Descrizione:
Pur appartenendo ad un'unica famiglia botanica, quella delle Orchidaceae, comprendono un elevato numero di specie, generi e varietà, sia spontanee che coltivate, che rende la loro classificazione estremamente complessa. Sono diffuse un po' ovunque ma per la maggior parte sono originarie delle zone umide della fascia intertropicale. In Italia abbiamo circa 85 specie spontanee, distribuite nelle zone umide sia di montagna che in prossimità delle coste, molte delle quali estremamente rare e in via di estinzione e come tali protette dalla raccolta indiscriminata.
Pur appartenendo ad un'unica famiglia botanica, quella delle Orchidaceae, comprendono un elevato numero di specie, generi e varietà, sia spontanee che coltivate, che rende la loro classificazione estremamente complessa. Sono diffuse un po' ovunque ma per la maggior parte sono originarie delle zone umide della fascia intertropicale. In Italia abbiamo circa 85 specie spontanee, distribuite nelle zone umide sia di montagna che in prossimità delle coste, molte delle quali estremamente rare e in via di estinzione e come tali protette dalla raccolta indiscriminata.
Le Orchidee hanno habitat molto differenti: la maggior parte sono epifite (posseggono solo radici aeree) o semi-epifite, per cui in genere vivono su rami e tronchi di altre piante o su rocce coperte da un sottile strato di frammenti vegetali, muschi e licheni; altre specie sono terrestri, come quelle diffuse nei climi temperati, mentre altre ancora sono sotterranee e semi-acquatiche. "Classificazione delle Orchidee"
Lo stelo in genere è eretto, anche se in alcuni casi, come nella Vanilla Planifolia, dai cui frutti si ricava la vaniglia, è strisciante o rampicante. In diverse specie si trovano dei particolari steli tuberizzati, detti pseudobulbi, che fungono da organi di riserva dell'acqua e delle sostanze nutritive; per un buon accrescimento è indispensabile che l'Orchidea ne abbia almeno due. "Anatomia delle Orchidee"
Anche le radici hanno degli organi di riserva, i tubercoli radicali, dal cui particolare aspetto le orchidee prendono il nome (infatti in greco "orchis" significa testicolo); dei due normalmente presenti uno è bianco e turgido e serve ad alimentare il germoglio del successivo anno, mentre l'altro, scuro e grinzoso, ha nutrito la vegetazione in corso. Tutte le Orchidee, perlomeno negli stadi giovanili, stabiliscono una simbiosi con specifici funghi situati nelle radici, che le riforniscono di azoto e vitamine indispensabili per il loro sviluppo (nella pratica vivaistica vengono somministrate artificialmente). Le foglie sono per lo più semplici, allungate e prive di picciolo e nelle forme epifite partono dagli pseudobulbi. I fiori sono di forma, colori e dimensioni svariati, solitari o riuniti in infiorescenze, terminali o all'ascella delle foglie. Le orchidee sono quasi tutte allogame (cioè ad impollinazione incrociata), per cui in natura mettono in atto tutta una serie di stratagemmi per favorire il contatto del polline con i pronubi (insetti, colibrì, pipistrelli, lumache), dal momento che la scarsa produzione di nettare dei loro fiori non consente di attirarli in altro modo; ad esempio in molte specie hanno un aspetto che ricorda le femmine di certi insetti, oppure altre emanano odori caratteristici che richiamano i maschi e hanno il polline ricoperto da una sostanza vischiosa cosicchè aderisca al loro corpo. Le orchidee vengono coltivate per la spettacolare bellezza dei loro fiori; perdonerete l'espressione ma è ricorrente oramai chiamarle il Viagra delle piante. Vengono commercializzate principalmente come fiori recisi; tuttavia, diverse specie e varietà hanno nel complesso un notevole valore ornamentale per cui, allevate in appositi vasi o cestini sospesi, possono creare nei nostri appartamenti un angolo verde di particolare suggestione.
