lunedì 11 febbraio 2013

René Gruau, la moda, il tempo

René Gruau nasce nel 4 febbraio 1909 a Rimini uno dei grandi artisti dell’ultimo secolo: Renato Zavagli in arte René Gruau, illustratore di moda, pittore, scenografo e costumista, conosciuto in tutto il mondo, ha saputo rendere la sua arte immortale nel tempo. 
Di madre francese (nobile Maie de Gruau de la Chesnaie) e padre italiano (conte Alessandro Zavagli Ricciardelli delle Caminate). Dai racconti dello stesso Renato sappiamo che i genitori si separarono quando egli era ancora bambino. A circa 20 anni Renato si trasferirà a Parigi dove avranno inizio quelle importanti collaborazioni che ne segneranno la carriera. Riviste di moda (Femina, Marie-Claire, L’Officiel), manifesti, illustrazioni, in breve tempo il suo tocco, la sua abilità ed i suoi colori, lo porteranno ad essere il più apprezzato illustratore della sua epoca.
La sua tecnica ed il suo stile sono stati negli anni influenzati da grandi pittori come Degas, Manet, Drian, le opere di Toulose-Leutrec, ma anche dai numerosi manifesti pubblicitari della Belle Epoque unitamente a stampe giapponesi dalle quali ha saputo trarre ispirazione ed apprendimento per tecniche rappresentative di notevole importanza. 
Da Dior a Chanel, da Yves Saint-Laurent a Belamin, numerosissime le case di moda che si sono avvalse della sua forma grafica, ritrovando in questa quel tocco di genialità unito all’estrema semplicità e raffinatezza. A queste aggiungiamo inoltre collaborazioni rimaste nella storia per  famosi locali di Parigi quali Moulin Rouge e il Lido in particolare, col quale collaborò oltre trent'anni a partire dal 1956. Note sono anche le campagne pubblicitarie per Martini e Maserati e molte altre, rimarcandone tecnica e maestria. 
René Gruau ha vissuto per buona parte della sua vita tra Parigi e Cannes, che aveva imparato ad amare durante l'ultimo conflitto mondiale quando si era trasferito in Costa Azzurra seguendo l'industria della moda e che aveva scelto come residenza intorno al 1985; è stata tuttavia Parigi la sua città, quella che lo aveva portato al successo e dove avevano sede i primi suoi atelier. René Gruau è deceduto a Roma il 31 marzo 2004, e le sue ceneri sono conservate nel famedio del cimitero di Rimini accanto alla tomba del suo concittadino Federico Fellini. Egli è stato un grande protagonista della rinascita della couture francese ed è stato uno dei grandi protagonisti nell'elaborazione dell'illustrazione della moda attraverso la pubblicità e nel disegno di moda.
BIBLIOGRAFIA: Gruau e la moda - Illustrare il Novecento Silvana Editoriale     
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Nel 2009 è stato prodotto il libro "Le premier siècle de René Gruau, edito da "Thalia", che ripercorre la storia dell'artista tout au long de sa longue carrière, incontrando le sue opere migliori.

 

giovedì 31 gennaio 2013

Innocente Illusione

Un sottile torpore, una parvenza di apatia. Ormai il mio corpo sembra scivolare lungo la chiglia dei sentimenti, per farsi trascinare nelle gelide acque di un mare di nulla. Mi ritrovo spento, avvilito, con lo sguardo perso nel vuoto di un giorno che non sembra appartenermi più, di una vita che ho dato in prestito ad un corpo straziato dall'immobilità. Mi sento soffocare, come immerso in un oceano di nulla, faccio lunghi sospiri in cerca di ossigeno, eppure il peso resta, e comprime il mio petto come una pietra che non riesco a mandare via. Davanti a me il vuoto di mille parole che non trovano la giusta collocazione, di pagine scritte su candidi fogli che ne assorbono il significato e le tramutano in silenzi.
Intanto lampeggia il cursore, aspettando una nuova cascata di sentimenti pronti ad annebbiare la mente, a farmi credere di nuovo nella vita, a salvarmi da questo vuoto che è lo schermo di fronte a me, quello specchio con cui continuo a confrontarmi ma che non sa rispondermi, forse per pigrizia, forse perchè non so porre le giuste domande. Allontanarsi non serve, rimango avvinghiato dalla rete di immagini che ammalia la mia mente, quelle sfolgoranti scene di un impossibile futuro, un'idilliaca perfezione che comincia a logorare ogni mia certezza, senza che io me ne renda conto. 
Parole, immagini, libri, film, tutta una congiura che imprigiona la mia anima, e io ne sono il custode, che sogghigna contento alla sua preda in gabbia, ignaro del veleno che somministra proprio a se stesso. E così resta cieco all'immagine di un fin troppo prossimo futuro, in cui i suoi stessi occhi lo guarderanno, e non saranno più lacrime quelle che scorreranno, ma pura e semplice amarezza per non aver saputo volgere lo sguardo verso una finestra aperta alle proprie spalle invece che alla cella del suo cuore.

