Insomma, non si parla a sproposito di "evento" in occasione della seconda venuta tra la comunità dei giocatori di questo game rivoluzionario.
Ciò che rende
The Sims 2 un'esperienza unica sta nel fatto che per la prima volta si riproduce un mondo reale quotidiano, molto più immersivo rispetto al suo fortunato predecessore, permettendo l'interazione di personaggi simulati cui viene conferito uno spessore psicologico in tempo reale con un impatto ragionevolmente credibile. In effetti il gioco permette di creare a proprio piacimento dei personaggi simulati che verranno introdotti in un mondo virtuale e di svilupparne le vite in base alle proprie scelte e interessi. Insomma, partendo da premesse simili al "Grande Fratello", ovvero vedere come si comportano delle cavie di fronte a situazioni quotidiane, il gioco prende vita propria, naturalmente tenendo conto dal fatto che siamo sempre di fronte a una realtà virtuale e pertanto soggetta alla pura combinazione tra variabili. Ma la novità sta proprio nello spaventoso numero di queste variabili che intervengono nella vita simulata dei nostri personaggi rendendoli ragionevolmente degni di credibilità.
Senza giri di parole, bisogna ric
onoscere che vengono dettate nuovamente le regole del divertimento, inserendo tra l'altro una componente non secondaria di "umana sensibilità" nel far evolvere i "nostri"; un particolare assolutamente determinante per la riuscita del gioco che spiega chiaramente perché anche il pubblico femminile si sia sinceramente e massicciamente appassionato.


Sito The Sims 2



Desperate Housewives - Season 4 Premiere





sabato 8 settembre 2007

Bulimia nervosa

Che cosa è la bulimia nervosa?
La bulimia nervosa è un grave disturbo d
el comportamento alimentare caratterizzato da una tendenza autolesionista per mezzo di una alimentazione smodata unita ad una ricorrente ossessione di tenere sotto controllo il proprio peso. Si può manifestare in concomitanza con altre patologie psichiatriche come “disturbo bipolare”, autolesionismo, “disturbo ossessivo”, “disturbi dissociativi dell’identità”. L’alimentazione smodata si può definire come la tendenza ad assumere grandi quantità di cibo in breve tempo. Si tende spesso a prediligere i dolci, cibi ipercalorici e con una consistenza che ne faciliti l’ingestione in breve tempo. Lo “sconveniente comportamento compensativo” a controllarsi continuamente il peso si accompagna a volte a pratiche “liberatorie” (vomito procurato, abuso di lassativi, diuretici, clisteri) o pratiche “non liberatorie” (come eccessive pratiche ginniche). Per coloro che praticano un’alimentazione smodata a volte qualsiasi quantità di cibo, anche mezza mela o in insalata, viene percepita come smodata e vomitata. Le persone affette da bulimia nervosa spesso mancano di autocontrollo quando mangiano in modo smodato. Quasi sempre assumono i pasti in segreto trangugiando e con poca masticazione. Al termine dell’abbuffata si manifestano spesso dolori di ventre. Al termine del pasto i bulimici provano un senso di colpa e si liberano dall’eccesso di calorie. Si può ipotizzare la presenza della bulimia quando una persona assume almeno due pasti smodati alla settimana per almeno tre mesi. Le maggiori problematiche che caratterizzano i disturbi del comportamento alimentare sono l’importanza assegnata al cibo ed al proprio peso con priorità su tutti gli altri problemi personali.

Quali sono i soggetti alla bulimia?
La Bulimia nervosa si manifesta in genere nell’adolescenza. Come per l’anoressia nervosa colpisce principalmente il sesso femminile. Solo dal 10 al 15 % della popolazione affetta è di sesso maschile. Si stima che il 2 / 3 % delle giovani (stime USA n.d.t.) sia affetta da bulimia contro lo 0,5 / 1 % affette da anoressia. Ricerche hanno stabilito che circa il 50 % delle persone sofferenti di anoressia tendono poi ad essere affette da bulimia. Si ritiene che più di sette milioni di donne e un milione di uomini (stime USA n.d.t.) soffrono di queste patologie solamente negli Stati Uniti. Da qui nasce la necessità di un’opera di prevenzione soprattutto nelle scuole, prevenzione particolarmente rivolta alla popolazione femminile.

