Se ti concentri lo puoi sentire, dentro di te, qualcosa che si muove.
E' un pensiero, che striscia lentamente, confuso, barcollante, distratto. Eppure pian piano si impossessa di te, ti entra nel cuore e lo avvolge. Ti senti soffocare, prima ancora di capire cos'è.
Eppure lo ami, lo ami terribilmente, come un figlio.
Si alimenta, cresce e lo senti più forte, vivo. Pian piano ne intravvedi i contorni, ancora indefiniti, ma più luminosi, sempre più sgargianti.
Ti avvolge l'inquietudine e vorresti scacciarlo da te, sperare che non ti appartenga; allontanarlo brutalmente sperando che non faccia ritorno, mentre fissi la tua immagine di rabbia proiettata in ogni superficie. E' palpabile, la odi, eppure non puoi non amarla.
Questo pensiero distratto ti divora, anima e corpo; si nutre delle tue incertezze.
Ti lasci inebriare dal suo profumo, ma solo per un attimo, perchè è talmente pungente l'aroma che ti pizzica le narici e ti riscuoti all'istante.
Pungono agli occhi le lacrime che non riesci più a trattenere. Non ti senti più padrone di te e desideri solo lanciarti, nel vuoto, sperando di riaprire gli occhi nel momento in cui qualcuno ha deciso, al posto tuo, solo quando non senti più il peso, opprimente, che ti schiaccia contro la terra ed il cuore riprende il suo battito regolare, non più vittima della morsa di quella dannata serpe che ora scivola via, ai tuoi piedi.
La osservi, perplesso, ma non stupito. E' parte di te, ma non sei tu, e vorresti purificare col fuoco quell'orribile serpeggiare, quel languido movimento che tenta ancora di impossessarsi di te.
Distogli lo sguardo, e fissi una nuvola in cielo, il bianco puro che dona una debole speranza di salvezza, eppure hai la certezza che la terra ti sta chiamando; i tuoi piedi già sentono l'inconfondibile formicolio, quel leggero fruscio, e lo sai, tornerai a guardare, lì, dove solo tu ti puoi salvare, dove solo le tue mani ti possono liberare di quell'irrazionale certezza che per volare bastano due ali.
E' un pensiero, che striscia lentamente, confuso, barcollante, distratto. Eppure pian piano si impossessa di te, ti entra nel cuore e lo avvolge. Ti senti soffocare, prima ancora di capire cos'è.
Eppure lo ami, lo ami terribilmente, come un figlio.
Si alimenta, cresce e lo senti più forte, vivo. Pian piano ne intravvedi i contorni, ancora indefiniti, ma più luminosi, sempre più sgargianti.
Ti avvolge l'inquietudine e vorresti scacciarlo da te, sperare che non ti appartenga; allontanarlo brutalmente sperando che non faccia ritorno, mentre fissi la tua immagine di rabbia proiettata in ogni superficie. E' palpabile, la odi, eppure non puoi non amarla.
Questo pensiero distratto ti divora, anima e corpo; si nutre delle tue incertezze.
Ti lasci inebriare dal suo profumo, ma solo per un attimo, perchè è talmente pungente l'aroma che ti pizzica le narici e ti riscuoti all'istante.
Pungono agli occhi le lacrime che non riesci più a trattenere. Non ti senti più padrone di te e desideri solo lanciarti, nel vuoto, sperando di riaprire gli occhi nel momento in cui qualcuno ha deciso, al posto tuo, solo quando non senti più il peso, opprimente, che ti schiaccia contro la terra ed il cuore riprende il suo battito regolare, non più vittima della morsa di quella dannata serpe che ora scivola via, ai tuoi piedi.
La osservi, perplesso, ma non stupito. E' parte di te, ma non sei tu, e vorresti purificare col fuoco quell'orribile serpeggiare, quel languido movimento che tenta ancora di impossessarsi di te.
Distogli lo sguardo, e fissi una nuvola in cielo, il bianco puro che dona una debole speranza di salvezza, eppure hai la certezza che la terra ti sta chiamando; i tuoi piedi già sentono l'inconfondibile formicolio, quel leggero fruscio, e lo sai, tornerai a guardare, lì, dove solo tu ti puoi salvare, dove solo le tue mani ti possono liberare di quell'irrazionale certezza che per volare bastano due ali.
T.M.
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