mercoledì 19 settembre 2007

Essere

E’ perdersi in un bosco senza alberi ;
affogare in una spiaggia
con la bassa marea .
Credere di volare
innalzando i nostri desideri .
E’ correre ,
più veloce ,
non toccare neppure la terra .
Vibrare ,
alla scossa dei nostri pensieri .
E’ osservare ,
sempre ,
e accorgersi del nulla .
Camminare nella notte ,
guidati da una luce che vediamo solo noi .
Correre in un prato , a piedi nudi
e sorridere .
Cavalcare l’aria ,
lasciandosi trascinare .
Guardare una stella
e accorgersi che è l’unica a brillare .
Scalare una montagna
per capire quant’è grande la fatica
di vivere .
La gioia
d’essere qui .

T.M.

Felicità tà tà - Raffaella Carrà




martedì 18 settembre 2007

Wicca

La Wicca è la religione delle streghe, una religione che si concentra attorno al rispetto della Natura nella quale vengono riconosciuti il Dio e la Dea. Molte delle tecniche Wiccan sono di origine sciamanica, quindi può di buon grado essere definita come una religione sciamanica, anche se oggi sono state abbandonate le dure prove del dolore, e l'uso di allucinogeni in favore di canto, meditazione, della concentrazione, della visualizzazione, della musica, della danza della invocazione e del dramma rituale. Con tali tecniche spirituali la strega raggiunge uno stato di concentrazione e di elevazione spirituale. La Wicca insegna che la Natura include uno spettro di stati mentali e spirituali, dei quali molti di noi ignorano l'esistenza. Un rituale Wiccan efficace consente infatti si scivolare in questi stati consentendoci la comunione con la Dea e il Dio.La wicca non vede le divinità come entità distante, al di sopra della realtà sensibile. La Dea e il Dio sono immanenti, sono entrambi dentro di noi e si manifestano in tutta la Natura. Non vi è nulla che non sia degli Dei. Si può dire quindi che la Wicca aiuti chi la pratica nella comprensione dell'universo e del proprio posto in esso. I templi wiccan sono i prati fioriti, i boschi, le foreste una spiaggia , ogni volta che un wiccan si trova all'aperto è circondato dalla divinità. Vengono venerati il Dio e la Dea , dualisticamente (anche se non in tutte le correnti wicca) e tenendoli in eguale considerazione , essi sono affettuosi e amorevoli e non distanti ma presenti in natura.Come altre religioni anche la Wicca crede nella reincarnazione la spirale è simbolo di nascita e continua rinascita come in un vortice eterno. Come altre religioni inoltre la Wicca utilizza magia religiosa. Attraverso la preghiera alle divinità espandiamo la nostra concentrazione proiettando all'esterno le nostre energie e col tempo facciamo esaudire le nostre preghiere. Questo è un tipo di magia che muove energie naturali per provocare un cambiamento necessario. Per benedire luoghi rituali, per migliorare noi stessi e il mondo in cui viviamo. La Wicca è una religione che abbraccia anche la magia, se state cercando di praticare magia la wicca non è la risposta adatta a voi. Il punto focale della Wicca è una unione gioiosa con la Natura (non esistono dei malvagi a cui addossare le colpe dei nostri fallimenti, il wiccan è responsabile delle proprie azioni, che sono in armonia con i propri ideali), una fusione con gli Dei e le Dee e le energie universali che hanno creato tutto ciò che esiste. La Wicca è una personale e positiva celebrazione della vita

Il Rede Wiccan______
(trad. di Lupa)