Come controllano il loro peso i bulimici? I bulimici sono ossessionati dalla linea e dal loro peso. Fanno continui tentativi di tenere sotto controllo il peso per mezzo di diete. Ricorrono al vomito, a medicinali per stimolare le funzioni intestinali e alla diuresi, a esercizi ginnici spinti all’eccesso. Le fluttuazioni di peso sono una caratteristica a causa dell’alternarsi di pasti smodati e pasti ridotti. A differenza di chi soffre di anoressia i bulimici mantengono un peso entro limiti di normalità. Nondimeno molte persone sovrapeso che si sono sottoposte ad una dieta iniziano a vomitare per mantenere il peso raggiunto.


Quali sono i sintomi più comuni della bulimia?

Una costante ossessione di tenere sotto controllo il peso ed il cibo sono i sintomi primari della
bulimia. L’erosione dello smalto dei denti (dovuto all’acido del vomito) e l’abrasione del dorso delle mani ( causato dalla ripetuta introduzione delle dita nella gola) sono indicatori comuni della tendenza a procurarsi il vomito. Una modesta percentuale di bulimici mostrano un gonfiore delle ghiandole paratiroidi vicino alle guance. I bulimici possono anche soffrire di irregolarità nei cicli mestruali e di una diminuzione dell’attività sessuale. Vengono spesso rilevate delle forme di depressione così come mal di gola e dolori addominali. Nonostante questi sintomi rivelatori, risulta difficile accorgersi dell’insorgere della bulimia. Il mangiare smodato e il purgarsi o il vomitare viene spesso fatto in segreto e può essere facilmente tenuto nascosto da una persona con un peso nella norma che si vergogna del proprio comportamento ma che si sente costretta a continuare per tenere sotto controllo il proprio peso. Questa preoccupazione e questo comportamento consentono alla persona di spostare la propria attenzione da sensazioni di dolore e ridurre la tensione e l’ansia perpetuando la necessità di questi comportamenti.

Vi sono gravi complicazioni per la salute?
Le persone affette da bulimia, anche quelle che mantengono un peso normale, possono causare gravi danni al proprio fisico per il frequente ricorrere al vomito ed ai lassativi. Scompensi “elettrolitici” e disidratazione si possono manifestare e causare problemi cardiaci e, a volte, portare alla morte. In rari casi il vomitare può provocare lesioni allo stomaco ed il ricorrere ai lassativi può procurare disfunzioni cardiache a seguito di perdita di minerali vitali come il potassio.

Conosciamo le cause della bulimia?
Di certo la presenza nella nostra cultura di una
mania per la magrezza ha la sua influenza.
Esiste qualche indizio che l’obesità infantile e quella dei genitori predispongano gli individui a sviluppare la bulimia. A volte la preoccupazione dei genitori per un figlio eccessivamente grassottello può costituire una causa. Alcuni bulimici percepiscono una sorta di euforia quando vomitano. A volte i bulimici non riescono a controllare l’assunzione di alcool e droghe. I disturbi del comportamento alimentare come l’anoressia e la bulimia tendono ad essere ereditari e le ragazze risultano essere più soggette. A seguito di studi recenti i ricercatori hanno accertato in alcuni bulimici la diminuzione di alcuni neurotrasmettitori (serotonina e noradrenalina). Molto probabilmente la combinazione di fattori ambientali con quelli biologici portano allo sviluppo di questo disturbo. All’inizio degli anni settanta la maggior parte delle persone affette da questi disturbi era convinta di essere l’antesignana di questi problemi. Come per l’anoressia nervosa, i comportamenti associati alla bulimia consentono un temporaneo sollievo dalle tensioni e permettono ai malati di allontanare la loro attenzione da altre problematiche percepite come irrisolvibili, concentrandosi invece sui problemi del peso e del cibo.

