venerdì 28 settembre 2007

Forse

Forse non siamo degni delle emozioni che proviamo, o forse non lo sono le persone per cui le proviamo.

Forse cerchiamo solo una luce che ci illumini da lontano, qualcosa che ci metta in vista, un faro, che guidi a noi.

O potremmo essere solo privi di speranza, perchè la poca che avevamo l'abbiamo persa indegnamente rincorrendo false realtà; allora potremmo ancora sopravvivere, perchè senza speranza rimaniamo solo noi, e se il nostro cuore lo conosciamo è anche l'unico dal quale non possiamo essere tradiri. Forse.

T.M.

giovedì 27 settembre 2007

L'istinto di farsi i fatti degli altri

Le soap opera piacciono a molti, come testimoniano gli ascolti in Italia e nel resto del mondo. Tutto merito di una sapiente sceneggiatura e una regia perfetta? Non soltanto. Sembra infatti che alla base della passione per innamoramenti, tradimenti e intrighi sentimentali altrui ci sia un primordiale istinto di sopravvivenza, come ha dimostrato una ricerca britannica che ha analizzato il fenomeno - tanto superficiale quanto antico - del pettegolezzo.
Dettagli? piccanti. Gli psicologi dell'Università di St Andrews (Scozia) e di Liverpool hanno consegnato a dieci volontari quattro testi da leggere e da riscrivere - dopo qualche minuto - in base ai loro ricordi. I testi così prodotti sono stati poi dati a un altro gruppo di "cavie del pettegolezzo" che li hanno a loro volta riscritti.
Il processo, ripetuto quattro volte, ha portato a una serie di brevi racconti che presentavano inevitabilmente molte lacune rispetto ai testi originali. Un certo tipo di infor
mazioni, però, non mancava mai: vicende di tradimenti, storie di infedeltà e intrighi di varia natura erano tra i dettagli mai tralasciati, ma anzi amplificati dal ricordo dei soggetti.
Spettegolo, ergo sum. «Gli esseri umani sono animali sociali e le vicende personali degli altri sono un aspetto saliente del contesto in cui viviamo» afferma Alex Mesoudi, uno dei r
icercatori coinvolti nella ricerca.
I legami che le persone costruiscono tra loro sono da sempre fondamentali per il nostro vivere comunitario ed essenziali alla nostra sopravvivenza "sociale".
L'intelligenza dei primati sarebbe quindi prima di tutto una risposta alle necessità del vivere in comunità: niente a che vedere con la capacità di usare arnesi o di trovare di che nutrirsi. Ma l'intelligenza sociale non è servita soltanto ai nostri avi: mai come oggi infatti sembra avere successo, nel lavoro e nelle relazioni interpersonali, proprio chi riesce a costruire attorno a sé una buona rete di conoscenze. Insomma, questa la tesi dei ricercatori inglesi, chi si fa anche i fatti altrui.

mercoledì 26 settembre 2007

Delivery




Madonna - American Life




Grida silenziose

Sapete cos'è un grido silenzioso? E' quello che ogniuno di noi fa dentro se stesso, quella forma di sfogo per la quale il nostro corpo sembra rimanere totalmene impassibile, mentre dentro esplodiamo, qualcosa si rompe, ma sembra che niente e nessuno se ne accorga dal di fuori. Mi ricorda molti momenti della mia vita, anche senza grida, ogni mio sentimento sembra riflettersi sulle persone quanto un muro è in grado di riflettere la mia immagine. Ombre, non esistono che ombre, solo scarne immagini di quello che proviamo, tutto il resto resta dentro di noi, e a nessuno interessa niente. Dentro di noi potrebbe esserci un nuovo big bang, ma nessuno è così interessato da scoprirlo, e le nostre grida silenziose continuano a sembrare singhiozzi, ed intanto la vita va avanti, con qualcosa in meno a cui pensare, e con un dolore in più, quello del nostro cuore infranto.

T.M.

martedì 25 settembre 2007

Irene Grandi - Non resisto





Libero

Se le mie ali si dispiegassero all'infinito
non abbraccerebbero
nemmeno una misera parte
dell'amore che provo.
Respirare
significa vivere nel suo cuore,
una gabbia d'amore senza sbarre,
dove i suoi occhi
sono la chiave della mia libertà,

per perdermi nel loro abisso
e vagare all'infinito
in una terra dove a saziarmi
vi sono i soli sentimenti che provo,

che duplico all'infinito
nello specchio dei miei baci.
Cerco di catturare un solo istante,
un unico momento,
per portarlo con me,
ma tutto viaggia troppo in fretta
e solo mi resta tra le mani
il profumo degli istanti scorsi tra le dita,
e persiste l'acre odore
dei frequenti addii.

Rimango silente
nella cella del suo cuore,
e per un istante odo un battito d'ali,
il mio,
a ricordarmi
che ancora posso far scorrere
ogni momento

fra le mie dita,
sulle ali dei ricordi,
viaggiando nel nostro amore,
e scoprendo,
ancora e ancora,
i suoi occhi nel mare che sorvolo
contento.