In totale fiducia e amore,
la legge Wiccan devi seguire.
Vivi e lascia vivere,
leale nel dare e nel ricevere.
Quando tre volte il cerchio hai tracciato,
il male al di fuori è confinato.
Il tuo incantesimo è sigillato,
se con la rima lo hai legato.
Lo sguardo sereno, leggero il tocco,
ascolta molto e parla poco.
In Deosil, se la Luna sta crescendo,
la Runa delle Streghe vai cantando.
In Widdershins con la calante Luna,
del bando canta la Runa.
La Luna nuova onora,
baciando due volte la mano alla Signora.
Per avere buona Fortuna,
esprimi i desideri quando è Piena la Luna.
Se il vento del Nord porta tempesta,
abbassa le vele e in casa resta.
Se il vento dal Sud soffierà,
l'amore sulla bocca ti bacerà.
Se il vento dall'Ovest si è alzato,
non trova pace chi è trapassato.
Da Oriente il vento porterà
aria di festa e novità.
Nove ceppi nel calderone porrai,
veloce e piano li brucerai.
Il Sambuco sia l'albero della Signora,
non bruciarlo o maledetto tu sia ora.
Quando la ruota comincia a girare,
i fuochi di Beltane inizia a bruciare,
quando la ruota a Yule giungerà,
accendi il ceppo e il Cornuto regnerà.
Una pietra nella corrente è lanciata
da chi desidera verità svelata.
Dalla Signora tu sia benedetto,
se fiori e selva tratti con rispetto.
Quando è vera la tua necessità,
non badare all'altrui avidità.
Se con lo stolto il tuo tempo hai buttato,
fra i suoi amici sarai annoverato.
Alla Legge del Tre devi badare,
tre volte nel bene, tre volte nel male.
Quando la sfortuna ti segna
una stella blu sulla fronte disegna.
In amore sii sempre vero,
se vuoi che il tuo amante sia sincero.
Della Wicca il Rede è uno:
"Fai ciò che vuoi, finché non nuoce a nessuno!"

Il Rede Wiccan, ossia le linee guida morali per il comportamento di chi segue questa religione, esiste in diverse forme, a seconda della tradizione o della congrega che si voglia esaminare. Le differenze tra queste forme sono però di dettaglio, laddove la sostanza consiste nella formula, uguale per tutti, “An it harms none, do as thou will”, tradotta in italiano con “Se non fa male a nessuno, fa ciò che vuoi”.
Questa espressione è tuttavia elementare solo in apparenza, e molto spesso trae in inganno il lettore superficiale che la interpreta con “fai come ti pare”, questo in seguito anche ad una certa ambiguità della lingua italiana. Vale pertanto la pena di esaminare con un po’ più di attenzione il Rede: cominciamo dalla prima parte:
-“Se non fa male a nessuno”. Questa frase va intesa nel modo più esteso possibile, vale a dire dobbiamo parlare di “male” in senso non solamente fisico, ma anche psicologico, psichico e spirituale; parimenti nessuno deve essere considerato un termine inclusivo non soltanto di altre persone, ma deve comprendere sé stessi, gli animali, le piante, l’ ambiente che ci circonda, dal momento che noi riconosciamo la presenza del divino in ogni cosa. Questo rende evidente come sia impossibile seguire alla lettera il Rede sempre, dal momento che la nostra vita dipende comunque da una serie di morti, dal momento che dobbiamo nutrirci. L’ invito quindi è ad essere sempre attenti alle responsabilità che ci assumiamo con le nostre azioni, sapendo che ciò che facciamo ci ritornerà moltiplicato per tre,per il bene e per il male.
-La seconda parte dice “fa ciò che vuoi”. Questo vuol dire una serie di cose: innanzitutto fa, ossia agisci. Nessuno può fare i tuoi compiti a casa: se vuoi che un qualche cosa accada nella tua vita, devi rimboccarti le maniche e darti da fare. L’ ultima parola è “vuoi”: il termine inglese, will, è più preciso, in quanto indica esclusivamente un atto di volizione, un thelema in atto, quindi non “come ti pare”, ma “come la tua volontà decide”. Inoltre la seconda persona singolare indica esattamente “come TU vuoi”: questo significa che innanzitutto bisogna che ciascuno di noi sappia esattamente che cosa realmente vuole, per poter mettere in atto le azioni necessarie a conseguire l’ oggetto della volizione e assumendosi le responsabilità relative a queste stesse azioni.
Ed in un mondo di persone confuse, stordite da messaggi dei media che cercano di creare sempre nuovi bisogni ed in cui la principale occupazione di ciascuno è cercare di non assumersi responsabilità non è una cosa da poco.
Vivere secondo il Rede vuol dire invece confrontarsi ogni giorno con sé stessi, scrutare a fondo nel proprio animo per scoprire che cosa è che realmente vogliamo in questa vita, che cosa dobbiamo fare per ottenerlo e quali sono le responsabilità che dovremo fatalmente assumerci per arrivare dove vogliamo, ossia, in breve, significa vivere in maniera consapevole, persone che camminano con una meta in mezzo a tanti che brancolano nel buio.