Sono disponibili cure per la bulimia?
La maggior parte delle persone che soffrono di bulimia possono essere curate ambulatoria
mente dal momento che non corrono il rischio di lasciarsi morire di fame come gli anoressici. Tuttavia, se la bulimia sfugge al controllo, il partecipare a una psicoterapia di gruppo per la cura degli scompensi alimentari può aiutare i bulimici a modificare le loro abitudini alimentari. Le terapie di gruppo sembrano aver dato i migliori risultati per le adolescenti e le donne di giovane età per la comprensione reciproca che si stabilisce tra i membri del gruppo. Nelle terapie di gruppo viene offerta la possibilità di dialogare con altre persone con gli stessi problemi. Le terapie di gruppo hanno dato migliori risultati anche con gli studenti. D’altro canto gruppi di auto-aiuto possono essere frequentati per quanto tempo si vuole, offrono orari flessibili, e generalmente sono gratuiti. A volte le persone affette da disturbi del comportamento alimentare sono incapaci di avvicinare gruppi di auto-aiuto o frequentare delle terapie di gruppo senza l’incoraggiamento di uno psicoterapista. Una psicoterapia “cognitivo-comportamentale” è risultata di aiuto a molti bulimici. Si apprende a concentrarsi sull’autocontrollo delle abitudini “liberatorie” e alimentari così come a cambiare l’errato approccio al disturbo. La terapia “cognitivo-comportamentale” viene spesso associata ad una consulenza del dietologo e ad antidepressivi come la fluoxetina (Prozac). Un piano terapeutico dovrà essere preparato a seconda delle necessità della singola persona e certamente un piano di cure che coinvolga la consulenza di vari specialisti darà i migliori risultati.
E’ importante sviluppare un approccio alla malattia che coinvolga il supporto dei famigliari del malato e della comunità (gruppi di auto-aiuto o altro genere di supporti messi a disposizione dalla società).

Non riuscite a dire no? Dovete imparare

Chi acconsente sempre ad ogni richiesta, chi nasconde il proprio dissenso, non è una persona «molto gentile»: è, piuttosto, qualcuno che non rispetta se stesso

Dite di sì quando vorreste dire il contrario? Vi considerate così gentili da dover negare a voi stessi qualsiasi sentimento di rabbia? Sono alcune delle domande con cui Corinne Sweet, nel suo libro "Come dire di no" (2004, Gruppo Editoriale Armenia), invita il lettore a riflettere per capire se è vittima della difficoltà di dire di no. Sembra un problema psicologico banale, ma in realtà non lo è. E riguarda molte persone.
L'autrice individua quattro trappole che ci spingono a dire di sì controvoglia: voler essere gentili; voler essere amati, rispettati, accettati; la paura di perdere amici, amanti, lavoro, famiglia; la sensazione di non avere il diritto di dire di no. Il libro ha le caratteristiche di un manuale pratico. Corinne Sweet, giornalista e coordinatrice di gruppi di counseling, adotta un orientamento cognitivo-comportamentale: è dell'opinione che il modo di agire possa essere modificato intervenendo sui pensieri e invitando il lettore a sperimentare nuovi modelli di comportamento.

Come rimedi, prescrive frasi da mandare a memoria come mantra, o esercitazioni in cui si dovrebbe agire "come se". Cioè come se fossimo già sicuri di noi stessi e assertivi fino a quando il nuovo comportamento si rinforza, sovrasta le vecchie abitudini, diventa spontaneo. Il manuale è ricco di esempi: l'autrice ricostruisce dialoghi tipici in cui si nota l'esito del dire di sì; poi la stessa situazione viene ripetuta, questa volta con l'uso del no.

