Suggestivo come sempre, il racconto di Maugham è questa volta un insieme di avventura, sentimento, mistero e cinismo (immancabile). Dico questa volta perchè ogni volta Maugham sa sorprendere il lettore co
n un nuovo soggetto, sempre diverso, sempre appassionante ma soprattutto sempre descritto in maniera superba.
In "Acque morte" troviamo inoltre una struttura narrativa abbastanza diversa dalle altre opere dell'autore; estremamente interessante il modo di introdurre i personaggi, accennando a ciascuno di loro prima, così che ci si possa fare un'idea di chi sono, e descrivendoli dettagliatamente poi, magari nei capitoli successivi, capovolgendo completamente l'immagine che ci siamo fatti di loro. E' come scoprirli volta per volta, dettaglio per dettaglio, vedendoceli illuminati dalla flebile luce di un cerino, per poi lasciarci sbalorditi quando improvvisamente li colpisce la luce accecante del sole.
Il protagonista poi è come pochi, un esemplare di "rara bellezza"; nella sua delicata noncuranza osserva tutto e viene osservato, ma non agisce in alcun modo per modificare gli eventi. E' una sorta di specchio dello spettatore che ci rappresenta e che ci accompagna ad osservare tutto ciò che accade, di tanto in tanto facendoci scivolare nella sua molle compostezza, che nonostante tutto non ci disgusta, seppur dovrebbe.
C'è poco da dire di questo romanzo, se non che va assolutamente letto, perchè è un romanzo che come pochi mette in scena l'assurdità della natura umana e le inaspettate conseguenze che può portare un viaggio fuori programma.
Voto con un 9,5. Non è il massimo, ma solo perchè amo soggetti diversi. Per la scrittura merita un 10 pieno.
T.M.
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