COME COSTRUIRE UN RITUALE

La magia è qualcosa di molto personale e di individuale, anche seguendo un incantesimo tradizionale, può sorgere l'esigenza di modificarlo per renderlo personale. Diventa quindi essenziale essere abili nella creazione di riti, e incantesimi che possano soddisfare i nostri desideri. Pianificare è la cosa più importante: innanzitutto dobbiamo avere bene in testa qual' è il nostro fine ultimo, ciò che desideriamo realizzare, e il risultato finale. Quando si parte bisogna avere chiara la nostra meta: questa è la cosa più importante. Il momento in cui si sceglie di compiere il rito è importante. E' utile tenere in considerazioni le implicazioni astrologiche in relazione ai transiti e alle fasi lunari. Per esempio una luna in scorpione è ottima per rituali sessuali o d'amore così come anche una luna in toro potrebbe essere un buon aiuto in questo senso; una luna in gemelli è utile per rituali di comunicazione ecc. Molto importante è la fase lunare. Il massimo potere dalla luna lo si ricava in luna piena per rituali di bando potrebbe andare bene anche una luna calante, per rituali di accrescimento luna crescente. Anche la Luna nuova è fonte di potere ma di un altro genere. Ma anche il susseguirsi della natura va tenuto conto, il tempo della semina, della nascita, della fioritura e della maturazione dei frutti fino al raccolto. Tutto influisce nei nostri riti. La privacy è un altro punto importante da considerare. E' opportuno operare in un momento tranquillo senza paura di essere interrotti o disturbati da energie negative o che possano interferire. Il posto, come detto sopra dovrebbe essere un luogo isolato, sicuro e tranquillo, le intrusioni sono dannose per il buon fine di un rito.

Strumenti:
La
scelta degli strumenti deve essere oculata e personale. Gli strumenti devono "comunicare" con il celebrante devono essere il più possibile evocativi. Prima di iniziare il rituale bisogna assicurarsi che siano opportunamente purificati. Ma non sono gli strumenti devono essere purificati anche noi stessi i celebranti, con dei bagni arricchiti da olii essenziali e erbe che ritenete più oppurtune. Tutto questo oltre che a purificarvi servirà anche come un buon metodo per rilassarvi e cominciare ad entrare nell'ottica del rituale. La concentrazione infatti è un elemento portante per il vostro rito e quindi evitate tutto ciò che possa interferire con il vostro proposito o che sia portatore di stress e nervosismo.

Non esagerare:
E' sempre meglio concentrare l'energia in un solo riuale alla volta.

Visualizzazione:
La magia è manipolazione dell'energia e la visualizzazione è uno dei metodi migliori per raggiungere tale scopo. Questa è la parte più importante del rito, attraverso la visualizzazione puoi indirizzare meglio la tua energia verso i tuoi desideri, oppure controllare l'energia che si riesce a produrre. Devi sapere cosa vuoi, devi vederlo devi sentire l'energia fluttuare e devi dirigerla.

Sleeping Sun - Nightwish

Mysterious skin

E un film forte, oserei dire sconvolgente, ma anche profondamente triste, commovente, assolutamente unico. La forza di questo film non è paragonabile a nulla, ti lascia senza parole, e non riesci a capire se ciò che hai visto sia bene o sia male, nei tuoi occhi rimane impressa la luce, che nel film sembra la chiave di tutto, la luce ed i colori, i giochi innocenti e quelli pericolosi, che non puoi distinguere solo perchè porti un paio di occhiali, come il protagonista, ma rimangono confusi, in un alone inconsistente che fa paura, e ci si riscopre da soli, anche in mezzo ad una stanza piena di luce.
Voto con un 8, è un film che può sollevare un sacco di polemiche, ma non può non far scendere anche qualche lacrima sincera.
T.M.