Scelte
Riguardo alla necessità di modificare il proprio comportamente, commenta:
«E' sol una questione di scelta. Se riuscite a fermarvia a chiedervi "E' questo che voglio?", saprete agirea per il meglio dal prossimo minuto». Ma è davvero facile cambiare? Lella Ravasi Bellocchio, scrittrice e psicanalista junghina del CIPA (Centro italiano di psicologia analitica), risponde: «Il cambiamento è un processo che dura tutta la vita. Quello vero, interiore, richiede lapazienza di passare attraverso i diversi stadi della trasformazione e l'intelligenza per saper riflettere su di sé». Per la donna spesso è più difficile dire di no, il motivo? «La donna - spiega Ravasi Bellocchio - è spesso in conflitto con una parte di sé, il lato materno accogliente, che la spinge a mettersi nei panni dell'altro.

Per poter dire di no deve allontanarsi dall'identificazione con l'altro e ritrovare la propria autonomia, che non vuol dire egocentrismo, ma capacità di focalizzarsi su se stessa, avere rispetto verso se stessi». L'eterno dibattito relativo al mettere al primo posto se stessi o gli altri può trovare soluzione in un ragionevole equilibrio mediano.

L'importante è riuscire a scegliere consapevolmente l'atteggiamento da adottare e non sentirsi schiavi della compulsività. La socio-psicologa Paola Leonardi, fondatrice del Centro Autostima Donna (Milano) ritiene che l'aumento dell'autostima, storicamente carente nella donna, sia un traguardo importante per evitare le trappole del sì. Rinvigoriti dall'autostima, si inizia a credere che il no non porta necessariamente all'abbandono e, se dovesse accadere, avremo fiducia nel fatto che riusciremo a crearci nuovi affetti. «Nel rapporto uomo-donna - aggiunge - ci sono aspettative reciproche che rendono difficile dire di no.

Questo è tipico di una relazione tradizionale in cui la divisione dei ruoli è stereotipata». Passiamo all'infanzia: i "no" dei bambini sono solo capricci? «Nel periodo dei no a oltranza è importante lasciare esprimere il bambino, perché la scoperta di questa nuova difesa dal potere che i "grandi" hanno su di lui segna l'inizio della autodeterminazione, un passo importante nella formazione del senso di sé . Viceversa, è rilevante che il genitore sappia dire di no al bambino, spiegandone le ragioni, per insegnare al figlio ad accettare limiti, regole, per abituarlo alla natura reale e ordinaria del dissenso nell'esistenza».

Conformismo
Il dissenso si affronta quotidianamente, viene naturale pensare che non sia solo un problema dell'individuo, ma abbia anche una dimensione sociale. Michele Stufflesser, psicanalista della SPI (Società psicoanalitica italiana) e primario psichiatra all'ospedale di Sesto San Giovanni (Mi), spiega: «Dire di no è importante per difendersi dal conformismo. Nella nostra società, sempre più competitiva e consumistica, c'è spesso un'adesione acritica a un modello culturale narcisistico. Può essere importante fare l'elogio dell'indignazione, cioè dire di no a quello che sentiamo sbagliato e inaccettabile. C'è un appiattimento delle idee che porta all'indifferenza e all'acquisizione di un pensiero prevalentemente centrato sulla concretezza e sull'esteriorità. Manca lo stimolo per recuperare convinzioni personali». Ma in che misura si dovrebbe dispensare il sì o il no? «Dire troppi no rende l'individuo rigido, incapace di accettare l'altro diverso da sé. Pronunciare troppi sì, invece, può essere espressione di un atteggiamento psichico onnipotente per cui non esistono limiti e regole» conclude Stufflesser.

