mercoledì 27 febbraio 2008

"Weeds": casalinghe disperate al cubo

Verrà un momento in cui ne parleranno tutti, ma chi siamo noi per aspettare che i settimanali e i quotidiani "trendy" se ne accorgano? E siccome abbiamo un po' tutti la digestione facile, sappiamo già che affermeranno di trovarsi al cospetto del "nuovo Desperate Housewives", perché ci sono le casalinghe, c'è la periferia, ci sono i segreti e i pettegolezzi tra vicini di casa. Chiariamo subito: capolavoro. Standing ovation.
Se vi è piaciuto "Desperate Housewives", beh, questo è DH³, "Desperate Housewives" al cubo. Anzi, a volerla proprio dire tutta, la serie ideata da Marc Cherry, paragonata a "Weeds", è come un Bitter Sanpellegrino rispetto a un Pampero Reserva especial. Però "Desperate Housewives" va in onda sulla ABC negli States, e sulla Rai e Fox in Italia; "Weeds" su Showtime, canale via cavo all'inseguimento di HBO (il quale, essendo allo stesso modo a pagamento e via cavo, si è potuto permettere di produrre, negli scorsi anni, perle per palati abituati all'acqua frizzante come "Sex & the City" e "I Soprano").
E insomma, tutto fantastico: peccato che - malgrado sia già stato opzionato - in Italia non lo vedremo mai. Forse sul satellite. Forse in seconda serata. Forse su un canale tipo
Jimmy, tra i pochi che ha il coraggio di non mandartele a dire (per quanto dal momento in cui hanno fatto la loro apparizione Fox, Fox Life e Fox Crime è un po' come se la Mecca delle serie televisive abbia traslocato e a Jimmy siano rimaste quel po' di serie con le palle che nessuno ha il coraggio di trasmettere).
Beh, se nessuno si azzarderà a mandare in onda "Weeds" di motivi ce ne saranno più d'uno: ad Agrestic, una Milano 2 in cui le case sono tutte uguali come solo Tim Burton potrebbe immaginarle, Nancy (Mary Louise Parker), casalinga rimasta vedova, per continuare a campare diventa imprenditrice di se stessa e inizia a spacciare Marijuana sotto gli occhi inconsapevoli delle mamme dei compagni di classe dei due figli e dell'amica Celia (Elizabeth Perkins), ossessionata dall'obesità della figlia noveenne.
Vi raccontiamo tre scene e poi vedete un po' voi se riuscite ad immaginarvele con il logo di una qualsiasi emittente nostrana sovrapposto in basso a destra.

Nella prima, Celia è preoccupata che la figlia quindicenne abbia deciso di fare il grande passo e concedersi al figlio di Nancy, suo coetaneo. Per spiarla nella propria cameretta decide di regalarle un orsacchiotto rosa che nasconde una telecamera. Recuperato l'orsacchiotto, Celia lo collega alla televisione e scopre che la figlia aveva nasato l'inghippo: prima che la pargola le mostri il ditone accompagnato da un sentito "Fuck you", è costretta a prendere atto della propria cornificazione visionando l'amplesso del marito in compagnia dell'amante. Celia non si scompone più di tanto e commenta tra se e se: "Avrei dovuto abortirti".
Scena seconda: due personaggi maschili (il fratello e un cliente di Nancy) sono seduti ai due estremi di un tavolo da caffé e stanno commentando
"Incredaholes", un reality sexy particolarmente trash. Discutono un particolare importante: "Tu come la chiami la zona che va dallo scroto al buco del culo?" - "Autostrada". - "Ma no, si chiama ‘la macchia’" - "Ti dico ‘Autostrada’" - "No: ‘la macchia’". In quel momento entra la donna di servizio, e decidono di coinvolgerla nella discussione: "Ehi, Lupita, tu come chiami la zona che va dal pisello al buco del culo?". E lei: "Tavolino da caffè".
Ciak tre: il figlio quindicenne di Nancy crede ad un amico ubriaco che gli racconta le prodezze orali di Megan, una ragazza sorda. La incontra ad una festa mentre, appartata, è impegnata nella realizzazione di un murales. Si accerta che sia veramente sorda poi, a gesti, le fa capire che vorrebbe provare la specialità di casa. La ragazza sorride, si mette in ginocchio, tira giù la zip dei jeans di lui, osserva con curiosità per qualche secondo poi, prima di scappare via, va di bomboletta spray blu sulle parti basse. I boxer finiscono nella cesta della biancheria sporca di casa e la governante Lupita cerca in tutti i modi, ma senza successo, di eliminare la macchia. Alla festa successiva il figlio di Nancy si presenta armato di una bomboletta spray e conquista Megan scrivendo su un muro:
"Mi dispiace... La mia domestica crede che mi sia inchiappettato un Puffo".