Questo è un trailer musicale realizzato con molti spezzoni del film che spaziano
dall'inizio alla fine della storia. Per chi non volesse anticipazioni sconsiglio di guardarlo.

lunedì 17 settembre 2007

Aria di rose


T.M.

Scultura: La solitudine dell'uomo


E' il posto dell'uomo al centro di una vita che non gli appartiene dove tutto è niente e dov'è egli stesso ad infliggersi le pene peggiori...

T.M.


Bassorilievo




















Dal disegno alla creta...

T.M.

Sundrenched World - Joshua Radin




Gustavo Giovannoni: L’immagine dell’Architetto

Gustavo Giovannoni opera durante uno dei periodi più bui della cultura italiana: il ventennio fascista. Il linguaggio classico che emerge in Italia dopo la fine della prima guerra mondiale rappresenta il punto di partenza per lo sviluppo del Razionalismo italiano. Gli architetti di questo periodo hanno come obiettivo comune quello di raggiungere una nuova e più razionale sintesi tra i valori nazionalistici del Classicismo italiano e la logica strutturale dell’epoca della macchina; ma non tutti tramutano questo obiettivo in una produzione architettonica totale e di alto valore.
Negli scritti di Giovannoni l’architetto appare come la figura integrale che debba comprendere in sé almeno tre componenti fondamentali: l’arte, la storia e la tecnica. Questi tre elementi si possono considerare alla base della crisi dell’architettura del XX secolo, il boom della tecnica, e l’accumularsi di numerose nuove esigenze a cui l’architetto viene chiamato a rispondere ha creato profonda confusione nel suo operare, le sue competenze si moltiplicano e così le necessità da soddisfare; molti hanno cercato di compiere una scelta, selezionare tra tecnica e arte, e naturalmente come fa notare Giovannoni l’errore principale sarebbe quello di mettere in disparte in questa scelta il ruolo della storia. Infatti la profonda conoscenza storica dell’architettura e del progredire di questa consente agli architetti di avere una visione d’insieme che li mette nella condizione di compiere nuove scelte, coscienti però di ciò che è stato, non necessariamente cancellandolo, ma neppure seguendolo come mito. Fondamentale dovrebbe essere la presa di coscienza da parte dell’architetto del modo in cui opera l’architettura nelle varie scale; prima di tutto egli dovrebbe vivere l’architettura dal punto di vista di colui che l’utilizza, il fruitore, il cittadino, pur tenendo presente la vastità dei livelli su cui l’architettura influisce, da quello territoriale a quello degli interni. Infatti Giovannoni sottolinea che nell’architetto «…il suo intelletto d’arte deve sapersi volgere tanto alle linee grandiose di un monumento quanto all’arredamento spicciolo di un interno…», ma per fare questo l’architetto deve rendersi conto di cosa significa tradizione, di cosa rende legata l’architettura al suo passato e cosa invece può renderla schiava di questo. La rivoluzione tecnologica della fine dell’800 ha profondamente cambiato lo sviluppo delle città ed il modo in cui l’architettura poteva adattarsi a questo. L’architetto entrava in una specie di crisi, doveva scegliere se assecondare la tecnica o continuare a legarsi alle solide radici della tradizione. Ma non sono sufficienti delle teorie che seguano un unico filone, un’unica “faccia” dell’architettura, per portare l’equilibrio nella crescita di un paese: l’architettura è cosa talmente complessa che presuppone l’organizzazione degli spazi secondo logiche che tengano conto dell’armonia delle relazioni che intercorrono tra questi, esige la presenza di tecnica e arte per rispondere alle esigenze dell’uomo. Fare della tecnica lo stendardo con cui muoversi nel XX secolo ha portato ad associare il soddisfacimento dei bisogni alla razionalizzazione delle forme. Difficile decidere anche cosa si intenda per razionalizzazione, se farne un metodo per generare modelli mirati al puro funzionalismo oppure uno strumento di controllo delle forme che organizzi gli spazi ad ogni scala basandosi su calcoli precisi, permettendo poi all’architetto di unirci lo spirito artistico che faccia del progetto un’opera e non solo uno strumento dei bisogni. Intendendo la razionalità secondo quest’ultimo obiettivo, ci si riferisce ad un processo che si costruisce sulla base di dati e di passaggi