Curare le relazioni pensando al 'noi'

I rapporti devono beneficiare del rispetto delle individualità, senza però danneggiare il significato simbolico e operativo della solidarietà

Come possiamo curare il "senso di noi" in un periodo denso di individualismo in cui l'interpretazione psicologica rinforza l'idea che le soluzioni che per prime vanno cercate sono rivolte alla protezione dell'Io, mentre vanno in seconda linea i rinforzi e il sostegno alle sensazioni di "appartenere, di sentirsi parte, dell'andare insieme". Se il modello prevalente è separativo questo non riguarda il divorzio delle coppie, am diventa un modello che va a rompere lo schema dell'altruismo nelle relazioni.
I rapporti devono beneficiare del rispetto delle individualità, senza però danneggiare il significato simbolico e operativo della solidarietà. Immaginare un mondo in ci eprimendo me stesso posso anche riconoscere e rispettare la vita degli altri e in particolare quella delle eprsone che amo, rappresenta forse un'utopia, ma densa di buon significato.
La costruzione di una reciprocità amichevole lascia inalterata la cura del proprio processo di individuazione se pensare e agire ricevono una legittimazione pur nella loro differenza senza il bisogno di ridurre tutti ad un unico copione. L'interpretazione psicologica non è innocente nel dare spazio ad alcune cose rispetto ad altre, così come non lo è la competizione continua che la televisione offre mostrando nei reality show, convivenze che mettono gli uni contro gli altri. Si vive insieme ma con l'obiettivo di
tradire, di legarsi, di creare alleanze non come modello solidale, ma con l'obiettivo finale di vincere contro gli altri. Il modello della mediazione dice che si vince solo se vincono tutti, se esistono opzioni diverse e se è il "vivere con" e non il "potere contro", l'obiettivo della nostra fatica.

Individualità e rispetto
Nella vita delle coppie si può essere tentati di riprodurre un modello di opportunismo mascherato. Per tradizione dell'interpretazione psicologica il rapporto di coppia può essere costruito inizialmente in modo riparativo, per cercare di sanare gli aspetti che sono feriti dentro di noi, creando un modello relazionale con compiti curativi e di compenso e questo viene considerato un motivo importante nella creazione della coppia. I problemi arrivano quando per argin
are le difficoltà che nascono dalla delusione e dal dolore si tende a rientrare nel nostro "copione doloroso". Al posto della persona reale che abbiamo davanti poniamo il modello della relazione che ci ha fatto soffrire e che abbiamo subito in infanzia.
Da quel momento il pensiero interno si nutre della ripetizione interpretativa che
abbiamo usato in infanzia: l'altro è quello che ci fa soffrire senza motivo, che ci trascura, che non è come desideriamo e per reggere il dolore della delusione attuale rendiamo il/la partner sempre più simile al vecchio copione e al vecchio attore. Ripetiamo i comportamenti che erano stati utili per sedare l'ansia, interpretiamo i gesti, le parole in modo da assimilare quello che stiamo vivendo a ciò che abbiamo già vissuto. Il dolore, la paura di non essere capaci, di sedare la sofferenza che potrebbe arrivare ci porta a preferire una interpretazione del comportamento dell'altro/a simile a quello che abbiamo già conosciuto e sopportato e da cui siamo sopravvissuti. In quel momento la persona reale davanti a noi sparisce. A lei sovrapponiamo una maschera, riproduciamo i significati in modo da rendere prevedibili i modi cattivi; li interpretiamo in direzione di quello che sappiamo controllare e reggere. Ed è il primo segnale della depersonalizzazione dell'altro, non lo guardiamo più, a lui si è sostituito il vecchio copione e non la persona che vediamo.

venerdì 7 settembre 2007

Progetti di luce 2007

concorso di design

consegna entro il 15/09/07

Le riviste Flare e Illuminotecnica presentano la nuova edizione del concorso internazionale di design PROGETTI DI LUCE.

Materiali e tecnologie innovative per illuminare: questa la headline della nuova edizione del concorso che si rivolge ai giovani designer, ai professionisti e agli studenti delle scuole di design, italiani ed europei in genere, chiamati a progettare apparecchi di illuminazione ponendo particolare attenzione all’uso di tecnologie e materiali innovativi.