Innamoramento e amore

Quando ci innamoriamo, per molto tempo continuiamo a dire a noi stessi di non esserlo. Passato il momento in cui ci si è rivelato l'evento straordinario, noi ritorniamo nella vita quotidiana e pensiamo che sia stato qualcosa di effimero. Con nostra meraviglia però ci ritorna in mente e crea un desiderio, uno struggimento che si placa soltanto sentendo la voce o rivedendo quella persona. iuta poi scompare ancora, diciamo a noi stessi che era una infatuazione e che non ce ne importa nulla. Se però quel desiderio riappare, e riappare di nuovo e ci si impone, allora siamo innamorati.(...) Quando siamo innamorati non possiamo raggiungere e tenere lo stato di tranquillità serena. Il nostro amore non è nelle nostre mani, ci trascende, ci trascina e ci costringe a mutare. Per riuscire a trasformare questa cosa in serenità quotidiana occorre distruggerla. E molte persone, uomini e donne, non hanno pace fino a che non hanno trasformato l'essere splendente del loro amore in qualcosa di controllabile, circoscritto, definito. Tutto ciò che serve per raggiungere l'amato e farsi amare da lui è essenziale. Il resto non conta nulla. E' molto bello mangiar bene se fa piacere all'amato, ma da soli non ce ne importa nulla. Per incontrare lui, per stare con lui, siamo disposti a fare viaggi più faticosi, a non mangiare e a non dormire, e non ci costa fatica, anzi siamo felici e tutte le cose che nella vita quotidiana ci sono insopportabili le facciamo senza accorgercene. Ciascuno dà secondo le sue possibilità e ciascuno riceve secondo i suoi bisogni. Non c'è nessuna contabilità fra ciò che do e ciò che ricevo. Ciascuno fa all'altro dei doni: le cose che gli sembrano belle, qualcosa che parli di sé, che lo ricordi all'amato. Ma anche cose che piacciono all'altro, che l'altro ha nominato o ha guardato. Il dono spesso è un atto improvviso, un gesto spontaneo che simbolizza il dono di sé, la propria disponibilità, totale. Ma il dono non aspetta un altro dono, non aspetta di essere ricambiato. Facendo il dono il conto è subito pari: basta che l'altro lo apprezzi, che sia contento. La gioia dell'altro vale più di qualsiasi oggetto. Così fra i due c'è un farsi dei doni, ma senza scambio. Quando incomincia una contabilità dei doni, un "io ti ho dato e tu no" allora l'innamoramento sta per finire. Quando ciascuno esige contabilità, del dare e dell'avere, allora è finito completamente. (...) Quando una persona si innamora di un'altra suscita sempre in lei un risveglio, una, emozione. Chi ama tende a trascinare l'amato nel suo amore. Se anche l'altro è disposto all'innamoramento ne può nascere un incontro e addirittura un innamoramento.
Può però avvenire che l'altra persona abbia già qualcuno che le interessa ed allora la poesia d'amore dell'innamorato risveglia sì il suo amore, ma per l'altro. Essa viene trasportata su un piano superiore di sentimenti, ma il destinatario di questi sentimenti non è chi li ha evocati. (...) Anche se lo si desidera intensamente, non ci si può innamorare. Però, se lo si vuole, si può fare innamorare qualcuno di noi perché si trova sempre chi è preparato all'innamoramento, pronto a gettarsi nel tutto e nel nulla di una vita nuova. Ciò è possibile se, nel momento adatto, una persona si presenta a lui mostrandogli che lo capisce in profondità,, se si dichiara disposta a condividere con lui il rischio del futuro restandogli accanto spalla a spalla, dalla sua parte, per sempre.