logici, di soluzioni ottimali rispetto al problema, e l’architetto è chiamato forse ad operare più in questo senso che non puramente alla ricerca di un linguaggio stilistico caratterizzato dall’assenza di ornato dalle superfici lisce ed unitarie che possa rappresentare al meglio funzione e periodo. E la razionalità era chiamata a rappresentare proprio questo, lo stile di un periodo, nello specifico quello italiano tra le due guerre, nel quale era messa in primo piano la necessità di nuova edilizia ed allo stesso tempo la rappresentazione del governo nascente, quello fascista. È probabilmente la combinazione di idealismo politico e valore militare che richiede un ritorno al Classicismo; ma come si vede nell’800 il Classicismo può essere strutturale (Henri Labrouste. Bibliothéque Sainte-Geneviève. Paris, 1838-50) oppure romantico (Schinkel), quando l’architetto decide di compiere una scelta tra funzione e senso estetico, tra struttura e forma, cosa che secondo Giovannoni era un grosso errore che poteva compiere un architetto non integrale. Questa scelta si ripropone appunto in un periodo come quello tra le due guerre, bisognoso di essere rappresentato ed esaltato. Perdere di vista dunque un obiettivo per prediligerne un altro, fare del ruolo dell’architetto quello del portatore di un nuovo spirito legato alle nuove esigenze, costituisce una spinta forte tale da strapparlo alle radici della storia della sua Arte. Però non tutti hanno operato secondo questa logica, personaggi come Wright hanno considerato l’espansione della città un fatto abominevole, un sacrificio al paesaggio. Ed è questo che deve forse fare l’architetto, ovvero commisurare il rapporto tra il luogo e l’edificio, operando sì dall’interno all’esterno, dalle esigenze reali alle espressioni d’Arte, come osserva Giovannoni, mantenendo però un carattere organico che non faccia di queste produzioni delle nuove macchine industriali in cui vivere. È importante dunque sottolineare che dal momento che l’arte architettonica diventa una formula artificiosa richiede quindi un insegnamento, ecco perchè Giovannoni nei suoi scritti insiste molto sull’importanza della cultura trasmessa agli architetti del ‘900. Questo non era necessario quando lo stile si trasmetteva ed evolveva naturalmente, ma nel XX secolo possiamo individuare rari casi, come ad esempio nella formazione di Wright, in cui la preparazione artistica, la conoscenza tecnica e quella storica dell’arte germogliano progressivamente grazie a stimolazioni che lo accompagnano sin dai primi anni di vita, quando la madre lo incoraggiava alla composizione con blocchetti modulari, cosa che secondo Giovannoni era fondamentale in quanto «…la preparazione artistica deve avere l’assoluta predominanza…un giovane può formare il proprio gusto ed acquistare un equilibrato senso delle proporzioni…quanto prima egli potrà appunto essere iniziato ad esercizi pratici ed elementari di composizione... ». Crescendo, Wright riesce a prendere la giusta distanza dalla tradizione, ne ingloba le componenti e sfrutta ogni elemento per valorizzarne la propria forza, crea dunque espressioni nuove con linee ed elementi conosciuti, un sapiente sguardo alla tradizione senza fermarsi su di essa ma compiendo una sapiente evoluzione dello stile. Osservando però il modo di operare di altri architetti ci si accorge come lo stesso Gropius sembra vivere sotto la duplice spinta di tradizione e funzionalismo, di arte e tecnica, cosa che ci può rendere perplessi di fronte alla sua produzione; egli è interessato a rivalutare le arti minori, creando anche una scuola come il Bauhaus, ma allo stesso tempo nega fortemente il legame tra architettura e arte come si sviluppa nella produzione di Le Corbusier. È dunque naturale presumere che egli faccia del rapporto con l’arte una conoscenza intrinseca che non riguarda le forme, mentre allo stesso tempo Le Corbusier insiste sulla parte Pdeuso-scientifica delle nuove figure, ricerca una legge di geometria elementare che coesista con il suo concetto di machine à habiter, esaltato quale fondamentale obbiettivo per assicurare alla gente una comunione tra vita domestica e vita lavorativa, un programma di regolamentarizzazione e di omologazione di funzioni sociali e di sensibilità individuali: l'abitare come agente di equilibrio sociale dentro e fuori il nucleo della famiglia.