Tecnica di coltivazione:
In genere le Orchidee prediligono substrati tendenzialmente acidi, soffici e ben aerati, poveri di elementi minerali; i materiali tendenzialmente impiegati sono costituiti da miscugli di torba, sfagno (muschio che cresce nelle torbiere), foglie e corteccia di conifere, radici di felci, terra di bosco. Mentre per le specie epifite il substrato ha principalmente una funzione di sostegno, per le specie terrestri ha una funzione trofica (nutritiva). Molto spesso le specie epifite o semiepifite vengono coltivate sospese in cestini di legno o filo metallico, su "zattere" di corteccia miste a materiali spugnosi, che mantengono ottimali i livelli di umidità intorno alle radici. In genere le orchidee sono poco esigenti in elementi nutritivi; la soluzione nutritiva ottimale deve contenere il doppio dell'azoto rispetto al fosforo e al potassio e va sostituita con una frequenza variabile da 7-15 giorni a 3-4 settimane, a seconda delle esigenze della specie e del periodo stagionale. Annaffiatura:
In ambienti riscaldati e durante la stagione calda, l'irrigazione deve avvenire da 2 a 4 volte la settimana, mentre nella stagione fredda si può ridurre ad una volta la settimana, soprattutto per le epifite, a meno che non siano coltivate sospese per cui, essendo esposte all'aria, hanno bisogno di più interventi irrigui. Per le specie originarie di zone con periodi siccitosi, è bene sospendere le innaffiature in corrispondenza di questi periodi; inoltre le specie dotate di pseudobulbi possono immagazzinare acqua anche per lunghi periodi. Molto dannosi sono gli eccessi idrici che provocano ingiallimenti e degradazioni dei pseudobulbi, con fuoriuscita delle radici dal vaso. E' inoltre importantissimo evitare che l'acqua ristagni nelle foglie o nei fiori, provocando così dei marciumi; si consiglia di usare acqua piovana e non di rubinetto, che contiene cloro a cui le Orchidee sono particolarmente sensibili. Esigenze climatiche:
Le esigenze climatiche delle diverse Orchidee variano notevolmente in relazione alla loro diversa origine geografica e per uno stesso individuo, a seconda della fase del ciclo biologico; in Italia la loro coltivazione avviene esclusivamente in ambienti protetti e accuratamente climatizzati.
In ogni caso le Orchidee amano la luce ma non l'esposizione diretta ai raggi solari e le temperature dei nostri appartamenti d'inverno sono in genere soddisfacenti per le loro esigenze. Tuttavia temperature troppo diverse da quelle ottimali possono provocare delle deturpazioni nelle foglie e nei fiori.
Lo stesso discorso vale anche per l'umidità ambientale, che se è eccessiva provoca la comparsa di macchie sui fiori, mentre se è troppo bassa provoca ingiallimenti e raggrinzimenti della vegetazione. Soprattutto per le epifite è meglio umidificare l'ambiente che bagnare direttamente il substrato.Malattie e danni:
Poiché la maggior parte delle Orchidee coltivate in serra e vendute come piante d'appartamento sono originarie di zone tropicali o subtropicali, oppure sono ibridi ottenuti in vivaio con particolari tecniche di fecondazione incrociata tra specie e generi diversi, non trovano nei nostri ambienti i loro naturali parassiti e i vettori di specifiche malattie. Per questo motivo sono quindi soggette per lo più a fisiopatie, cioè ad alterazioni provocate da condizioni di temperatura, luce ed umidità non favorevoli al loro armonico sviluppo.
Il fattore luce, se non adeguato, manifesta i seguenti danni nelle piante:
- formazione di germogli deboli e sottili
- mancata formazione della gemma fiorale
- accartocciamento delle foglie
sono sintomi di illuminazione insufficiente, a cui si può rimediare con l'illuminazione artificiale.
Nei mesi invernali si dovrebbero alternare 12 ore di luce con 12 ore di buio
Viceversa:
- ingiallimento e appassimento delle foglie
- comparsa di anomala colorazione rossa nelle foglie
- decolorazione e deformazione dei fiori
sono sintomi dovuti ad eccessiva illuminazione, accompagnata da elevate temperature ed umidità ambientale scarsa.