Qualunque persona può far innamorare un'altra che attendeva la chiamata se gli fa udire la voce che lo chiama per nome e gli dice che il suo tempo è venuto. (...) L'innamoramento è un succedersi di prove. Innanzitutto quelle che poniamo a noi stessi. Essere innamorati è anche un resistere all'amore, un non voler cedere al rischio esistenziale del mettersi completamente nelle mani dell'altro. Noi perciò cerchiamo la persona amata, ma desideriamo anche di farne a meno. Spesso, nei momenti di felicità, ci diciamo "ecco che ho raggiunto il massimo che mai potrò ottenere, ora posso perderla e tornare così come ero portandone con me solo il ricordo; ho ottenuto quanto ho voluto, ora basta". Ottenere il massimo possibile e poi farne a meno, questa è la fantasia della sazietà. In un certo senso riusciamo ad abbandonarci totalmente solo perché pensiamo che quella sia l'ultima volta. In tal modo però ci mettiamo alla prova perché, dopo il distacco, ci accorgiamo che il desiderio ritorna e che continuiamo ad amare, a desiderare disperatamente e abbiamo bisogno di un'altra "ultima volta". E l'ultima volta" diventa così un nuovo inizio e la necessità di un nuovo inizio. Negli atti dell'altro cerchiamo le prove che ci ama.; prima che sulle margherite, il "m'ama, non m'ama" è cercato nei comportamenti dell'altro: "se fa così vuol dire che... se non fa così vuol dire che..." Ma il significato non è mai limpido. Può arrivare in ritardo trafelato, e cosa significa? Che si era dimenticato di me oppure che ha fatto fatica ad arrivare da me e perciò il suo ritardo è una prova d'amore? D'altra parte, anche quando la prova è negativa basta una sua spiegazione, un suo sguardo, una sua carezza per farcela dimenticare, per rassicurarci. (...) Se la gelosia appare nell'innamoramento, allora significa che uno dei due, in realtà, non vuol innamorarsi o non è innamorato. La gelosia è scoprire che l'amato dipende, per la realizzazione dei suoi desideri, da qualcosa che un altro possiede e noi no; che l'altro, non noi, dispone di qualcosa che ha valore per lui. Se questo qualcosa per lui è importante e se quella persona gli è indispensabile, se preferisce lui a me, allora vuol dire che non mi ama. Avrà affetto per me, tenerezza, gli piacerà la mia compagnia, ma non mi ama. L'innamorato, dapprima cercherà di lottare, di conquistarlo col fascino, col canto, con ogni cura e dedizione, cambiando se stesso in ogni modo ma, quando ha capito che l'altro non l'ama, non può che impugnare la spada del distacco. La forza che gli resta gli consente di tagliarsi le mani che si protendono verso l'amato, di accecarsi gli occhi che lo cercano ovunque. A poco a poco, per non desiderare chi ha amato, dovrà trovare in lui ragioni per disinnamorarsi, dovrà cercare di rifare ciò che ha vissuto investendo di odio tutto ciò che è stato. L'odio sarà il suo tentativo di distruggere il passato, ma è un odio impotente. (...) Come facciamo a sapere che siamo innamorati ? Perché ci innamoriamo di nuovo, perché ci ri-innamoriamo continuamente della stessa persona. Quando siamo innamorati ci sono dei periodi in cui abbiamo l'impressione che non ci importa nulla di quella persona. Vogliamo farne a meno, talvolta la incontriamo e non ci dice nulla, ci è indifferente. Poi ci riappare. Quel viso indifferente diventa l'unico viso, quella voce l'unica voce; la sua mancanza diventa intollerabile, la sua presenza una gioia infinita. Tutto di lei ci commuove, tutto di lei è nostalgia e appagamento. (...)

