Si compongono dentro la mia testa, come fossero piccole particelle di qualcosa che vuole assumere un'identità; crescono e poi spariscono, ma ritornano e si moltiplicano, come idee confuse attanagliano i miei sensi. Sono elementi di un presente che non riesco a codificare, strumenti sconosciuti di un'arte che mi dovrebbe appartenere.
Mi guardo volteggiare sopra l'insensatezza di tutte queste battaglie e non comprendo neppure più la necessità di far uscire queste parole che mi gelano il sangue, e quindi ammutolisco, nel vano tentativo di calmare questo vorticare di inutili luci che non fanno altro che creare ombre sulle mie certezze.
Osservo una spirale di ricordi che ormai non diventa altro che un feticcio inutile, tempo sprecato che scivola tra le pieghe di un presente stanco, pesante, dove i colori sbiadiscono sotto la luce della speranza.
Allora provo solo a guardare di fronte a me, l'immagine sfocata di quello che mi aspetta, con l'obiettivo di trovare un sentiero che mi allontani da tutta questa incertezza.
T.M.
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