Gropius fa dello stile, in questo caso il razionalismo, «una tecnica infallibile, la cui condizione che la determina e giustifica è la constatazione della crisi, innanzitutto crisi del sentimento» (Giulio Carlo Argan,”Walter Gropius e la Bauhaus”, Einaudi, Torino, 1951), un’opera quella di Gropius che s’inquadra nella crisi dei grandi ideali dopo la perdita della guerra, dove egli vuole fare dell’architettura uno strumento per una nuova organizzazione sociale. La razionalità è un metodo che gli permette di localizzare e di risolvere i problemi che l’esistenza viene continuamente ponendo, mentre per Le Corbusier la razionalità è un sistema per tracciare grandi piani che dovrebbero eliminare ogni problema. Il contrasto tra i due punti di vista si manifesta anche nei caratteri esteriori: Le Corbusier lancia proclami, pubblica manifesti, Gropius invece si chiude nella scuola, trasforma la sua teoria in una precisa didattica, la sua logica in una tecnica. Dal punto di vista dell’esaltazione della tecnica anche Giovannoni segue questo pensiero sostenendo che «l’adozione di un nuovo stile dipende dall’evoluzione della tecnica e non da quella delle arti architettoniche o visive», ma in modo altrettanto chiaro, secondo le sue idee si denota come nell’opera di Gropius manchi un giusto equilibrio tra le tre parti fondamentali del bagaglio di un architetto (storia, senso estetico e tecnica) e finisce quindi per prediligerne una che lo porta ad osservare un unico lato espressivo dell’architettura, rendendola di conseguenza fondamentalmente povera di significato e arida di sentimenti. Tornando quindi alla questione del fruitore, l’anima della produzione architettonica e ciò che la lega e la caratterizza al periodo in cui essa viene a svolgersi, ricerca del nuovo, funzionalità ed allo stesso tempo studio del passato, sono le cose che vendono richieste ai progettisti anche al giorno d’oggi, ma quando tutto ciò si tramuta in architettura l’architetto si trova di fronte al problema della tradizione contro l’omogeneizzazione. I nuovi luoghi che vengono a formarsi sorgono dalle esigenze delle persone di azzerare il loro senso di spaesamento, in un periodo in cui la gente si muove freneticamente da un luogo ad un altro l’esigenza principale è quella di sentirsi a casa, ed ecco che i luoghi assumono sempre più una valenza importante per l’individuo che li attraversa. Vige una sorta di “impero del presente” il cui fine è quello di tranquillizzarci, proponendoci la visione di un mondo costantemente sotto controllo. Come nella ripresa del classico, quindi, si rimane oggi ancorati a delle regole fisse, quelle della globalizzazione che, a differenza di uno stile, in cui i principi caratterizzano la formulazione di idee innovative, ma risultano funzionali perché strutturalmente corrette, queste nuove regole limitano la creatività ad una produzione praticamente seriale di luoghi che svolgono la funzione “nascosta” di far sentire le persone a “casa”. La logica rimane la stessa, l’architetto sente di dover compiere una scelta, e a volte lo fa in modo involontario spinto dall’impulso che prevale nel mondo, spinto dalle necessità impellenti, e se l’architetto non è così forte, o così preparato come Giovannoni lo indica professionalmente, cioè un architetto integrale che faccia della sua produzione un’opera completa, se in poche parole non riesce leggere dentro di se le matrici della storia come guida prima, l’impulso lo getterà a creare delle macchine, oppure delle opere d’arte fini a se stesse. La globalizzazione annienta l’identità dei luoghi, e l’architetto è chiamato ad arrestare questo processo, a generare luoghi confortevoli perché organizzati per rispondere ad esigenze concrete, ma rivestiti di bellezza che si fonda su regole comuni, “classiche”.
Come fa notare Giovannoni la produzione del ‘900 non riesce a mantenere l’antico ed allo stesso tempo non sa fare della nuova produzione degna delle basi da cui dovrebbe essere tratta, un’architettura che dovrebbe essere «dominata dalla proporzione perfetta», leggi del ritmo che sappiano fare di un disegno, seppur semplice, un’opera ricca di significato, pregna di tecnica quanto di senso estetico, artistico nonché coscienza storica dell’arte.