Francesco Alberoni

sabato 23 febbraio 2008

L'Astrologia

Fin dalla più remota antichità è nota l'azione della luna sulle acque, per esempio nelle maree. Le acque appartengono al mondo minerale, ma l'uomo ha sempre tenuto conto delle influenze degli astri anche sul regno vegetale e animale.
Tra le rovine di Ninevak, in Mesopotania, sono state trovate delle tavolette che mostrano come l'astrologia abbia conosciuto un periodo di grande splendore già nel VII secolo a. C.. Esse riassumono conoscenze molto antiche, risalenti fino all'epoca dei re assiro Sargon il Vecchio, quando i sapienti di corte avevano scoperto delle coincidenze fra determinate configurazioni planetarie e il diffondersi di alcune malattie.
Secondo alcuni, i sacerdoti-astronomi caldei, antichi saggi della Mesopotamia considerati i padri del- l'astrologia, furono i primi ad associare medicina e astrologia. Essi studiavano il Sole, la sua influenza sulle forze vitali e sul mondo vegetale; studiavano la Luna, le sue fasi e il suo influsso sulla germinazione e sulle acque; osservavano il cielo e coglievano erbe e radici medicinali secondo le sue configurazioni. Questi astronomi collegarono pianeti e qualità di erbe, che dovevano essere colte in momenti specifici, sempre secondo calcoli riferiti al cielo, e che venivano poi usate nella cura di malattie di cui il pianeta correlato era considerato il responsabile. I caldei furono i primi ad eseguire uno studio sistematico dei pianeti e delle stelle, annotandone ogni spostamento e mettendo a punto il sistema usato ancora oggi, che comprende anche delle leggi che possono prevedere gli effetti degli astri sull'uomo e sulla vita del nostro pianeta. Essi studiarono anche le correlazioni tra il moto dei corpi celesti e l'insorgere di malattie sia nei singoli individui che in forme epidemiche. Queste conoscenze davano grande potere ai sacerdoti e al sovrano, che era l'unico a poter avere auspici personali, oltre a quelli utili per il governo e la cosa pubblica.
Molti altri popoli, quali ad esempio fenici, persiani, israeliti, ebbero grande considerazione per il Sole e la sua potentissima influenza. In Egitto, già in epoca prefaraonica, più di 5000 anni or sono, i sapienti erano astrologi, sacerdoti e medici allo stesso tempo, in quanto tutte e tre queste discipline si occupavano di tutelare la qualità della vita e il benessere dell'uomo e studiavano il cielo per trarne informazioni e previsioni.
Gli egiziani adoravano il Sole sia nella sua forma materiale che come entità divina, con i nomi di Ra e Amun-Ra. Un antico papiro definisce "Il Sole, dominatore fisico del firmamento, dominatore spirituale e ideale di tutto l'universo e, come tale, re di tutti gli dei". L’astrologia medica era particolarmente considerata e applicata in Egitto, dove era governata dal dio Toth, padre delle arti e delle scienze.
In base ai suggerimenti degli astri, i medici-sacerdoti diagnosticavano, stabilivano le cure e gli eventuali interventi chirurgici, nonché i momenti più adatti per iniziare le cure o per operare. Essi avevano a disposizione una vastissima gamma di rimedi ricavati dai tre regni della natura, tutti minuziosamente classificati in base alle proprietà siderali e terapeutiche. Le ricette erano tenute rigorosamente segrete e rivelate unicamente a sacerdoti e iniziati, quindi, nel tempo, questo patrimonio di conoscenza è andato quasi completamente perduto. Dalla Mesopotamia e dall'Egitto l' astrologia medica, insieme a ogni altra conoscenza, si diffuse in tutto il mondo allora conosciuto ed ebbe il suo massimo sviluppo in Grecia, dove grandi studiosi e filosofi, quali Eraclito, Empedocle e Pitagora, si occuparono di cercare la logica e l'armonia celata nei rapporti tra uomo e cosmo. La cultura ellenistica perfezionò l'astrologia medica e la inquadrò in un sistema che è giunto intatto fino ai tempi nostri. Ippocrate (460-377 a.C.), il grande medico considerato il padre della medicina, seppe equilibrare in questa scienza la teoria e l'osservazione; egli credeva nella diagnosi astrologica e sosteneva l'importanza dell'ali- mentazione per la salute.
Sua è la frase: «Che le vostre medicine siano i cibi, che i cibi siano le vostre medicine» e ha anche detto: «Chi ignora l'astrologia non deve essere considerato un medico, ma un idiota». Va ricordato anche il medico e farmacologo Galeno, che per oltre mille anni fu figura dominante nelle arti mediche e che ancora oggi è seguito. Egli sosteneva che: «Lo stato del cielo, la stagione dell'anno, la regione o il paese in cui ci si trova» devono essere tenute presenti quando si fa una diagnosi e si stabilisce una terapia. Galeno mise a punto un sistema per predire il decorso e l'esito di una malattia per mezzo di dati astronomici.
Nell'antica Roma la medicina era considerata una professione indegna e i medici erano guardati con di- sprezzo, ma Galeno riuscì non solo a farsi accettare, ma anche ad imporre se stesso come personaggio influente e la medicina astrologica come pratica importante. Nello stesso periodo il grande matematico, astronomo e astrologo Tolomeo insegnava alla scuola di Alessandria e non è escluso che Galeno sia stato suo allievo. Già nel 140 d.C. Tolomeo sosteneva che per diagnosticare e trattare ogni malattia bisogna tenere conto della carta del cielo, della stagione e del luogo. Egli compilò il Tetrabiblos, fondamentale trattato, considerato la Bibbia dell'astrologia, che è alla base delle conoscenze moderne. Il poeta romano Manilio (I secolo d.C.) ha formulato la teoria dell'uomo zodiacale, ha cioè associato ogni parte anatomica del corpo umano a un segno dello zodiaco. Gli oroscopi così tracciati indicavano le condizioni di salute e le abitudini personali dell'individuo. Tra i primi detrattori dell'astrologia possiamo annoverare Carneade (220 a.C.), Cicerone e Lucrezio. Essi disconoscevano qualsiasi fondamento alla pratica astrologica, soprattutto in virtù del basso livello praticato nella società romana da alcuni astrologi. Con i cristiani questa scienza fu nuovamente presa in considerazione, grazie alla lettura dei presagio della nascita di Gesù, alla Cometa e ai Magi, pure legati alla sua venuta. Ma alti e bassi continuarono e con la caduta dell'impero romano l'astrologia declinò.

