“Patricia Highsmith è una scrittrice che ha creato un mondo tutto suo,
un mondo claustrofobico e irrazionale in cui entriamo ogni volta con la
sensazione che un pericolo ci sovrasti, con la testa mezza girata
all’indietro, perfino con una certa riluttanza, poiché sono piaceri
crudeli quelli che ci apprestiamo a provare, finché a un certo punto,
verso il terzo capitolo, la trappola è scattata, non possiamo più
ritirarci, siamo condannati a vivere la storia sino al finale, in
compagnia dell’ennesimo colpevole da lei tratteggiato.”
Graham Greene.
Recensione (sono presenti spoiler):
Parliamo
dunque del libro! Non ho mai letto nulla di minimamente assomigliante a questo
romanzo, niente di più diabolicamente intricato, fantasticamente descritto, ed
incredibilmente angosciante. Leggere "Il talento di Mr. Ripey" ti
catapulta letteralmente in un altro mondo, un mondo fatto di psicosi, ansie,
angosce, delitti assurdamente "semplici"; mentre si procede con i capitoli
non si riesce a capacitarsi della bravura dell'autrice nel trasmettere le
sensazioni del protagonista, che poi è il colpevole!, cosa ancora più assurda.
Ci sentiamo quindi chiamati in causa a rispondere delle azioni di un
personaggio assolutamente allucinato, ma che ormai fa parte di noi! Siamo noi!
Come l'autrice sia riuscita a trasmettermi queste sensazioni resta per
me ancora un'incognita. Posso dire questo perchè mentre leggevo il libro non ho fatto
altro che vivere nella costante angoscia di essere scoperto, e non appena il
protagonista ha avuto un attimo di respiro, circa a metà libro, quando le
indagini si placano e tutto sembra filare per il verso giusto, ecco che
improvvisamente anche il senso di angoscia che provavo è sparito, convinto di poter
mettere per un attimo da parte la mia paura di essere braccato. Non nascondo di
aver tirato un respiro di sollievo alla fine del libro, ma nonostante questo mi
è rimasta l'irresistibile voglia di proseguire con i prossimi capitoli della
storia, che ne conta ben quattro.
Trailer |
Quindi
non posso fare altro che consigliare un'autrice (rivelazione per me) che sa
veramente cosa significa saper scrivere, e che voto con un 9,5. Lo so, mi
stupisco persino io del voto. Resta però quel mezzo voto che non riesco ancora
a dare, perchè un dubbio mi tormenta: com'è possibile che a Mongibello e a Roma
non fosse mai stata pubblicata una foto di Tom Ripley così che le persone che
lo conoscevano come Dickie potessero smascherarlo? Confido che una minima
spiegazione ci sia nel prossimo libro, ma non ne sono tanto sicuro.
T.M.
2 commenti:
Ecco, questo è un altro esempio di romanzo non letto. Il film era angosciante in effetti, ma, da come lo descrivi, il romanzo sembrerebbe decisamente più interessante. Hai visto anche il film? Ciao.
Sì, visto anche il film. Però molti anni fa, e quindi ricordo ben poco, anche se ricordo che mi è piaciuto parecchio.
A dire il vero il romanzo ha un impatto diverso (ovviamente, come nella gran parte delle trasposizioni), decisamente più intimo, senza troppe "immagini eclatanti" riesce a conquistare nel modo giusto, coinvolgendo.
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