T.M.

giovedì 24 gennaio 2013

La diva Julia

Si può solo rimanere affascinati da questo romanzo. E' l'immagine della perfezione racchiudendo in sè la saggezza, l'ironia, un'incredibile evocazine di immagini e sentimenti, che ne fanno un'opera assolutamente impeccabile. Julia è un personaggio affascinante, talmente forte, ed allo stesso tempo fragile, che potrebbe essere ogniuno di noi, nessuno escluso; e sta in questo la forza del libro, il cogliere la versatilità di un personaggio che vuole essere sè stesso, ed allo stesso tempo tutti. Julia non si affanna ad essere perfetta, ma non si adatta nemmeno a non esserlo, ogni sua mossa è calcolata, anche se non sembra, e tutto quello che succede nel romanzo segue un tracciato ben preciso che Julia comunque conosce dentro di sè, e forse nega ogni tanto, ma alla fine sa accettarlo, perchè sa come adeguarvisi. Julia non sa lasciarsi andare alla disperazione, nè alla pazza gioia, perchè la sua gioia è comunque intima e personale, ed anche se traspare dalle piccole cose che essa si concede comunque queste fanno parte di un quadro architettato per essere assolutamente perfetto. 
In poche parole JULIA è perfetta, di una tale perfezione ricca di mille imperfezioni, come lo sono molte opere d'arte, ma non per questo vengono svalutate, anzi, ogni singolo difetto, all'interno della composizione, sembra assumere un significato, anche quando non ce l'ha! E Julia è coscente di questo, ogni cosa andrà al suo posto, perchè quando il suo pubblico la vedrà di nuovo in scena sarà lei a decidere cosa apparirà...e cosa no!
Un romanzo eccezionale, del quale ci si può solo innamorare. 
9,5

T.M.

lunedì 29 ottobre 2012

Drive

Dopo grande scetticismo ho finalmente visto questo film, e posso davvero dire di essermi ricreduto. L'ho adorato dal primo minuto. Ci si può solo innamorare della perfezione con cui è stato fatto. Forse non un capolavoro ai massimi livelli, ma di sicuro un'orchestrazione perfetta di dialoghi, suoni, musica e immagini.
T.M. 
Curiosità www

venerdì 22 giugno 2012

Convenzioni

E se ci abituassimo a vivere una vita che non sentiamo nostra? Quanto dolore potrà sopportare il nostro cuore prima di scoppiare sapendo che tutto ciò che vediamo riflesso nello specchio non ci appartiene? È solo una maschera che non vogliamo nemmeno riconoscere, e per questo ci rifiutiamo persino di guardarla a volte.
Se passando davanti ad uno specchio chiudessimo gli occhi, e la forza dell'immagine riflessa facesse scorrere le nostre lacrime, costringendoci a guardare ciò che non siamo, ciò che non vogliamo, ciò che evitiamo di riconoscere, per paura di fuggirne lontano e non tornare mai più?
Se osserviamo le nostre mani, e la prospettiva distorta del nostro punto di vista ci mostra gli artigli con i quali vorremmo cavarci gli occhi, per non poter più fissare ciò che sta di fronte a noi, dentro di noi? E ci troviamo in conflitto, turbati dall'impossibilità di riconoscere la verità, la differenza tra maschera ed anima, le differenze tra noi, e LUI; quella figura che ci sta davanti, che ci osserva con una tale ripugnanza da farci venire voglia di nasconderci, di strapparci i vestiti di dosso e correre nudi su una terra senza pregiudizi, una terra che ci ama, che ci accoglie, una terra che ci capisce, la terra che pensavamo non avremmo mai raggiunto, quella terra che sogniamo ogni notte, ma non ce lo ricordiamo, quella terra che occupa tutti i nostri pensieri, eppure non lo sappiamo. Quella terra è sempre stata sotto i nostri piedi eppure abbiamo smesso di guardarla, sperando di spiccare il volo e lasciarci tutto alle spalle, problemi e incomprensioni, timori e insicurezze. Ma non è volando che ci salveremo, e nemmeno correndo lontano, ma solo restando a guardare quell'immagine riflessa, e riconoscendo il nostro cuore, che non si può mascherare, e può invece salvare quell'anima che notiamo in trasparenza dietro il velo delle convenzioni.

T.M.

venerdì 4 maggio 2012

L'ombra del vento

Non riesco assolutamente a capire come questo libro abbia avuto tutta la popolarità che ha avuto. Non mi dilungherò nemmeno molto nella recensione in quanto non c'è gran che da dire, infatti la prima impressione che si ha, anche senza dover arrivare a metà libro, è che i fenomeni "codice-da-vinci" stanno dilagando, non per il tema, quanto per l'apertura nel mercato a persone che attirano lettori che non si intendono assolutamente di letteratura.
Sarà forse che tutto il suo successo si basa sulla bassa qualità narrativa, qualcosa di accessibile a tutti, unita ad un complicato intreccio di vicende (per lo più amorose) che fingono grandi colpi di scena, e invece ci fanno sembrare di aver acceso la TV su "BEAUTIFUL".
Ok, avevo promesso di non dilungarmi molto, è che questo libro mi ha portato via un pezzo di vita, non avrei dovuto insistere nell'arrivare alla trecentesima pagina (le ultime le ho saltate a mò di canguro).
Forse bisognerebbe seguire la trama del libro, e completare l'opera come vuole il protagonista...bruciamone tutte le copie! (ovviamente scherzo, i libri non vanno mai maltrattati!...al massimo criticati).