T.M.

domenica 16 settembre 2007

Mamme vip

Per chi non le avesse riconosciute: Marcia Cross aka Bree Van De Kamp (Desperate Housewives), Tori Spelling aka Donna Martin (Beverly Hills 90210) e Melanie Brown aka Mel B (Spice Girls).

Sushi e piante causano allergie

Da sempre al centro di studi e ricerce, le allergie sono il tema centrale di un convegno che mira a fare il punto della situazione. Arriva da Ancona, dove è in corso il secondo congresso nazionale dell'Associazione allergologi immunologi territoriali e ospedalieri (Aaiato), l'allarme sulle nuove allergie derivanti da sushi, integratori dietetici e medicine alternative, come preparati omeopatici e fitoterapici. Negli ultimi decenni si sono infatti moltiplicati i casi riscontrati, tanto che in occidente circa il 20% della popolazione ne soffre.
Per gli amanti del sushi, costituito in prevalenza da pesce crudo, esiste infatti il pericolo "anisakis", un verme marino noto come parassita del pesce, e causa di reazioni allergiche che spaziano dall'orticaria cronica all'anafilassi. Floriano Bonifazi, direttore del dipartimento malattie respiratorie e allergiche degli Ospedali Riuniti di Ancona e presidente dell'Aaiato, avverte che ad essere a rischio non sono solo i consumatori di sushi, ma anche coloro che optano per le nostrane alici marinate. Bonifazi non si sofferma solo sul problema del pesce crudo, ma sottolinea che nuove forme di allergia si nascondono dietro le cause più tradizionali. Ad esempio, i pollini possono depositarsi nella parte più profonda dell'esofago e causare disturbi. Il presidente dell'Aaito ammonisce poi sulle possibili allergie causate delle terapie olistiche e naturali: "ogni volta che si introducono nell'organismo sostanze farmacologicamente attive e' inevitabile il rischio di reazioni avverse, indipendentemente dall'origine sintetica o naturale dei principi attivi utilizzati e dalla loro diluizione.'' Pur trattandosi infatti di prodotti naturali, l'uso avviene spesso fuori dal controllo medico e non è dato quindi sapere quali reazioni allergiche possano intervenire. Spiega poi Bonifazi che non è possibile neanche strutturare una casistica dettagliata, in quanto: ''non essendo i preparati di erboristeria o omeopatici assimilati ai farmaci, poichè sono catalogati come "rimedi", non c'e' obbligo di riferire di eventuali reazioni avverse''. Se dei prodotti naturali e, più in generale, della medicina alternativa si fa grande uso, a questo non corrisponde però una regolamentazione sui prodotti impiegati, così come accade in Italia. Ad invitare i paesi dell'Unione Europea ad intervenire su queste mancanze legislative è la European Agency for Evaluation of Medical Produicts, sostenitrice di una nuova normativa sulla materia, che segua le linee guida dell'Oms. Le conseguenze di un uso non controllato, si parla di quantità e qualità dei prodotti impiegati, può infatti essere fonte di gravi problemi. I circa 700 allergologi del congresso di Ancona sono poi convinti che a peggiorare la situazione ci siano anche altri fattori. Dietro alla mancanza di controlli si nascondono infatti i pericoli rappresentati da vere e proprie truffe, come la presenza nei prodotti, dichiarati naturali, di componenti cortisonici e metalli pesanti. La stessa camomilla, o il ginseng, sono prodotti assai diffusi, ma possono nascondere insidie derivanti dal loro processo di sintetizzazione dei metabolici secondari, da cui potrebbero derivare azioni tossiche o mutagene. Anche per gli integratori dietetici, di cui fanno parte la pappa reale e l'aspartame, si segnalano casi di allergie. Ciò che occorre è quindi una nuova normativa sulla materia, che regoli e vigili sulla somministrazione e l'uso delle medicine naturali, così come sui prodotti interessati.

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