T.M.

lunedì 24 settembre 2007

Ken Follet: il seguito de "I pilastri della terra"

E' uscito in Intalia il 18 settembre 2007, in prima mondiale assoluta, il nuovo romanzo di Ken Follet.
Il nuovo romanzo del re dei bestseller si intitola “World without end” (Un mondo senza fine), ed è una sorta di seguito, ma ambientato due secoli dopo, del popolarissimo “I pilastri della terra”, del 1989, che raccontava il sogno di Tom di costruire una cattedrale nell’ Inghilterra medievale.
Nel suo sito (www.ken-follet.com) lo scrittore gallese racconta le titubanze nell’accingersi ad esaudire il desiderio di moltissimi lettori che da anni chiedavo un seguito a romanzo, ed i timori di non riuscire a trovare l’alchimia giusta per ripeterne il successo.
La storia ambientata a partire dal 1327, avrà come sfondo la terribile epidemia di este, che nel XIV secolo dimezzò la popolazione europea.
Diciotto anni dopo I Pilastri della Terra, dieci milioni di copie dopo il successo mondiale di quel libro così diverso dai temi e dalle atmosfere dei suoi tradizionali best-seller, il maestro del thriller ci riporta nell’antico villaggio immaginario di Kingsbridge. E ancora una volta è un’ambiziosa storia di fede e passione, guerra e potere, amore e militanza. Ancora una volta Follett abbandona i confortevoli percorsi che fin dagli anni Settanta lo hanno reso celebre nel mondo, quelli della spy-story e del thriller di guerra, per misurarsi con l’impresa di raccontare al suo pubblico l’epopea di un gruppo di uomini e donne sullo sfondo del Medioevo inglese ed europeo.

Geisha : sensualita' e seduzione

Geisha è l'unione di due kanji che significano "arte" e "persona": significa quindi "persona esperta nelle belle arti , nelle belle maniere".
La Geisha e' una professionista nell'arte di intrattenere ed allietare noiose cene d'affari e banchetti.
Una geisha coniuga spontaneità e raffinato artificio.
La bellezza della geisha e' insita nella sua padronanza della canzone, della musica , del ballo , dell'abbigliamento, della raffinata presenza in qualunque occasione le si presenti. La sua conversazione e' attenta e elegante.
Lo scopo di una geisha e' di arrivare a rappresentare la perfetta incarnazione dell'iki, canone estatico su cui si basa l'essenza dell'essere giapponese. Per noi occidentali potrebbe rappresentare la "grazia" intesa in senso ampio ed estetico.
L'Iki è il uno stile, un comportamento, l'essenza della seduzione che sceglie la via piu' difficile del mutamento , dell'adattabilita' dell'anima al proprio interlocutore.
Tutto cio porta la geisha al di la' della sua immancabile bellezza fisica : essa contiene in se' la propria arte.
La geisha studia la parte coinvolgendo tutto il suo essere : la modulazione del respiro, la silhouette, le aconciature, l'incedere.
Il suo fisico deve essere sottile e slanciato, il volto affilato, le sue guance, dal colore pallido come "il fiore di ciliegio" o "glaciali " cosi' da ricordare l'autunno.
La voce deve poter variare la tonalita' raccogliendo una gamma che spazia da dalla malinconia al brio.
Il trucco facciale e' particolare: la bocca va ridisegnata in modo da mostrare, col ritmo delle labbra, rilassatezza e tensione assieme.
Gli occhi devono assumere un'espressione che evoca la dolcezza lasciando intravvedere opportunamente punte di civetteria.
Deve calzare sandali con i piedi rigorosamente nudi , elemento fondamentale di seduzione, anche d'inverno, sovrastati da Kimono poco appariscenti , con colori delicati e intonati alla stagione.
Il colletto del kimono deve lasciare scoperta la nuca affinche' appaia la seduzione di una breve apertura sull'intimita' del corpo. Il " komata" e' una bella linea sottile sulla parte alta posteriore del collo che viene spesso truccata per rispecchiare la figura della zona genitale ; cio' significa per la geisha "l'aspirazione alla perfezione della bellezza erotica unita all'arte".
I capelli normalmente lisci e di colore "nero lucente e profondo possono essere acconciati secondo un adeguato canone estetico (es . " a foglia di gingko", "shimada ", …).
La donna che sceglie di intraprendere questa professione deve applicarsi ad anni di studio e disciplina.
Per perfezionare le tecniche e sostenere i notevoli costi di abbigliamento (un kimono elegante puo' raggiungere i 15-20.000euro) , il trucco, la cura del corpo e della cultura necessitano di molto denaro. L'unica via quindi e' affidarsi come tradizione ad un facoltoso sponsor (okiya o danna-san) .
In cambio del sostegno finanziario l'okiya ottiene particolare attenzioni e dedizione.
La geisha ha sempre rappresentato l'aristocrazia del mizu shouba e non e' da considerarsi una prostituta.
Se fornisce prestazioni sessuali, lo fa a sua discrezione o come parte di una relazione duratura. Il suo lavoro è vendere un sogno - fatto di sontuosità, romanticismo, esclusività - ai più ricchi e potenti uomini del Giappone: politici, uomini d'affari e yakuza.
Molte geisha raggiunta una certa età sono state spose di uomini facoltosi e di alto livello sociale.
Sin dall'antichita' , diventare geisha non comprendeva l'insegnamento delle arti amatorie; anzi, dovendo arrivare vergini al mizu age, era loro prescritto di stare il più lontano possibile da qualsiasi contatto di tipo sessuale.
Era un modo diverso di essere donna.
La geisha era la donna per eccellenza, un gioiello, una cosa rara da ammirare e apprezzare.
Una figura ben distinta dalla geisha è quella della "maiko" ("danzatrice"), giovanissima che studia per divenire geisha. Essa è ben riconoscibile dal kimono molto più colorato, con maniche e obi allungato.
Anche le maiko sono richiestissime sul lavoro, poiché la loro giovinezza e candore compensano la mancanza di quell'esperienza che soltanto le geisha più affermate possiedono.
La cerimonia della rotazione del collare (erikae) segna il cambiamento, l'evoluzione da maiko a geisha.

T.M.

Madonna - Paradise Not For Me




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