Dove trova l'uomo il limite al proprio sguardo? Mentre egli si muove è in costante confronto con il finito dei propri passi e ciò che lo precede o che lo segue, è in cerca di coordinate, di riferimenti, qualcosa che lo conduca al sicuro, una geografia che non gli faccia fare “passi falsi”; l’uomo ha però a disposizione la propria immaginazione, che lo proietta oltre l’ignoto, egli è in grado di avere di fronte a se sempre un’immagine, e mai il nulla perché l’ignoto ha comunque una sua struttura, gli sa dare una forma perché vi riflette la realtà conosciuta.
Quando l’uomo si sposta nel proprio spazio, nella propria vita, egli pensa, ed agisce, ed ha un controllo del proprio pensiero. Di fronte ad una determinata situazione, ad un contesto sconosciuto, l’uomo si sente spaesato, egli ha però a disposizione degli strumenti, e nel suo cammino si imbatterà sempre in più di uno sbocco, dove però nel bivio incontrerà uno specchio, ed è questo specchio, che mostrando il percorso da cui egli viene, lo rende cosciente di ciò che ha attraversato; esso ci dispone verso il futuro anche come compenetrazione nel passato.
Quando l’uomo si sposta nel proprio spazio, nella propria vita, egli pensa, ed agisce, ed ha un controllo del proprio pensiero. Di fronte ad una determinata situazione, ad un contesto sconosciuto, l’uomo si sente spaesato, egli ha però a disposizione degli strumenti, e nel suo cammino si imbatterà sempre in più di uno sbocco, dove però nel bivio incontrerà uno specchio, ed è questo specchio, che mostrando il percorso da cui egli viene, lo rende cosciente di ciò che ha attraversato; esso ci dispone verso il futuro anche come compenetrazione nel passato.
T.M.
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