Mika - Relax take it easy

venerdì 22 febbraio 2008

La donna riconosce il buon partito

Psicologia: lei gli legge in viso se e' un buon partito
Lo dimostra uno studio condotto dall'italiano Dario Maestripieri

Le donne riconoscono a vista d'occhio un uomo da sposare e un bravo papa', infatti basta loro uno sguardo al viso maschile per capire se lui e' interessato ai bambini e se e' un 'buon partito' per una relazione di lunga durata.
Lo dimostra uno studio condotto dall'italiano Dario Maestripieri che,
laureatosi in Biologia all'Universita' la Sapienza di Roma nel 1987 e lasciata l'Italia nel 1992, lavora oggi alla University of Chicago . La sua ricerca, pubblicata sulla rivista Proceedings of the Royal Society B: Biological Sciences, lascia emergere anche che la donna e' piu' attratta da un viso virile per relazioni sessuali e di breve durata, e che piu' mascolino lei vede il volto maschile, maggiori sono i livelli di testosterone dell'uomo.
Gli esperti hanno coinvolto nello studio 39 uomini cui hanno misurat
o il livello di testosterone. Inoltre con vari test i ricercatori hanno misurato il loro grado di interesse nei bambini. Cio' fatto i ricercatori hanno immortalato i maschi in un bel primo piano, e mostrato poi le foto dei loro volti a un campione di donne chiedendo loro di giudicare il grado di virilita' dell'uomo ritratto, e quale fosse l'attrazione suscitata da ciascun volto maschie.
Le donne dovevano anche indovinare dalla foto il potenziale interesse nei bimbi dei maschi ritratti e decidere quale dei fittizi 'pretendenti' avrebbero scelto per
una relazione lunga e quale per un'avventura intensa ma di breve durata. ''Abbiamo scoperto che le donne sono in grado di valutare correttamente i livelli di testosterone degli uomini e il loro interesse nei bimbi semplicemente guardandoli nel volto - ha dichiarato Maestripieri in un'intervista. Inoltre abbiamo scoperto che quando alle donne viene chiesto di giudicare il grado di virilita' di un uomo dal suo volto, i giudizi espressi corrispondono ai livelli di testosterone nell'uomo'', ossia piu' il suo volto e' giudicato virile, piu' lui ha alti livelli di testosterone.
''Le donne giudicano uomini dal volto virile piu' attraenti come partner per relazioni di breve durata | ha proseguito Maestripieri - mentre sono attratte da uomini che reputano avere un interesse nei bimbi come partner per relazioni stabili di lunga durata''.