Fattore umidità,
- ingiallimento delle foglie
- degradazione dei pseudobulbi
- fuoriuscita delle radici dal vaso
dipendono in genere da eccessiva innaffiatura, anche con acqua non a temperatura ambiente o ricca di cloro o anche da un'eccessiva umidità ambientale
Fattore temperatura,
- comparsa di colorazione rossastra nel fogliame più giovane
- imbrunimento alla base dei fiori
- maculature brunastre sui fiori (specie su Phalaenopsis dove le macchie si formano irreversibilmente dopo solo 4 ore a temperature molto basse, inferiori ai 4°C)
dovute a Temperature troppo basse.
Tuttavia la maggior parte delle orchidee attualmente coltivate è sotto forma di ibridi che si adattano a condizioni di temperatura diverse, ma non troppo da quella originaria.
Lo stelo in genere è eretto, anche se in alcuni casi, come nella Vanilla Planifolia, dai cui frutti si ricava la vaniglia, è strisciante o rampicante. In diverse specie si trovano dei particolari steli tuberizzati, detti pseudobulbi, che fungono da organi di riserva dell'acqua e delle sostanze nutritive; per un buon accrescimento è indispensabile che l'Orchidea ne abbia almeno due. "Anatomia delle Orchidee"
Anche le radici hanno degli organi di riserva, i tubercoli radicali, dal cui particolare aspetto le orchidee prendono il nome (infatti in greco "orchis" significa testicolo); dei due normalmente presenti uno è bianco e turgido e serve ad alimentare il germoglio del successivo anno, mentre l'altro, scuro e grinzoso, ha nutrito la vegetazione in corso. Tutte le Orchidee, perlomeno negli stadi giovanili, stabiliscono una simbiosi con specifici funghi situati nelle radici, che le riforniscono di azoto e vitamine indispensabili per il loro sviluppo (nella pratica vivaistica vengono somministrate artificialmente). Le foglie sono per lo più semplici, allungate e prive di picciolo e nelle forme epifite partono dagli pseudobulbi. I fiori sono di forma, colori e dimensioni svariati, solitari o riuniti in infiorescenze, terminali o all'ascella delle foglie. Le orchidee sono quasi tutte allogame (cioè ad impollinazione incrociata), per cui in natura mettono in atto tutta una serie di stratagemmi per favorire il contatto del polline con i pronubi (insetti, colibrì, pipistrelli, lumache), dal momento che la scarsa produzione di nettare dei loro fiori non consente di attirarli in altro modo; ad esempio in molte specie hanno un aspetto che ricorda le femmine di certi insetti, oppure altre emanano odori caratteristici che richiamano i maschi e hanno il polline ricoperto da una sostanza vischiosa cosicchè aderisca al loro corpo. Le orchidee vengono coltivate per la spettacolare bellezza dei loro fiori; perdonerete l'espressione ma è ricorrente oramai chiamarle il Viagra delle piante. Vengono commercializzate principalmente come fiori recisi; tuttavia, diverse specie e varietà hanno nel complesso un notevole valore ornamentale per cui, allevate in appositi vasi o cestini sospesi, possono creare nei nostri appartamenti un angolo verde di particolare suggestione.
