L'insonnia è uno stato di sonno inadeguato o insufficiente. Dentro a questa sintetica definizione vi sono già alcuni concetti importanti per descrivere questo diffusissimo disturbo. L'insufficienza e l'inadeguatezza del riposo sono infatti i due concetti che esprimono meglio i principali difetti che tale disturbo porta in sé. L'insonnia può manifestarsi attraverso una riduzione della quantità di sonno (insufficienza), ma anche attraverso un peggioramento della sua qualità, ovvero della sua funzione ristoratrice (inadeguatezza del riposo).
Ma chi è il 'cattivo dormitore'?
Nella definizione classica di insonnia vengono descritti i quattro sintomi principali di tale disturbo.
Sintomi quantitativi
La difficoltà ad addormentarsi (detta anche insonnia iniziale); i frequenti risvegli notturni con difficoltà a riprendere sonno (insonnia intermedia); il risveglio mattutino troppo precoce (definito insonnia terminale).
Sintomo qualitativo
Il sonno di cattiva qualità, scarsamente ristoratore, che lascia, al risveglio, la sensazione di non aver riposato a sufficienza. In questo caso è possibile che si abbia la percezione di avere dormito per un numero sufficiente di ore, ma la stanchezza mattutina è la spia di un disturbo della qualità del sonno. In questo tipo di insonnia il fattore alla base della scarsa capacità ristoratrice del sonno è una riduzione della sua continuità. Per diversi motivi, che vanno dalla rumorosità dell'ambiente, alle cattive condizioni di temperatura o di umidità o altro ancora, si verificano frequentemente, in questi casi, i cosiddetti 'microrisvegli non coscienti' (brevissime, ma numerose interruzioni del sonno di cui non ci si accorge) cosicché, anche a fronte di una durata più o meno normale, il sonno perde la sua capacità rigeneratrice. Per quanto riguarda la durata del problema, indipendentemente dal sintomo predominante in ciascuna persona che soffre d'insonnia, si possono distinguere tre tipi di insonnia: l'insonnia transitoria, l'insonnia a breve termine e l'insonnia cronica.
Nella definizione classica di insonnia vengono descritti i quattro sintomi principali di tale disturbo.
Sintomi quantitativi
La difficoltà ad addormentarsi (detta anche insonnia iniziale); i frequenti risvegli notturni con difficoltà a riprendere sonno (insonnia intermedia); il risveglio mattutino troppo precoce (definito insonnia terminale).
Sintomo qualitativo
Il sonno di cattiva qualità, scarsamente ristoratore, che lascia, al risveglio, la sensazione di non aver riposato a sufficienza. In questo caso è possibile che si abbia la percezione di avere dormito per un numero sufficiente di ore, ma la stanchezza mattutina è la spia di un disturbo della qualità del sonno. In questo tipo di insonnia il fattore alla base della scarsa capacità ristoratrice del sonno è una riduzione della sua continuità. Per diversi motivi, che vanno dalla rumorosità dell'ambiente, alle cattive condizioni di temperatura o di umidità o altro ancora, si verificano frequentemente, in questi casi, i cosiddetti 'microrisvegli non coscienti' (brevissime, ma numerose interruzioni del sonno di cui non ci si accorge) cosicché, anche a fronte di una durata più o meno normale, il sonno perde la sua capacità rigeneratrice. Per quanto riguarda la durata del problema, indipendentemente dal sintomo predominante in ciascuna persona che soffre d'insonnia, si possono distinguere tre tipi di insonnia: l'insonnia transitoria, l'insonnia a breve termine e l'insonnia cronica.
Chi soffre di insonnia vive nella tentazione di ricorrere al sonnifero per risolvere i propri problemi, ma un nuovo studio è giunto alla conclusione che la terapia comportamentale cognitiva offre dei migliori risultati come trattamento di prima linea.
Lo studio, condotto da Gregg Jacobs, dello Sleep Disorders Center presso il Beth Israel Deaconess Medical Center di Boston, prevedeva la somministrazione a caso a 63 pazienti insonni di sonniferi in pillole oppure luna terapia comportamentale cognitiva accompagnata da sonniferi in pillole, oppure della terapia più pillole placebo o, ancora, della terapia da sola.
Con la terapia cognitiva, i medici hanno insegnato ai partecipanti a riconoscere, mettere alla prova e cambiare i comportamenti che contribuiscono al persistere e all'aggravarsi dell'insonnia. È stato consigliato loro, ad esempio, di andare a letto solo quando avessero sonno, di usare il letto soltanto per il sonno e per il sesso, di alzarsi e mettersi a leggere o fare qualcosa di rilassante se il sonno non arriva entro mezz'ora. Si tratta di una terapia di breve durata che tende dunque a condizionare quei comportamenti ed atteggiamenti psicologici rispetto al sonno che tendono a provocare l'insonnia. Essa è sicura, non ha effetti secondari e i risultati durano a lungo senza ricadute.
Dopo oltre otto settimane di osservazione, i ricercatori hanno scoperto che coloro che erano stati sottoposti alla terapia comportamentale cognitiva da sola o congiuntamente ad un sonnifero o al placebo hanno avuto un miglioramento del loro sonno, con una riduzione del 52 per cento del tempo necessario per prendere sonno rispetto al 29 per cento dei pazienti che assumevano solo il sonnifero.
Dallo studio, pubblicato su Archives of Internal Medicine, è emerso anche che aggiungere alla terapia comportamentale cognitiva il sonnifero in pillole non ha offerto dei vantaggi ulteriori per il sonno dei partecipanti.
Una delle limitazioni della terapia comportamentale può essere la relativa bassa velocità della risposta, mentre lo studio necessita di ulteriori conferme che ne confermino la validità.
Insonnia
Lo studio, condotto da Gregg Jacobs, dello Sleep Disorders Center presso il Beth Israel Deaconess Medical Center di Boston, prevedeva la somministrazione a caso a 63 pazienti insonni di sonniferi in pillole oppure luna terapia comportamentale cognitiva accompagnata da sonniferi in pillole, oppure della terapia più pillole placebo o, ancora, della terapia da sola.
Con la terapia cognitiva, i medici hanno insegnato ai partecipanti a riconoscere, mettere alla prova e cambiare i comportamenti che contribuiscono al persistere e all'aggravarsi dell'insonnia. È stato consigliato loro, ad esempio, di andare a letto solo quando avessero sonno, di usare il letto soltanto per il sonno e per il sesso, di alzarsi e mettersi a leggere o fare qualcosa di rilassante se il sonno non arriva entro mezz'ora. Si tratta di una terapia di breve durata che tende dunque a condizionare quei comportamenti ed atteggiamenti psicologici rispetto al sonno che tendono a provocare l'insonnia. Essa è sicura, non ha effetti secondari e i risultati durano a lungo senza ricadute.
Dopo oltre otto settimane di osservazione, i ricercatori hanno scoperto che coloro che erano stati sottoposti alla terapia comportamentale cognitiva da sola o congiuntamente ad un sonnifero o al placebo hanno avuto un miglioramento del loro sonno, con una riduzione del 52 per cento del tempo necessario per prendere sonno rispetto al 29 per cento dei pazienti che assumevano solo il sonnifero.
Dallo studio, pubblicato su Archives of Internal Medicine, è emerso anche che aggiungere alla terapia comportamentale cognitiva il sonnifero in pillole non ha offerto dei vantaggi ulteriori per il sonno dei partecipanti.
Una delle limitazioni della terapia comportamentale può essere la relativa bassa velocità della risposta, mentre lo studio necessita di ulteriori conferme che ne confermino la validità.
Insonnia
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