lunedì 2 novembre 2015

Il segreto di Caspar Jacobi - Alberto Ongaro

Sottilmente perverso. Queste sono le prime parole che mi vengono in mente per descrivere questo romanzo subito dopo la fine della sua lettura. Amo molto Ongaro come autore, in quanto mi sono innamorato del suo romanzo "La taverna del Doge Loredan" che ha saputo ammaliarmi come pochi romanzi di autori italiani. Il romanzo che mi appresto a recensire però, nonostante sia stato molto apprezzato e paragonato a "La taverna del Doge Loredan", non mi ha dato minimamente lo stesso "brivido". 
Come nel tradizionale sistema narrativo di Ongaro si rimane ammaliati dalle vicende, dai personaggi e dalle parole che li uniscono, eppure in questo romanzo non ho trovato lo stesso spirito "burlone" ma allo stesso tempo "mistico" che l'autore aveva saputo trasmettermi negli altri romanzi, e in particolare ne "La taverna del Doge Loredan" per l'appunto. Diciamo che in generale il romanzo procede bene, lasciandosi leggere, ma il tutto rimane tremendamente slegato per ricomporsi (circa) alla fine, ed anche abbastanza sbrigativamente ed in modo anche abbastanza "distaccato", ossia lasciando tutto in mano al lettore. Ok, l'autore ha forse voluto un po' prenderci in giro, quello che ha sapientemente fare in ogni suo romanzo, però qui la cosa gli è riuscita un tantino peggio; sarà l'ambientazione (New York), sarà il periodo, saranno dei personaggi che non si caratterizzano mai lungo tutta la storia, come se il romanzo si stesse scrivendo nello stesso istante in cui viene letto. E' decisamente apprezzabile lo sforzo di creare una suggestione di questo tipo nel lettore, qualcosa che ti permetta di confrontarti con il testo senza subirlo passivamente, eppure allo stesso tempo il sistema utilizzato risulta tremendamente disorientante (volontariamente? boh).
Posso valutare il romanzo solo attraverso due sensazioni: quella percepita durante la lettura, e quella in seguito alla conclusione del romanzo. Nel primo caso mi sono ritrovato in mezzo ad un labirinto di messinscene spesso poco interessanti e quindi "deludenti" per lo sviluppo di un romanzo, anche se poi mi sono reso conto che non era la logica quella che l'autore cercava in questo romanzo, bensì la "non logica", una specie di "mondo delle meraviglie" che scaturisce direttamente dalla testa di un romanziere. La seconda sensazione invece, quella della conclusione, è stata principalmente di sollievo, ma non per aver portato a termine il romanzo, anche perchè come ho detto si fa leggere tranquillamente, anche se non dà grandissime soddisfazioni a livello di "sorprese", ma per il fatto che non appare poi così scontato, e riesce in qualche modo a riscattarsi stravolgendo ulteriormente il piano narrativo e ribaltando chi legge verso l'ipotesi più banale, ma allo stesso tempo la meno ovvia, proprio perchè nasce da un percorso tortuoso "assurdamente logico". 
In poche parole non è semplice valutare questo romanzo, eppure riesce a catturarti in qualche modo, e non ti lascia insoddisfatto. Posso quindi tranquillamente valutarlo con un bel 7, e sarei felicissimo di leggere altri pareri di persone che decideranno di affrontare questa lettura, così da poter in qualche modo confrontarmi con altre "percezioni" di questa storia. 

T.M.

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