Tecnica di coltivazione:
In genere le Orchidee prediligono substrati tendenzialmente acidi, soffici e ben aerati, poveri di elementi minerali; i materiali tendenzialmente impiegati sono costituiti da miscugli di torba, sfagno (muschio che cresce nelle torbiere), foglie e corteccia di conifere, radici di felci, terra di bosco. Mentre per le specie epifite il substrato ha principalmente una funzione di sostegno, per le specie terrestri ha una funzione trofica (nutritiva). Molto spesso le specie epifite o semiepifite vengono coltivate sospese in cestini di legno o filo metallico, su "zattere" di corteccia miste a materiali spugnosi, che mantengono ottimali i livelli di umidità intorno alle radici. In genere le orchidee sono poco esigenti in elementi nutritivi; la soluzione nutritiva ottimale deve contenere il doppio dell'azoto rispetto al fosforo e al potassio e va sostituita con una frequenza variabile da 7-15 giorni a 3-4 settimane, a seconda delle esigenze della specie e del periodo stagionale. Annaffiatura:
In ambienti riscaldati e durante la stagione calda, l'irrigazione deve avvenire da 2 a 4 volte la settimana, mentre nella stagione fredda si può ridurre ad una volta la settimana, soprattutto per le epifite, a meno che non siano coltivate sospese per cui, essendo esposte all'aria, hanno bisogno di più interventi irrigui. Per le specie originarie di zone con periodi siccitosi, è bene sospendere le innaffiature in corrispondenza di questi periodi; inoltre le specie dotate di pseudobulbi possono immagazzinare acqua anche per lunghi periodi. Molto dannosi sono gli eccessi idrici che provocano ingiallimenti e degradazioni dei pseudobulbi, con fuoriuscita delle radici dal vaso. E' inoltre importantissimo evitare che l'acqua ristagni nelle foglie o nei fiori, provocando così dei marciumi; si consiglia di usare acqua piovana e non di rubinetto, che contiene cloro a cui le Orchidee sono particolarmente sensibili. Esigenze climatiche:
Le esigenze climatiche delle diverse Orchidee variano notevolmente in relazione alla loro diversa origine geografica e per uno stesso individuo, a seconda della fase del ciclo biologico; in Italia la loro coltivazione avviene esclusivamente in ambienti protetti e accuratamente climatizzati.
In ogni caso le Orchidee amano la luce ma non l'esposizione diretta ai raggi solari e le temperature dei nostri appartamenti d'inverno sono in genere soddisfacenti per le loro esigenze. Tuttavia temperature troppo diverse da quelle ottimali possono provocare delle deturpazioni nelle foglie e nei fiori.
Lo stesso discorso vale anche per l'umidità ambientale, che se è eccessiva provoca la comparsa di macchie sui fiori, mentre se è troppo bassa provoca ingiallimenti e raggrinzimenti della vegetazione. Soprattutto per le epifite è meglio umidificare l'ambiente che bagnare direttamente il substrato.Malattie e danni:
Poiché la maggior parte delle Orchidee coltivate in serra e vendute come piante d'appartamento sono originarie di zone tropicali o subtropicali, oppure sono ibridi ottenuti in vivaio con particolari tecniche di fecondazione incrociata tra specie e generi diversi, non trovano nei nostri ambienti i loro naturali parassiti e i vettori di specifiche malattie. Per questo motivo sono quindi soggette per lo più a fisiopatie, cioè ad alterazioni provocate da condizioni di temperatura, luce ed umidità non favorevoli al loro armonico sviluppo.
Il fattore luce, se non adeguato, manifesta i seguenti danni nelle piante:
- formazione di germogli deboli e sottili
- mancata formazione della gemma fiorale
- accartocciamento delle foglie
sono sintomi di illuminazione insufficiente, a cui si può rimediare con l'illuminazione artificiale.
Nei mesi invernali si dovrebbero alternare 12 ore di luce con 12 ore di buio
Viceversa:
- ingiallimento e appassimento delle foglie
- comparsa di anomala colorazione rossa nelle foglie
- decolorazione e deformazione dei fiori
sono sintomi dovuti ad eccessiva illuminazione, accompagnata da elevate temperature ed umidità ambientale scarsa.
Fattore umidità,
- ingiallimento delle foglie
- degradazione dei pseudobulbi
- fuoriuscita delle radici dal vaso
dipendono in genere da eccessiva innaffiatura, anche con acqua non a temperatura ambiente o ricca di cloro o anche da un'eccessiva umidità ambientale
Fattore temperatura,
- comparsa di colorazione rossastra nel fogliame più giovane
- imbrunimento alla base dei fiori
- maculature brunastre sui fiori (specie su Phalaenopsis dove le macchie si formano irreversibilmente dopo solo 4 ore a temperature molto basse, inferiori ai 4°C)
dovute a Temperature troppo basse.
Tuttavia la maggior parte delle orchidee attualmente coltivate è sotto forma di ibridi che si adattano a condizioni di temperatura diverse, ma non troppo da quella originaria.
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