I designer avranno l’opportunità di presentare le loro idee ai produttori di apparecchi di illuminazione sia per interni che per esterni, agli studi di architettura, indicando nel contempo una nuova direzione di mercato al mondo dell’illuminazione e del progettista.

Ampia diffusione verrà riservata all’evento, attraverso le riviste edite dal nostro gruppo editoriale Editrice Habitat e Maggioli, alle interviste ai designer vincitori, all’organizzazione di mostre ed eventi per presentare i progetti e favorire l’incontro tra designer e aziende, alla promozione attraverso il sito www.progettidiluce.com

Il concorso richiede la realizzazione di progetti di apparecchi o soluzioni illuminanti, da interni ed esterni, che rispondano ai requisiti richiesti dai briefing degli sponsor proponendo al contempo elementi di innovazione tecnologica e di materiali.

L'iscrizione è gratuita e avviene automaticamente presentando gli elaborati.

Bando disponibile sul sito: www.progettidiluce.com


Atmosfera di luce il tema proposto per l'edizione 2006

Il tema proposto l'anno scorso richiedeva ai designers di progettare apparecchi illuminanti per interni e per esterni, in grado di creare atmosfera sia attraverso il design, sia attraverso un utilizzo da protagonista delle fonti luminose a disposizione: dalla classica lampadina ad incandescenza, alle fluorescenti, all’alogena, al neon, al led, alle fibre ottiche, etc... La luce, quindi, come espressione non solo per arredare o illuminare, ma ottenere "un’atmosfera di luce", in grado di emozionare, grazie ad un convincente utilizzo di materiali, forma e fonte luminosa.

Progetto vincitore del 1° premio 'sezione professionisti' del concorso PROGETTO DI LUCE 2006







Descrizione del progetto:

Il valore di Namib, un sistema illuminante per spazi pubblici interni o esterni risiede nei benifici dati dalla sua forma organica ma semplice. Un qualche cosa di diverso ma piacevole, che suscita la curiosità. Inoltre ricorda i filari di alberi che delimitano un viale.

Progetto vincitore del 1°premio 'sezione studenti' del concorso PROGETTO DI LUCE 2006
















Descrizione del progetto:

Lucciola nasce da varie riflessioni sull'uso del fotovoltaico e sulla riduzione dei consumi energetici nelle unità abitative o nei centri di ritrovo collettivi, temi oggi più che mai di grande attualità. Si tratta di una lampada ad energia solare, indicata, grazie al suo aspetto minimale ed elegante, sia per un impiego in interni che in discobar o locali di tendenza all'aperto. Durante il giorno assorbe energia, immagazzinando corrente nelle batterie ricaricabili integrate; quindi di notte sfrutta, per illuminare, l'energia accumulata. Può comunque essere collegata via filo alla corrente tradizionale.Il progetto ruota attorno al concetto di deformabilità della struttura, consentita, in primo luogo, dall'impiego di un modulo fotovoltaico flessibile (capace di sopportare curvatura e torsione trasversale) e, in secondo luogo, dall'adozione di una struttura polimerica flessibile in grado di mantenere la forma decisa dall'utente, in base alle proprie necessità.In tal modo Lucciola può essere usata, se in posizione verticale, come lampada "da atmosfera"; se curvata invece, per fare un altro esempio, può venire impiegata come lampada da tavolo con base a terra. E' dotata di tre fasi di illuminazione, garantite da led - applicati su circuiti stampati flessibili -, e di illuminazione continua perimetrale (in fibra ottica), che, specialmente a led spenti, definisce il contorno della lampada.

This is my life - Hotel Saint George




Pensiero d'amore

Come svegliarsi
in una fresca mattina di marzo,
con i sole negli occhi,
ed il corpo inondato
di tiepida luce.
E' la brezza
che ti sfiora le labbra
e solletica il viso,
in un morbido bacio
che riscalda il tuo cuore.
E' un sorriso,
timido
che illumina il viso.
E' un momento
lontano
bagnato di pianto.