''Questi risultati suggeriscono che i volti degli uomini contengono molte piu' informazioni sulle loro potenziali caratteristiche come partner romantici e sessuali di quanto si pensasse nel passato ha osservato Maestripieri. Sebbene fosse gia' noto che volti virili sono attraenti, noi abbiamo dimostrato che questa virilita' del volto corrisponde ai livelli di testosterone nell'uomo. Abbiamo anche dimostrato che l'interesse dell'uomo nei bimbi e' un fattore molto importante per suscitare attrazione''.
Infine, i risultati suggeriscono che le donne sono flessibili nelle proprie scelte di partner sessuali per relazioni di breve o di lunga durata e che a seconda del tipo di relazione cui una donna e' interessata, diversi tipi maschili sono giudicati attraenti, ha rilevato Maestripieri. Questi risultati sono perfettamente in linea con i concetti fondamentali della teoria della selezione sessuale di Darwin e con risultati ottenuti in varie specie di animali. Merito dell'evoluzione, dunque, se la donna sa quel che vuole e puo' decidere a colpo d'occhio quale partner scegliere per ottenerlo.

Undici minuti

Una favola sul sesso, quello sacro, e su come solo questo possa scaturire nell'Amore.
E' una lezione sul dolore, su come tutto può essere sopportato per aspettare il momento in cui l'Amore vero si svela ai nostri occhi, il momento giusto per accoglierlo dentro di noi, ed il modo per farlo, senza troppe ansie, senza troppi dubbi, con il proprio tempo, dove undici minuti possono assumere il carattere dell'eternità, e dove ogni momento è fatto anche di cose lontane, e non solo di oggetti da toccare, ma di emozioni da vivere, e da cosnervare nel cuore.
La vita è capace di riservarci delle cose grandiose, ma doi dobbiamo essere sufficentemente preparati ad esporci rpima che questa ci colga alla sprovvista. Non tutto quello che ci circonda ci aiuta a migliorarci, ma sicuramente tutto concorre a portarci un giorno a fare delle scelte migliori, ci aiuta ad ascoltare il nostro cuore, ed ogni singola parte del nostro corpo, ogni parte che dialoga con l'amore, anche quella più impensabile, che sussurra dentro di noi per farci aprire gli occhi e guardare oltre i nostri dubbi.
E' un libro che risveglia l'anima, che ci può rendere più forti, ma soprattutto che ci fa capire che al mondo siamo tutti uguali, se solo fossimo in grado di ammetterlo.

T.M.

UNdici minuti

giovedì 21 febbraio 2008

Amore-Amico

Stare assieme ad una persona dovrebbe ridurre le nostre paure, farci sentire più sicuri, protetti, pronti a tutto. Se invece questo non avviene, cosa significa? E' forse un segnale che la persona non è quella giusta, oppure possiamo essere noi che non ci accontentiamo, che ci preoccupiamo, che facciamo sorgere mille dubbi nelle certezze, che rifiutiamo la stabilità perchè ci sembra troppo lontana dalla realtà che ci circonda, fatta di continue rotture, discontinuità e incertezze.
A vole la parola Amore è troppo grande per essere usata, forse è questa la verità, si dice troppo facilmente Ti Amo, e ci si concede, anima e corpo, a persone di cui conosciamo troppo poco, e nel momento in cui arriviamo a conoscere abbastanza, ci sentiamo mani e piedi legati.
A volte non è Amore, ma è Amico, e allora tutto prende un'altra luce, un altro peso, e non ci schiaccia più quella sensazione di incompletezza che era data, forse, dalla parola sbagliata nel posto sbagliato. A volte bisogna dire meno parole, ma dirle con il cuore, coscenti che ogni parola è un impegno, che ogni sillaba è una promessa e che ogni cuore è fragile, e contiene dentro di sè solo una certa quantità di emozioni, e queste devono avere la dolcezza adatta a muoversi senza ferirlo, e non una confusione insistente di sensazioni che ne mina l'integrità.
C'è posto per due parole: Amore, e Amico, a volte queste due si fondono, a volte restano ben distinte, un Amore deve essere Amico, ma il problema sorge quando il secondo si confonde con il primo, e senza rendersene conto le parole si mescolano, e perdono il loro significato.