T.M.

lunedì 19 marzo 2012

Il Leone d'Inverno

C'è ben poco da dire di questo film, perchè se si cominciasse a dirne qualcosa si finirebbe col dirne troppo. Lo definirei estremamente attuale, carico di una forza espressiva che spazia dalle immagini, alle interpretazioni, fino ai dialoghi splendidi all'interno dei quali ci si perde per le due ore di durata del film (sensazione che perdura anche in seguito).
La freschezza stilistica con cui è stato allestito il tutto lascia un'interessante sensazione di gioia, pur restando ben impressa la ferocia con cui i conflitti tra i vari personaggi si scatenino per tutta la pellicola; è l'alternanza di linguaggio aulico e gergale a donare freschezza a questo film, ci aiuta a sentirlo nostro e meno "storico", facendoci "apprezzare il dramma" in atto per la sua potenza espressiva.
Superfluo commentare la splendida interpretazione di Katharine Hepburn, per la quale vinse l'oscar.
Voto con un 9 deciso... anche 9 1/2

T.M.
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mercoledì 22 febbraio 2012

Pensiero notturno

Mi sento davvero impotente, senza forze. In questa sera così buia mi sembra che nulla abbia un senso, e mi domando come devo andare avanti, come posso procedere senza una meta, senza quasi i mezzi, eppure con tutto questo peso sulle spalle, questo senso di responsabilità che mi annienta. Ma dove sto sbagliando? Dove sono andate a finire tutte le mie forze, tutta la mia buona volontà, tutti i miei sogni, e tutte le mie certezze? Dove sono andato a finire io? Che credevo di conoscermi fino a poco tempo fa, sapevo dove volevo andare e sapevo dove ero.
In questa sera buia mi sento vuoto, e penso solo che un nuovo giorno non è in grado di donarmi la luce di cui avrei bisogno, per rischiarare quella strada buia che non riesco più a percorrere. Forse è meglio chiudere gli occhi, e sperare di intravvedere la spiaggia sicura dei sogni
, dove le impronte si confondono, e dove niente è per sempre.

T.M.

Impotente

Odio questa sensazione di impotenza che mi porta a fissare il vuoto, giorno dopo giorno, mentre il tempo scorre veloce davanti ai miei occhi, e tutto quello che riesco a vedere sono solo le lacrime che premono per uscire, ma non ci riescono. Sento il vuoto dentro di me, un vuoto che grida e sovrasta ogni altro suono attorno a me, un vuoto che mi annienta, e mi fa sentire solo anche in mezzo alla gente.
Ogni giorno sfila di fronte a me, con tutte le sue possibilità, con tutte le sue delusioni, ed ogni giorno mi ritrovo a fissare le mie mani vuote che cercano di afferrare qualcosa di così chiaro, eppure così indistinto, qualcosa che scaturisce dalla mia mente con la presunzione di portarmi lontano. e invece mi lascia sul ciglio di una strada che non conosco, dove le macchine mi sfrecciano accanto, indifferenti. Vengo avvolto in una nube calda di nebbia che mi sembra quasi una coperta soffice, che si nutre delle mie forze per abbandonarmi ad un destino inevitabile, aspettando una goccia di pioggia che scivoli sul mio viso ingrigito, rigandolo come calde lacrime per riportare alla luce un sorriso ormai sepolto.

T.M.


lunedì 20 febbraio 2012

Repulsion

Repulsion di Roman Polański, è un film che si può ben considerare il primo capitolo dell'ideale "trilogia della follia" a cui hanno fatto seguito "Rosemary's Baby" e "L'inquilino del terzo piano". Dotato di una notevole carica d'angoscia il film si sviluppa secondo una serie di sequenze che portano lo spettatore a provare quasi in modo palpabile l'ansia e la follia della stessa protagonista. Ci si sente immersi nelle sue paure e sembra di essere quasi avvolti da quelle pareti (quelle misere pareti di un appartamentino che sembrano allungarsi a dismisura) sentendoci intrappolati in una specie di incubo che ricorda molto (o sarebbe meglio dire dal quale potrebbe essere influenzato) "Island Empire" di David Lynch, film altrettanto claustrofobico seppur meno direttamente legato ad una trama delineata attorno ad un dramma personale molto evidente in "Repulsion".
Assolutamente da vedere, anche per una fotografia assolutamente splendida.

T.M.
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