T.M.

giovedì 6 settembre 2007

The Rocky Horror Picture Show

Un film spettacolare, unico, assolutamente imperdibile. The Rocky Horror Picture Show è un musical che mescola ogni genere, e anche se in un pruimo momento può lasciare perplessi, non ci si può non accorgere del trasporto delle sue musiche, dell'originalità delle situazioni e della morali di fondo assolutamente fondamentale. Perchè anche se il film sembra nascondersi dietro una patina di situazioni e personaggi esagerati, quello che vuole dire sono poche parole fondamentali: non sognare, ma vivi quello che desideri.
Sfido chiunque a dirmi che questo non è un classico unico ed intramontabile; anche i più scettici devono assolutamente provare a vederlo.
Da musical di grande successo a vero e proprio feticcio filmico, adorato da milioni di affezionati, che dopo oltre 30 anni continuano a partecipare numerosi e urlanti alle proiezioni/rappresentazioni che non hanno mai smesso di girare per le sale e i palcoscenici di tutto il mondo.Il concetto di "cult" nasce probabilmente con questo film.
Il voto è assolutamente un 10, non tanto per il valore cinematografico quanto per quello strettamente comunicativo e per il suo potere trascinante.

T.M.

Erica Jong

Erica Jong è un'autrice che va assolutamente letta. Forse rimarrete scioccati, impressionati, ma non potrete non essere affascinati dal suo modo di narrare ogni più semplice ma anche più sordida situazione umana legata alla scoperta della sessualità.
Può sembrare un'autrice con uno stile un po' estremo, ma in realtà è una narratrice di sogni, dove non tutti forse possono immedesima
rsi, ma sicuramente ne rimangono attratti, per uno stile inconfondibile che lega ogni parola a profonde emozioni che scaturiscono dalle pagine in modo inatteso.
Io ho letto ogni suo libro, e so che molto di ciò che scrive
è autobiografico, e forse è questo a renderlo così vivido ed emozionante, e non parlo solo per ciò che racconta, ma principalmente per come lo racconta appunto.
Forse è molto radicata in lei l'influenza del suo ispiratore Henry Miller, ma conoscendolo mi rendo conto che lei ha saputo trarre da lui un modo di scrivere molto più poetico, più personale, e meno provocatorio di quanto sembri.
I suoi libri sono da leggere perchè sono un modo per liberarci dalle nostre paure, in qualche modo sono una terapia per "salvarsi la vita" dove, pur non trovando una soluzione, ogni problema della nostra vita può apparirci meno opprimente di quanto sembri se il resto lo sappiamo vivere godendone appieno.

T.M.


Verde

Al VERDE corrispondono sensazioni di solidità, stabilità, forza e costanza ed un comportamento caratterizzato dalla perseveranza. L'energia del verde è un'energia potenziale raccolta in se stessa che denota una tensione interiore. L'effetto di stabilità prodotto dal verde rappresenta, da un punto di vista psicologico, i valori saldi che non mutano. La scelta del verde indica inoltre autostima. Il verde è il colore della vegetazione, della natura e della vita stessa. È il colore della rinascita primaverile, della forza della natura. Il verde, secondo gli psicologi, significa forza, perseveranza, equilibrio e stabilità. Probabilmente questo deriva dal fatto che il cristallino focalizza la luce verde quasi correttamente sulla retina e l'occhio percepisce perciò tale colore molto facilmente. Il verde è associato a Venere, dea dell'amore e della fertilità. Talvolta il verde è anche associato ad una simbologia negativa. È il colore della rabbia e della putrefazione, del veleno e dell'invidia; nel corpo umano il verde è segno di grave malattia e di morte.

mercoledì 5 settembre 2007

Tè verde al gelsomino

Il tè al gelsomino deriva dalla combinazione delle foglie di tè verde e fiori di gelsomino assumendo in tal modo un gusto delicato e speciale. E' un caratteristico e prezioso tè ed è altamente apprezzato in Cina. Tempo di infusione da 3 a 5 minuti, lo si beve il pomeriggio , la sera e durante i pasti, caldo.