T.M.

martedì 19 febbraio 2008

La passione _ Paulo Coelho - Undici minuti

Dal diario di Maria, un brano scritto due giorni dopo che tutto era tornato alla normalità:

La passione ti fa smettere di mangiare, di dormire, di lavorare, di vivere in pace. Molti si spaventano perchè, quando compare, distrugge tutto ciò che di vecchio incontra. Nessuno vuole mettere a soqquadro il proprio mondo. Perciò alcune persone - tante - riescono a controllare questa minaccia, mantenendo in piedi una casa o una struttura già marcia. Sono gli ingegneri delle cose superate. Altri individui pensano esattamente il contrario: si abbandonano senza riflettere, aspettandosi di trovare nella passione la soluzione di tutti i loro problemi. Attribuiscono all'altro il merito della pripria felicità, e la colpa della propria possibile infelicità. Sono sempre euforici perchè è accaduto qualcosa di meraviglioso, oppure depressi perchè un evento inatteso ha finito per distruggere tutto. Sottrarsi alla passione, o abbandonarvisi ciecamente: quale di questi atteggiamenti è il meno distruttivo?
Non lo so.

Paulo Coelho, Undici minuti

Verde

Il luna-park _ Paulo Coelho - Undici minuti

Dal diario di Maria una sera in cui non aveva il coraggio di uscire, di vivere, di continuare ad aspettare una telefonata che non arrivava:

Oggi sono passata davanti a un luna-park. Ma, poichè non posso scialare il denaro, mi sono fermata soltanto per osservare la gente. Sono rimasta a lungo davanti alle montagne russe: vedevo che la maggior parte delle persone ci saliva in cerca di emozioni, ma quando i vagoncini cominciavano a muoversi, tutte avevano una paura tremenda e chiedevano di fermare la corsa. Che cosa vogliono? Se hanno scelto l'avventura, non dovrebbero essere preparate ad arrivare sino alla fine? Oppure pensano che sarebbe più intelligente non percorrere questi saliscendi e divertirsi su una giostra, girando in tondo? Per il momento, sono troppo sola per pensare all'amore, ma devo convincermi che tutto passerà, che troverò un impiego e che sono qui perchè ho scelto questo destino. La mia esistenza è come le montagne russe - sì, la vita è un gioco forte e allucinante, la vita è lanciarsi con il paracadute, è rischiare, è cadere e rialzarsi, è alpinismo, è voler raggiungere la vetta di se stessi, e ritrovarsi insoddisfatti e angosciati quando non ci si riesce. Non è facile stare lontano dalla famiglia, non parlare la lingua con cui posso esprimere tutte le mie emozioni e i miei sentimenti, ma da oggi, quando sarò depressa, ripenserò a quel parco dei divertimenti. Se mi fossi addormentata e risvegliata all'improvviso sulle montagne russe, che cosa avrei provato? Ebbene, la prima sensazione sarebbe stata quella di sentirmi prigioniera: essere rerrorizzata dalle curve, avere voglia di vomitare e fuggire via da lì. Se, invece, fossi stata fiduciosa, avrei detto che i binari sono il mio destino, che Dio sta guidando il vagoncino e che questo incubo si trasformerà in ebbrezza. Diventerà esattamente ciò che è nella realtà: l'attrazione delle montagne russe, un divertimento sicuro e affidabile che avrà sempre un suo capolinea. Ma fintantochè dura la corsa, io devo guardare il paesaggio che mi circonda e urlare di eccitazione.

Paulo Coelho, Undici minuti

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