Tè verde e salute, divenuto un binomio inscindibile ha certamente contribuito alla popolarità del Tè Verde. Ormai tutti sanno (o credono sapere) che bere alcune tazze di Tè Verde ogni giorno ha effetti benefici sul nostro organismo: combatte l'ossidazione delle cellule e tiene sotto controllo i livelli di colesterolo; aiuta disintossicarsi favorendo l'eliminazione delle tossine attraverso la diuresi; è ottimo per ridurre i fastidi della cattiva digestione e aiuta a prevenire il tumore alla prostata. Ogni giorno le notizie delle sue eccezionali caratteristiche vengono seguite dalla scoperta di nuove proprietà.
Una buona tazza di tè verde o al gelsomino dolcificata con del miele millefiori rappresenta molto di più che una piacevole bevanda da gustare alle cinque del pomeriggio. Uno studio, condotto per conto del Food Safety Consortium, ha rivelato che ogni sorso di questo infuso racchiude un un mix di sostanze che aiuta a ridurre i batteri patogeni presenti nella carne. Gli scienziati hanno trattato delle fette di petto di tacchino con una combinazione di tè al gelsomino e miele scuro di fiori selvatici e hanno rilevato una diminuzione dal 10 al 20 per cento di Listeria monocytogenes, un batterio che può provocare malattie come setticemia, meningite, encefalite e infezioni cervicali o intrauterine. Risultati simili si possono ottenere anche su altri tipi di carne come gli hot dog.
Secondo Daniel Fung, professore di scienze dell’alimentazione alla State University del Kansas, questa scoperta potrebbe trovare applicazione nel processo di lavorazione e di pulitura della carne prima di essere messa in commercio e per aumentare la sicurezza dei piatti già pronti per essere consumati. Un sistema naturale che potrebbe evitare di farci ingerire conservanti e coloranti di sintesi.

Vi siete mai chiesti perché in Giappone si muore meno di infarto? Per il the verde, ovviamente. Chi lo usa assicura proprietà drenanti miracolose: amarissimo, ottimo aromatizzato al gelsomino, con una spruzzatina di limone. Se lasciato lì puzza di pesce da morire, ma libera dalla ritenzione idrica e ha qualche effetto anche sui radicali liberi. Nessuno aveva mai ipotizzato però proprietà benefiche così spinte, al punto da tener lontano i consumatori dagli attacchi di cuore, anche se non è la prima volta che gli scienziati studiano le proprietà della miracolosa bevanda. I primi studi importanti risalgono a più di dieci anni fa e sono decine le ricerche pubblicate su come Jama, Journal of American Medical Association, Lancet, British Medical Journal ecc.
È la bevanda più consumata al mondo, dopo l'acqua, e ogni anno se ne producono tre miliardi di kg. Se le stesse foglie, appena raccolte, vengono «lavate» a vapore e subito seccate per impedirne la fermentazione, si ottiene il the verde . Nel paese del Sol Levante se ne fa un consumo ancora più spinto, ma bisogna tenere anche conto che il regime alimentare nipponico è molto più sano di quello occidentale ed è difficile isolare la variabile «the verde».
I ricercatori della Tohoku University hanno iniziato l'osservazione del campione di persone dal 1994, seguendo l'evoluzione della loro salute ed eventuali decessi. 40.530 persone, dai 40 ai 79 anni, di cui l'80 per cento bevitori di the verde e la metà forti consumatori di the verde (anche cinque tazze al giorno) sono stati tenuti sotto costante controllo. Nel periodo, lungo 11 anni, si sono registrati 892 decessi per malattie cardiovascolari e 1.134 per tumori. I forti bevitori hanno riportato il 16 per cento di possibilità in meno di morte, con un rischio ancora più alleviato da parte delle donne (il 31 per cento inferiore alla media).

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